Il servizio di bookcrossing per Lecco non è nulla di pirotecnico, è solo un pretesto. E’ un servizio utile di scambio libri, utile ma, in fondo, non necessario. Ossia se ne poteva certo far a meno, se lo leggessimo, il servizio, come un mero e solo libero scambio di libri.
Potrebbe suonare strano che a dirlo sia io che, con altri, sono tra i promotori di questo servizio di BookCrossing “LeccoLeggo”. Le 10 postazioni gemmate non solo in centro, volutamente non solo in centro, di scambio libero di libri che diventeranno, dal 14 maggio, patrimonio comune dei cittadini.
Potrebbe suonare ancora più strano perché il bookcrossing è un servizio che dopo anni e anni di silenzi e porte comunali in faccia, è finalmente potuto diventar realtà, e questo grazie all’aver trovato, all’interno dell’Amministrazione Comunale, chi ascolta e non solo chi sente. Ossia l’Assessore alla Cultura e alle politiche giovanili, Simona Piazza.
Invece la vera bontà di questa iniziativa e soprattutto il vero enorme merito che va riconosciuto pubblicamente all’Assessore Piazza, è che ha trasformato l’idea del bookcrossing – come l’intera settimana dell’”Aver cura del Bene Comune” – in uno strumento per eleggere – come filosofia – quale beneficiario la Comunità invece che il singolo.
Liberare energie, immaginare alleanze nuove, creare patti di corresponsabilità tra cittadini e amministrazioni. E’ questo il fil rouge, a me è parso, che lega il pensiero e le azioni dell’Assessore alla Cultura.
Non si dota solo e tanto la città di un servizio dove il singolo cittadino può andare a prendersi un libro a gratis, leggerlo, portarselo a casa e, se vuole, riportarlo o portarne un altro. E se questa cosa prende piede vuol dire che ci saranno più libri da prendere, per ognuno.
La forza del fil rouge dell’Assessore è che il bookcrossing LeccoLeggo è, in fondo, solo un pretesto, un progetto, uno strumento, uno come tanti – uno vale l’altro – per ricostruire legami di comunità, sotto forma di patto di corresponsabilità in cui, giovani e soggetti diversi, forse prima difficilmente interfaccianti, decidono di partecipare dandosi un ruolo.
Costruire uno scenario in cui il dotare la città, la comunità, di un servizio nuovo, è il pretesto, lo strumento perché gli abitanti collaborino fra di loro e con l’amministrazione, costruendo una comunità del cambiamento, del prendersi cura della comunità.
L’interesse è mettere in comune. Progetti, idee, servizi, realizzazioni che hanno un comun edenominatore: una comunità che scambia, progetta e re-investe
“La partecipazione è un nostro diritto, mi auguro che questo sia solo l’inizio di un lungo percorso” ha infatti detto l’assessore Piazza presentando la settimana dell’”Aver cura del Bene Comune”.
Lei l’ha messa in pratica mettendosi, non davanti o in posa, ma al servizio della comunità in cammino.
Altri, dentro la stessa Giunta, come si può osservare facendo Appello ogni giorno, si gonfiano invece il petto e cercano di prendersi soprattutto i meriti, anche quando non ne hanno.
Ma il loro obiettivo è farlo credere.
Loro sono sempre in campagna elettorale. Per un voto in più. Per sè stessi.