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INTRAPRESA

Leggo oggi sulla Provincia (art. a pag5 di Gianluca Morassi) che la parola più usata da Veltroni nel suo giro lecchese è stata “intrapresa”.

Rabbrividisco.
facendo mio quanto scritto da un autore satirico, il 13 aprile devo per forza andare a votare per la sinistra.
Lo devo fare per i 900 amici che riempivano il cinema Nuovo e per il mio amico Water, ex comunista, ragazzo molto intelligente, passato armi e bagagli al Partito Democratico cellula confindustria, che appunto ieri, con al fianco il Presidente Brivio e l’on. operaia Codurelli, e tutto il vertice dei rappresentanti dei padroni locali, ha continuato a ripetere “intrapresa” come fa da tempo la destra per darsi un tono sul tema del lavoro e del mondo produttivo

Leggerlo oggi è stato come quando, nei film di fantascienza, ti accorgi con orrore, da un piccolissimo particolare, che anche le persone a te vicine, quelle di cui eri certo, sono possedute dai mutanti.
E’ Stato solo alla parola “intrapresa” che ho capito che Walter non è più il vecchio buon Walter, è un baccellone, un visitor, è la Cosa. A questo punto, nei film, l’animo del protagonista è scosso da un dilemma: sciogliere il mutante con l’acido o salvare l’amico contaminato?
Ma è chiaro, salvare l’amico.
Andrò a votare Sinistra anche per aiutare Walter, impedendo che i cattivi lo portino via per sempre nella galassia di mediobanca.
Nel frattempo approfitto di altre due righe per rivolgergli un messaggio personale.
“Walter! Impresa, cazzo, si dice impresa!”

PERCHE’ LA DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI E’ IMMORALE

Nell’intorno degli anni 2000, il progresso esponenziale dell’innovazione tecnologica che aveva permesso, negli USA, la crescita del ciclo a bassa inflazione, aveva indotto alcuni economisti ad ipotizzare sostenibilmente la riduzione dell’orario di lavoro a parità di condizioni. Alcuni si domandavano come la popolazione avrebbe utilizzato lo spare time.Non se lo domandano più non perché il tempo libero è di qualità e l’essere umano utilizza meglio il tempo che può gestire piuttosto che quello da cui è gestito.A parte patologie penose di chi legittima le catene che non può spezzare. Non se lo domandano più perché il lavoro è stato messo in pressione da forze globali ed ai lavoratori si chiede più tempo lavorativo proprio mentre le stesse forze ne derubano il reddito a proprio vantaggio, come abbiamo dimostrato in più riprese e scritto da più parti. Non abbiamo mai avuto smentite ad oggi, sembra legittimo quindi accodare alcune considerazioni estratte dalle rilevazioni della commissione europea e dall’oecd.

Le richieste di incremento della produttività da parte dei feudatari, confindustria e politici collusi, impattano unicamente sulle risorse lavoro.L’idea sottostante è che i lavoratori sono la causa della scarsa produttività. In realtà, le grandi e piccole imprese non hanno finora destinato quote significative alla ricerca e sviluppo, deprimendo pesantemente non solo la produttività ma soprattutto la competitività. Se il tasso di disoccupazione è diminuito ma le ore lavoro stazionano è perché non è aumentato il tasso di occupazione e l’occupazione flessibile è attuata per mezzo di pratiche che riducono l’orario di lavoro, come il part time imposto. Poiché la patologia di chi è a contatto con le discipline scientifiche si manifesta con la necessità di contaminarsi con la realtà rilevata, la malvagia idea di diffondere il virus si è impossessata di queste righe.

Per verificare la validità della tesi di coll(usa)industria, basta confrontare i fattori di offerta del ciclo USA con quello UEM. Le rilevazioni delle istituzioni già citate sono state scomposte in campioni relativi ai periodi 91-95 96-00 01-03 e poi raggruppate nel periodo 91-03.

 I fattori di offerta sono:PROGRESSO TECNICO, ACCUMULAZIONE CAPITALE, ORE MEDIE ANNUE e OCCUPATI la cui somma compone il PIL. Sottraendo l’incremento della popolazione, si ottiene il PIL pro capite. Detraendo la crescita UEM di tali fattori a quella USA, si ottiene il differenziale fra i fattori di crescita delle due aree da cui emergono espressamente le forze sottostanti alla differente capacità di crescita. E’ interessante notare che dal 96 i fattori dominanti che hanno giocato a favore della crescita comparativa USA sono proprio PROGRESSO TECNICO e ACCUMULAZIONE CAPITALE. Tra il 96 e il 2000, le ore medie pesavano solo il 25% del differenziale contro l’86% di progresso tecnico ed accumulazione di capitale mentre l’occupazione ha perfino giocato a favore dell’UEM. Ancora più interessante il confronto nel periodo 2000/03, quando le ore medie hanno contato lo 0% del differenziale e l’occupazione ha nuovamente giocato a favore dell’UEM.
In all. i grafici a barre relativi ai tre campioni con l’indicazione lineare sovrapposta della somma di PROGRESSO TECNICO e ACCUMULAZIONE CAPITALE.
Il grafico a torta rappresenta invece la composizione del differenziale nell’intero periodo.
Queste forze che hanno derubato prima il terzo mondo e poi la popolazione delle nazioni sviluppate, trovano il favore dei signorotti locali che propongono un incremento del reddito da lavoro a condizione che aumenti il tempo lavorato: la detassazione degli straordinari.
La veloce analisi appena citata dimostra, se non smentita da qualcuno, che mette sul piatto altre argomentazioni altrettanto verificabili, che non servirebbe a niente incrementare l’orario individuale di lavoro se non si aumenta l’occupazione e soprattutto se le imprese continuano a godere di rendite di posizione potendo fare a meno di competere per via del progresso tecnico e dell’accumulazione di capitale.
Forse la proposta è stata inclusa nel programma del pdl per ignoranza ma non è credibile. Ciò merita un ulteriore commento.

Lo ius primae noctis è sempre più vicino.

 

archivio: LE MERIDIANE ED IL SACCO DI LECCO

 CLICCA SULL’IMMAGINE PER LEGGERE IL DOSSIER  VI INVITIAMO A FARLO, se vi va, QUEST’ANNO QUESTO LAVORO COMPIE 5 ANNI, PER RICORDARE IL RISCHIO CHE ABBIAMO CORSO E I MILIONI DI EURI CHE ABBIAMO RISPARMIATO

Ci si potrebbe scrivere un libro sulla vicenda Torri delle Meridiane di Lecco.

Così ricca di gialli, colpi di scena, suspance, intrighi e pure non poca comicità.

Sarebbe un libro di successo.

Noi del Centro Khorakhané abbiamo fatto un dossier ad inizio anno: “Le Meridiane: chi tutela i cittadini?”e lo è stato. (più di 9000 contatti in un solo mese)

Ma la vicenda non accenna a spegnersi malgrado l’evidenza. Nell’attesa che qualcuno emuli Georges Simenon poniamo alcune riflessioni e domande sperando che siano da spunto per i capitoli del libro e per i lettori.

1) Per il capitolo giallo: dopo le affermazioni, in Consiglio provinciale dei vari Sala (Ds) o Siani e Rossi (Lega), perché il Presidente Anghileri ha scritto in questi giorni al presidente Formigoni? O i capigruppo non sapevano dell’iniziativa del Presidente o stanno solo facendo scena. La prima è più probabile, però. Perchè Anghileri insiste, insiste, insiste malgrado tutti?

2) Per il capitolo colpo di scena: noi dicevamo che l’università avrebbe lasciato liberi alcuni piani di corso Matteotti entro il 2004, i consiglieri Sala, Riva Cogliati e Laini (Ds) ci avevano accusato di dire balle. Ora si dimostra che è vero. Perché non trasferirsi lì a costo pressoché zero?

3) Per il capitolo suspance: perché far spendere al contribuente (anche qui Laini e Riva Cogliati dicevano che raccontavamo balle) 40 miliardi di lire – 70/80 miliardi se l’ipotesi del capogruppo regionale di FI Boscagli di trasferire lì gli uffici della regione fosse accolta – per una struttura per nulla prioritaria e non invece destinarli a scuole, mobilità, servizi sociali, sanità?

4) Per il capitolo intrighi: perché il Regolamento per la gestione del patrimonio della Provincia di Lecco – delibera del 30 11 2000 n 32947 di Protocollo, votata all’unanimità dai consiglieri – prevede la trattativa privata solo per alienazioni inferiori a 50 milioni di lire ed il Presidente Anghileri continua a trattare come fosse seduto in qualche bar di Milano? Perchè non fa un bando pubblico serio, non l’avvisino di qualche mese fa, che comunque ha agitato non pochi funzionari?

E per entrare nel merito delle recenti osservazioni pubbliche di Boscagli:

E’ veramente convinto che bisogna comprare le Torri per poter mettere a disposizione un collegamento ad internet per avere informazioni e banche dati che dal computer di casa si potrebbero ottenere senza muoversi, risparmiando oltre al tempo anche sugli ingorghi del traffico?

Crede davvero Boscagli che sia un luogo della memoria quello delle Meridiane e non piuttosto un luogo della cattiva politica che per affari, contributi CEE e miopia la memoria l’ha persa per sempre?

5) Ed infine per il capitolo comicità. Boscagli e chi per lui, pensa davvero di far comprare alla Fondazione Cariplo quello che una sua stessa partecipata, la Banca Intesa, vuole a caro prezzo vendere?

Avrà da lavorare chi vorrà scrivere questo libero/inchiesta. Il libro, c’è da scommetterci andrà a ruba. Forse ancor prima di arrivare in libreria.

ALCUNE DOMANDE SULLO SWAP DEL COMUNE DI LECCO… inevase

                

 Caro Direttore, Si sta sottovalutando – perché ostica – una notizia che andrebbe approfondita.

Già diversi mesi fa avevo chiesto al Sindaco di spiegare ai cittadini questa operazione.Ci riferiamo alla notizia apparsa mercoledì su Il Sole 24 ore – che segnala la sottoscrizione da parte del Comune di un finanziamento con i famigerati derivati.

Quelle forme apparentemente tranquille di copertura dei rischi (cambi o tassi) che stanno però strozzando centinaia di aziende ed Enti pubblici, per l’errata comprensione dello strumento finanziario sottoscritto e arricchendo inverosimilmente collocatori e costruttori di queste scommesse.  sulla provincia del 18 febbraio 2008  

Dall’articolo pare che tale operazione sia già in perdita per il Comune di Lecco e quindi per i cittadini.

Già diversi mesi fa avevo chiesto al Sindaco di spiegare ai cittadini questa operazione. 

Ecco a fronte di queste nuove informazioni siamo nuovamente a chiedere ai nostri Amministratori in carica – (e decaduti) di dipanare alcuni dubbi

Innanzitutto è vera l’ispezione della Corte dei Conti? Possono garantirci – in solido possibilmente – la tranquillità e un guadagno per le Casse pubbliche per tutta la durata del Contratto?

E’ stata fatta – e da chi – una valutazione della composizione del prodotto acquistato (calcoli probabilistici di scostamento, costo del sottostante, soglie di knock out…) ? Chi ha pagato –per una questione etica oltre che economica- la certificazione del rating da parte dell’agenzia Fitch non essendo un’operazione gratuita ma con un costo di migliaia di euri? Perché non è stata scelta preventivamente una gara pubblica per la ricerca del miglior offerente a fronte di un prodotto così sofisticato, vincolante nell’importo (36mil) e durata (20anni)? Il Comune, ha beneficiato di “Up Front” (cioè di somme erogate al perfezionamento del contratto derivante dall’attualizzazione di ipotetici flussi finanziari futuri positivi?) Lo ha, nel caso, utilizzato, non correttamente, per la spesa corrente e cioè per incipriare un cattivo bilancio o per investimenti? Quali?

Il Fondo di ammortamento – gestito in autonomia dalla Banca – che è complementare a queste operazioni ed è alimentato dalla quota capitale del rimborso a carico del Comune, per estinguere a scadenza  il debito del Comune, E’ senza rischi? Cosa contiene? Quanto sta rendendo ora?  Il Comune, infine, è disposto a farlo valutare e verificare nella sua correttezza e convenienza ad una società indipendente (e nel caso chiedere i danni ai propri esponenti politici che l’hanno approvato)? E’, essendo per giunta tranquillo dell’operazione sottoscritta, disposto a mettere a disposizione dei propri cittadini in maniera trasparente tutta la documentazione?

Chiedo al Suo Giornale Direttore di farsi garante di queste semplici richieste e di monitorare, con il suo giornale, la ricerca di risposte. Non vorrei che qui si vantano di non farci pagare Irpef e Ici e poi, fra qualche anno, ci troviamo senza cas(S)a.

pubblicata il 18 febbraio su La Provincia di Lecco

 dipartimento-del-tesoro

AMMINISTRATORI o AMBIENTALISTI? tutti e due aiuta

Egr.Direttore quotidiano Provincia di Lecco
mi vorrà permettere una replica all’intervista dell’Assessore provinciale Molgora . (giovedi 10 gennaio) Secondo il quale non si può essere contemporaneamente ambientalisti e amministratori.
In realtà mentre lui faceva l’amministratore in un piccolo comune della Provincia, erano gli ambientalisti, che incalzavano gli amministratori provinciali, qualche anno fa, quando ancora i Verdi non partecipavano al Governo della Provincia, per raggiungere quegli obiettivi parzialmente positivi che Molgora sbandiera a suo esclusivo titolo.
Bisognò allora convincere soprattutto gli amministratori.
In realtà questi risultati che oggi sono propagandati hanno avuto un terzo grande protagonista, che gli amministratori sottostimavano per deficit di utopismo, ovvero quei soggetti di quella grande partecipazione che è la raccolta differenziata, che sono i cittadini, che hanno compreso quello che si sarebbe potuto fare, allorché li si fosse messi in grado di fare.
D’altronde essere amministratori non è in sé una panacea, basti vedere appunto il disastro degli amministratori campani. Ma non tutti, perché anche lì, c’è chi ottiene ottimi risultati. Anche se è più difficile parlarne rispetto a chi male ha operato.
Ma tornando al nostro territorio, non si può fare a meno di notare, analizzando la più recente versione del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti, come i risultati migliori si siano avuti, in termini di raccolta differenziata, quando l’ amministratore Molgora non ricopriva l’incarico in Provincia.

Di questo dovrebbe rispondere l’Assessore.

Non compiacersi della stagnazione in cui versa la crescita nella raccolta differenziata in questi ultimi tre anni. Il modello di riferimento-usato in negativo- non dovrebbe essere la Campania e neppure la media regionale lombarda. Il modello a cui guardare è altrove. Laddove si raggiungono, come nel comprensorio di Priula, nel Trevigiano, quote di raccolta differenziata attorno all’80% , e che recupera anche il residuo senza dover ricorrere agli inceneritori. Perché fare a meno degli inceneritori, o per lo meno ridurre di molto la quota che lì vi è conferita si può. E come.
E’ strano che un Amministratore a tutto tondo, che oppone tale funzione a quella di ambientalista, venga a dirci che la produzione di energia elettrica di un forno inceneritore sia il non plus ultra.

Dimentica la battaglia, solo parzialmente riuscita, ma almeno tentata, dei suoi compagni di partito, in Parlamento, per cancellare i Cip 6, ovvero quell’enorme quantità di denaro, pagata con le nostre bollette, a favore di petrolieri e inceneritori e stornati dall’incentivazione delle energie rinnovabili. Non a caso in Europa siamo tra gli ultimi nel campo delle rinnovabili e nel risparmio energetico.

Qui dovrebbe avvenire il vero confronto. Con il mancato decollo delle energie rinnovabili . E’ bene infatti sapere che senza i soldi del Cip 6 quelle macchine a bassissima efficienza e resa che sono gli inceneritori non andrebbero da nessuna parte. Queste macchine sono l’ennesimo esempio di assistenzialismo che i cittadini pagano. Con le loro bollette. Mese dopo mese.

Quello che Molgora dovrebbe spiegarci è invece perché per disincentivare la produzione dei rifiuti, non introduca una tariffa in funzione della quantità di rifiuti prodotti, modulandola anche allo scopo di aumentare la differenziazione degli stessi.

Quello che dovrebbe poi spiegarci è perché in questi anni non abbia promosso alcuna campagna per ridurre la produzione di rifiuti, magari a partire proprio dalla promozione dell’acqua di rubinetto, piuttosto che assecondare passsivamente la pubblicità delle acque minerali e delle plastiche connesse;

per non parlare di proposte volte a promuovere l’acquisto dello “sfuso”: detersivi e non solo.

Insomma si tratterebbe di attuare una politica concertativa con le associazioni dei commercianti, con quelle consumeriste, con i “rigidi” ambientalisti, con la cittadinanza del territorio, per arrivare a un “disimballaggio”generale, a una “smaterializzazione” della produzione e commercializzazione dei beni; insomma a una decisa inversione di tendenza.
Questo è il problema. Primo produrre meno rifiuti, poi riutilizzare i beni, infine recuperarli attraverso la raccolta differenziata.

E operare come se l’inceneritore non fosse. Nella prospettiva realistica di farne a meno. Per raggiungere mete –come a Priula- che traguardino in avanti .E non farsi intruppare dai refoli effimeri dell’aria che tira. Che vede nell’inceneritore l’idolo che non c’è.
Spieghiamolo alla popolazione, ai cittadini. Assieme si può fare. Per un nuovo passo. In avanti. Perchè non vorremmo meravigliarci di una prossima intervista dell’assessore, che in quanto amministratore, è favorevole a nuovi impianti nucleari. Che non producono Co2.

Alessandro Magni Centro Khorakhanè – Comitato lecchese per l’acqua pubblica e i beni comuni

LA TRAPPOLA ETICA ED IL RISCHIO DI IMPARARE DA CURCIO

Non dubitavo che anche questa volta Renato Curcio fosse un ospite scomodo per invitarlo a Lecco a parlare di Diritti dei lavoratori, di responsabilità etica e delle illusioni della responsabilità sociale di impresa, cioè di materie e argomenti di cui da anni, con ottime competenze, si sta occupando con la sua Cooperativa Editoriale “Sensibili alle Foglie”, e sta soprattutto aiutando noi e molti altri a comprenderne le dicnamiche e le chiavi di lettura.

Non ne dubitavo però rimango sempre negativamente stupito delle poche o nulle argomentazioni che i contrari a questi incontri (parecchi) che come Centro Khorakhanè organizziamo portano a loro sostegno.

“E’ un terrorista (non usano nemmeno l’ex)quindi non ha il diritto di parlare”.

“Gente così dovrebbe stare in carcere a vita mica trovare tribune dove fare i propri proclami”.
“Da uno così non c’è nulla da imparare. Mai, e voi siete dei complici se non lo capite”

Queste sono state le frasi più e più volte ripetute che per telefono o durante due piccoli volantinaggi (in piazza ed al mercato) abbiamo dovuto ascoltare in questi primi giorni di segnalazione della conferenza pubblica di Giovedì prossimo.

Siccome era successo anche lo scorso anno, e anche l’anno prima e quello prima ancora – forse (per il momento) in una forma ancor più insistente – abbiamo ritenuto che non si potesse dar ragione a questi e arretrare, giustificarsi. O peggio cancellare tutto. Tapparci la bocca.

E’soprattutto per questo che i cittadini lecchesi quest’anno si trovano la segnalazione e l’invito all’incontro alla serata con Renato Curcio che parla della “Trappola Etica” – cioè le suggestioni e le ambiguità della responsabilità sociale di impresa – anche sui muri della Città.

Cartelloni che prima di tutto dicono che si può imparare da uno come Renato Curcio.

Con a margine un invito a sfruttare l’occasione di Giovedì 13 Dicembre alla sera, ore 21, addirittura presso la Sala Conferenze di una banca, la Banca Popolare di Sondrio, in via Amendola.

Presenteremo il suo nuovo libro ricerca, costruito a partire dalle voci narranti di lavoratrici e lavoratori della grande distribuzione organizzata. Mostrando l’ambiguità degli approcci etici in assenza di precisi vincoli giuridici e di istituzioni di diritto capaci di imporre alle aziende regole chiare.

Capiremo parecchie cose se si avrà la capacità di acoltare ed ascoltarlo.
Ma forse è proprio questo che spaventa.
Dover ammettere che si può imparare da uno come Curcio.
A cui molti vorrebbero invece -a dispetto di leggi e regole democratiche – perpetuare supplementi infiniti di pena e condanna.

Un aspetto, anche questo, che dovrebbe far pensare.
Ed insegnare.

a forza di essere vento