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ILLUMINATEVI DI MENO. E’ UN ORDINE

 millumino-di-menoDovete illuminarvi di meno.

Il Comune di Lecco pretende dai piccoli cittadini delle scuole, che facciano quello che non fa lui.

L’illuminazione pubblica a led, lampioni e semafori in primis.

Percorso che farebbe risparmiare soldi rapidamente, ma mai messo in pratica.
Contattare le E.s.co, società, diffusissime in Europa, che studiando gli sprechi della “macchina comunale” in termine energetico, intervengono a ridurli ed eliminarli,

trattenendo come proprio guadagno, per un certo numero di anni concordato, parte dei soldi risparmiati dal Comune eliminando appunto questi sprechi.


L’amministrazione così non anticipa nemmeno un euro ed è fuori dai vincoli del Patto di Stabilità.

Invece vediamo che Lecco aderisce ogni anno alla giornata “M’illumino di meno” e poi, da anni, ha gli impianti elettrici dello stesso Palazzo Comunale fuori norma così come le scuole.

Per non parlare della coibentazione e del riscaldamento, come sui treni: accesi a manetta o freddo polare.


L’Amministrazione delle chiacchiere ecologiche.

Dai bimbi tutti in fila illuminatevi di meno.

Almeno voi.

buone pratiche che il comune non fa qui

UN GIORNALINO per la pubblicità (elettorale)

 notiziario

Da un puntuale ed evidentemente inaspettato risultato dell’altrettanta inaspettata “unità orizzontale apicale Rete dei servizi di comunicazione e partecipazione del Comune di Lecco” si è scoperto – certamente dopo un dispiego di forze elevato, ciclopico si sarebbe detto un tempo, che: “le fasce di età più adulte dei cittadini lecchesi non accedono ancora pienamente a internet e quindi utilizzano in percentuale ridotta le informazioni digitali e i servizi online proposti dal Comune di Lecco”.

Non l’avremmo mai detto. Chi l’avrebbe mai detto?

Alzi la mano chi, senza lo studio dell’Unità orizzontale apicale Rete dei servizi di comunicazione e partecipazione del Comune di Lecco, poteva anche solo immaginare che gli adulti, soprattutto quelli più in là con gli anni, non accedono ancora pienamente ad internet?

La scoperta vera, in realtà, è che esiste l’Unità orizzontale apicale Rete dei servizi di comunicazione e partecipazione e certamente la paghiamo pure.

Fatto sta che questa ricerca e questa scoperta serve per giustificare la nuova iniziativa dell’Amministrazione comunale ancora una volta al fianco dei suoi cittadini nei loro bisogni primari.

Dopo aver mandato in vacca le strade, mandato a ramengo interi stabili comunali, mandato a rotoli la partecipazione non genuflessa, ora ha deciso di mandare in stampa il suo giornalino comunale. Giusto per essere pronta alla campagna elettorale del prossimo anno.

23.000 copie per una cadenza trimestrale, 24 pagine rilegate.

Foto, articoli, notizie, cose fatte dal Comune, tutte sulla carta. Carta A4.

Spazio all’editoriale del Sindaco, e 3 sole pagine 3 (su 24) per i gruppi consigliari: Magni, Palermo, e Venturini non riusciranno a tenere il passo. (Venturini si, in realtà)

E’ campagna elettorale.

L’aveva già fatto, Brivio, a 6 mesi dalla fine del suo mandato in Provincia, nel 2008.

Sappiamo come è andata a finire.

Allora costò oltre 40.000 euro, oggi, per fare i francescani, e per giustificare lo spot, è tutto gratis. Impaginazione e stampa sarà a cura della società che vincerà l’incarico. (La carta non si sa).

La quale si rifarà vendendo la pubblicità per ¼ del Giornalino.

Per evitare donne nude a fianco dell’intervento della consigliere Irene Riva o del gioco d’azzardo in quello di Appello per Lecco o dei negozi compro oro (e diamanti) a fianco di quello del gruppo della Lega – non è bella la concorrenza comparativa – su alcune inserzioni pubblicitarie il Comune ha messo il veto.

Saran permesse probabilmente solo banche e tabaccherie, bar e oreficerie e, infine, pompe funebri.

Il tutto si saprà dopo mezzogiorno del 26 febbraio. Ultimo giorno per le offerte

I nonnini già manifestano entusiasmo.

Dal mese prossimo sapranno direttamente dal Giornalino cartaceo del Comune che gli sarà aumenta la tassa sulla Casa, che gli hanno tagliato i servizi, che le strade sono rovinate ma non le ripareranno e che non ci sono più soldi per il fondo per le fragilità. Ed in ultima pagina rischiano di trovarsi pure la pubblicità delle pompe funebri.

Se volessero mandare dei suggerimenti, avanzare delle critiche, usufruire dei servizi troveranno nel giornalino cartaceo, pensato soprattutto per loro, gli indirizzi email e web del Comune.

E’ la stampa bellezza!

Calendario carabinieri: un italianissimo vuoto di memoria

CarabinieriHo letto  della sfortunata presentazione lecchese del nuovo Calendario 2014 dell’Arma dei Carabinieri. Tutto in pompa magna e poi, il disguido, il colpo sparato a salve, il calendario non c’è. Non è arrivato in tempo. Colpa dei forconi? Colpa delle solite poste lente? Si chiede l’articolo di Lecconews.lcAllora sono andato a sfogliarlo direttamente sul sito dell’Arma dei Carabinieri.

Ed ho capito. O quanto meno mi son fatto un’idea abbastanza concreta, oggettiva. Ci sono 17 pagine ma hanno lasciato dei buchi imperdonabili. Quest’anno ricorre il bicentenario della Fondazione del Corpo ma lì c’è stato un buco, un vuoto per quanto riguarda la mente. Un italianissimo vuoto di memoria.

Tavole illustrate che parlano e ricordano tutto. Lotta al terrorismo, Nas, carabinieri nelle calamità, servizio di ordine pubblico, lotta al brigantaggio e alle mafie, ingresso delle donne nell’Arma, pure, che fa sempre tanto ascolto, Papa Francesco,

Ogni mese un’opera d’arte, una medaglia, una finestra sul Paese.

Per i carabinieri non manca nulla, la loro storia è la tua storia. Vorrebbero che sia la nostra ma è la loro. Per essere veramente la mia, la nostra, i buchi dovrebbero essere riempiti, i vuoti colmati e le verità dette, ricordate.

Ma così non è.

Duecento anni di storia, epopea della divisa e con i piedi dentro l’Italia della lucidatura del motto: “Nei secoli fedeli” e nemmeno una pagina, un mese, una settimana, un giorno, per ricordare nei loro 200 anni di fondazione un depistaggio, un morto innocente per loro stessa mano, una strage dove han calato il cappello sugli occhi, un eccidio inaudito e vigliacco come quello del 28 marzo 1980 all’interno 1 di Via Fracchia 12 a Genova, una vagonata di iscritti alla Loggia Massonica P2, un tentato golpe tipo quello del gen. De Lorenzo del 1964, o quello Borghese dell’8 dicembre 1970, mica pizza e fichi.

E nemmeno una riga, per trasformare il ricordo in riflessione, in cultura, in servizio per gli altri.. no. Nemmeno una riga.

Ci si trova di fronte alla maschera inespressiva (o al più un ghigno) di un potere militare che celebra se stesso, che non ha saputo, in tutto questo tempo, neppure balbettare, financo dal suo calendario, una scusa.

Forse non è nei regolamenti, la parola scusa.

Forse nei regolamenti c’è solo questo silenzio da automi, il muto ritornello dell’obbedienza agli ordini, della fedeltà all’arma. Certo che se questo è lo stato, c’è da disperarsi.

C’è da non credere che si possa mai più raddrizzare, questo inetto potere italiano che non è capace di difendere i suoi figli e sa mettersi l’uniforme del Padre solo quando si tratta di difendere se stesso.

Foss’anche sui miseri fogli di un calendario.

200 anni e nemmeno un ricordo. Che ingratitudine, che ipocrisia.

Nei secoli fedeli. Sarà, ma sono i giorni che li fregano.

I giorni infiniti, interminabili, di silenzio.

 

TASCHE DA SVUOTARE E CALCI IN CULO

 

giostraIl Bilancio appena approvato in Comune ha i conti a posto solo per il Sindaco. Ai cittadini svuota le tasche. L’operazione è riuscita ma il paziente è morto, verrebbe da sintetizzare. Tutti a dire che la colpa è solo del Patto di stabilità, e nessuno che un bel po’ è invece colpa sua.

Zero respiro, cuore impercettibile.

E così: via all’aumento delle tasse, al taglio dei servizi, alla mera gestione contabile della vita dei cittadini.

Questa Giunta sarà anche un bravo chirurgo ma sembra più un impareggiabile becchino.

Tasse che prima promettono di togliere e che invece poi addirittura aumentano, servizi pubblici che negli slogan promuovono nella realtà invece azzoppano, impegni che prima assumono e poi immancabilmente dimenticano.

Giocando con le parole.

I tagli li chiamano rimodulazioni, le alienazioni valorizzazioni, l’autorizzazione ad aprire nuove sale giochi addirittura contrasto al gioco d’azzardo. Per gli aumenti, se sono di tasse non te lo dicono proprio lo scopri con la cartella che ti arriva a casa.

E’ colpa del Patto. Nessuno che vuol ricordare però che l’ha voluto l’Europa, l’ha accettato D’Alema, l’ha inasprito il Pdl, l’ha votato la Lega, lo sta tenendo in vita il Pd. In Comune ognuno lo rinfaccia all’altro.

Il più sobrio è ubriaco, verrebbe da sintetizzare.

 

Il Bilancio ha i conti a posto e i cittadini pagano.

Un Assessore dice che tagliare la Cultura è un delitto. Dimenticandosi che c’è anche la voce spreco. Luca Radaelli di Teatro Invito, ha affermato che Lui sapeva come risparmiare, a parità di qualità, centinaia di migliaia di euro ma tutto tace.

In Comune sono intenti a guardare il sipario.

 

Un altro Assessore conferma che la proposta suggerita da alcuni genitori di cambiare fornitore della mensa a scuola è legalmente fattibile, migliorerebbe qualità e farebbe risparmiare decine di migliaia di euro, sia a Comune che famiglie.

Si adopera per concretizzarla? No. Preferisce pagare di più.

Un altro che fa pure il vicesindaco spende oltre 40mila euro l’anno per il Bike sharing che è usato da meno di 10 persone al giorno, taglia le corse degli bus, ne aumenta i biglietti e quando, per i rifiuti, gli suggeriscono, da anni, di usare la Legge per ridurre i giri dell’umido così da risparmiare una montagna di euro ripete “stiamo lavorando”.

Deve essere in nero, non si vede.

 

Il Sindaco che si è tenuto per un anno la delega del Bilancio ora piange miseria e aumenta l’Irpef ma non è stato in grado di utilizzare la leva dell’IMU per far pagare ai ricchi e agevolare chi fa più fatica.

Poteva usare, come prevede la Legge, le categorie catastali.

Ha colpito famiglie e piccoli negozi.

Poi ci sono i soldi spesi per opere inesistenti (Il Cag il Parchetto chiuso malgrado le promesse, l’Urban Center e la Sala Polivalente di via Foscolo questi addirittura mai aperti)

Dovrebbero avere un sussulto di dignità ma finché si continua a dargli acritico consenso..

 

LETTI PER VOI (recensioni a perdere) 13

libro1In questo week end fine agostano ho letto La fabbrica del panico (S. Valenti, Feltrinelli, 2013)

Sorta di autofiction (come si usa dire oggi) che narra di due sofferenze, di padre e di figlio (il narratore). Il primo è stato operaio alla Breda fucine negli anni ’70, ha attraversato l’inferno del lavoro agli altoforni, si è ammalato ed è morto della malattia chiamata ‘amianto’. Il figlio ‘vive’ da precario nell’inospitale, oggi come allora, Milano dei giorni nostri, vittima di crisi di panico. In realtà, la vera protagonista del romanzo sembra essere proprio la realtà, con il suo corollario di deludenti e fallimentari lotte sindacali e ricorsi alla ‘giustizia’.

La prosa è convincente, asciutta, incisiva; porta dritto al cuore dello strazio, tanto che se non sei accorto rischi di immedesimarti. Anche se, come afferma qualcuno, ‘il realismo è l’impossibile’. Nel senso che leggendo di queste esperienze così dolorose (stessa sensazione che provai leggendo Se questo è un uomo) viene da chiedersi: possibile? E’ accaduto davvero? E come avrei reagito immerso in quella realtà?

In realtà, la realtà non è mai come la si descrive: è meglio o addirittura è peggio, ma è impossibile descrivere esattamente la realtà.  Fermo restando questo assunto, considerando tutte le tare del realismo, calandosi nei panni dei protagonisti ci si chiede perché non preferire la disoccupazione all’inferno di quella fabbrica, perché non ribellarsi al kapo andando incontro a morte certa ma dignitosa piuttosto che continuare a ‘servire’ nel campo.

Certo, “la quinta elementare non è uno strumento adeguato per comprendere il mondo” e oltretutto morire deve essere un’impresa atroce (“le mani contratte, il ghigno di prostrazione – traspare l’enorme fatica di morire”). Generalmente ci figuriamo la morte come una liberazione, un sollievo, ma è solo una supposizione. In realtà nessuno è mai tornato indietro per descriverci il processo della morte. Del resto finché nessuno narra dei ‘campi di lavoro’ e della ‘vita’ in fabbrica, siamo autorizzati a cullarci nell’illusione che la realtà sia benigna.

In realtà, la realtà, per come è fatta, merita il rifiuto o, per i più sofisticati, la presa per i fondelli (vedi alla voce ironia). L’arte, la pittura nel caso del padre nel romanzo, alla fine si rivela, questo sì, strumento adeguato per comprendere il mondo, per distinguere il reale dall’irreale, e decidere da che parte stare.

Nel suo primo romanzo Pynchon dice di un  suo personaggio (femminile, di nome Mafia) che è abbastanza intelligente per crearsi un mondo tutto suo ma troppo stupida per volerci vivere dentro. Forse per sopravvivere alla realtà si tratta fondamentalmente di non essere troppo stupidi.