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LA POLITICA sui denti

consiglio-comunaleAnch’io non posso che registrare che è stata buona cosa la caduta della Faggi. Aggiungo: anche dell’opposizione, finora scialba, assente, lontana dalla città. Che, 3 anni fa, l’aveva fatta vincere la Faggi. Insomma 2 buoni colpi in 1.

 

Ma ieri ho avuto modo di sentire una dichiarazione, che non sottovaluterei, dell’ex consigliere comunale Marelli che vorrei portare all’attenzione, perché l’ha rimarcata, 2 volte.

Spiegando i passi che hanno portato alle dimissioni, ha affermato che lui stesso ha ricevuto solleciti, inviti, richieste di aiuto da – cito testualmente –  “autorevoli esponenti della ex maggioranza, e non parlo dei semplici consiglieri”.

Non regge più quindi la filastrocca che cinque piccoli fiammiferai abbiano voluto fare uno sgarbo al sindaco-“soldato”

Ecco, ora, senza fare della dietrologia, mi sembra che bisogna porsi delle domande.

“Autorevoli esponenti…” anche se volessimo attribuire alla parola autorevoli il significato di importanti e non di “stimati” non ce ne sono in giro lo stesso molti.

Chi possono essere? Non è una domanda peregrina.

Quali sono gli interessi che collimano tra questi e l’opposizione? Aldilà del mero risultato delle dimissioni? Qual è lo scopo, primo o ultimo che dir si voglia, dell’alleanza?

Le facce che si sono viste alle prime frettolose dichiarazioni, ai margini o dietro, le prime conferenze stampa, in primis Bruno Colombo, non promettono nulla di buono. Per la città.

Se questa maggioranza ha deciso di suicidarsi significa che il piatto è molto ricco. Continua la lettura di LA POLITICA sui denti

Annuntio vobis gaudium magnum: E’ CADUTA LA FAGGI

fumata_biancaAnnuntio vobis gaudium magnum: la Faggi è caduta. Il “governo del fare” ha fatto l’unica cosa corretta in questi tre anni di litigi, scaramucce, spartizioni e pagliacciate: è andato a casa. La crisi è esterna. La sfiducia, a quanto è dato sapersi, è scaturita a causa delle dimissioni in massa dei consiglieri d’opposizione e di cinque (dice: soltanto?) comparse stufe di figuracce.

La sensazione però è che dietro ai cinque “volontari” s’annidi una fronda ben più ampia. Non regge la filastrocca che cinque piccoli fiammiferai abbiano voluto fare uno sgarbo al sindaco-“soldato” (come adora definirsi Antonella Faggi). Continua la lettura di Annuntio vobis gaudium magnum: E’ CADUTA LA FAGGI

IL CANTIERE DI CUI ABBIAMO BISOGNO

rotativaBuongiorno a ciascuno di voi, ho deciso di scrivere queste righe dopo aver attentamente riflettuto sulle sensazioni provate post manifestazioni (Borsellino e Clandestino Day).

 

La prima sensazione è decisamente tipica: unire le forze, al di là dei singoli appuntamenti (li ho chiamati “picchetti”) di Resistenza civile a tema.

Diciamocelo chiaramente: i volti, le braccia e le menti che lavorano in questa Provincia sono – bene o male – sempre gli stessi. Troppe volte la collaborazione per la messa in piedi di questi “picchetti” suona come una occasionale rimpatriata tra colleghi troppo spesso disuniti.

Ho la netta impressione che siano più i temi a farci incontrare piuttosto che il contrario.

E credo che questo alla lunga possa limitare le nostre prospettive. Continua la lettura di IL CANTIERE DI CUI ABBIAMO BISOGNO

AUTOGESTIRE LA FABBRICA (LEUCI). PER SALVARLA

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UN nostro intervento di inizio 2008, buono ancora adesso anche per la Riello e, purtroppo, x100 altre (scrivemmo il 28 aprile 2008 e ancor prima il 2 gennaio 2008 su la provincia di lecco)

Il 2008 va iniziato con la prospettiva che sarà come lo faremo. Io ho una proposta per rispondere all’allarme lanciato dai lavoratori della Leuci sulla volontà padronale di chiudere la fabbrica. Con volontà di discussione, da approfondire per chi lo vorrà, esplicito la mia proposta. “ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, c’è scritto sulla nostra Costituzione. I lavoratori della Leuci di Lecco hanno invece paura, leggendo i segnali ambigui della Proprietà e il silenzio – di fatto – della città, che molto presto, non potranno più esserlo. Più per calcoli speculativi degli azionisti che per un’effettiva crisi di produzione. Di mercato.  In Italia, più di quanto non succeda altrove, molto spesso i provvedimenti vengono assunti sulla base dell’onda emotiva, dell’impulso, senza che vi sia dietro una riflessione e senza che vi sia un’idea di dove, dopo questi provvedimenti, si andrà a finire. In molte occasioni, si opera con l’intento di distruggere quello che è stato fatto in precedenza. Non vorrei che la città, i sindacati, gli Enti pubblici e tutti quanti, decidessimo di intervenire quando ormai è tardi. Quindi propongo di appuntarci una data. Il 1° maggio 2008. Una data simbolo.  E da oggi sino a quella esortare e soprattutto sostenere i lavoratori a non accontentarsi solo di lottare per la democrazia sindacale e miglioramenti salariali, ma “a lottare per togliere ai capitalisti della Leuci il possesso dei mezzi di produzione” che stanno depauperando. La determinazione che mostreremo con i lavoratori al riguardo è ciò che definirà la possibilità di celebrare “un altro primo maggio”, “un altro movimento operaio”. Ora i lavoratori della Leuci, quelli che rimangono, da una parte hanno il sindacato che dice testualmente: “la fabbrica chiuderà perché quelle lampadine saranno messe fuorilegge” e dall’altra la solita ordinaria lotta di sfruttati contro sfruttatori. E’ quindi necessario, credo che vada almeno discussa e ragionata se i lavoratori vorranno, la necessità di essere uomini senza padroni. Di autogestire la Leuci di Lecco. Esperienze, positive e di successo, ci sono. Non è necessario andare fino in Argentina, dove la rinascita si è rimessa in moto dopo il crack economico. Là ora ci sono oltre 200 fabbriche in questa situazione che danno lavoro a più di 15.000 lavoratori. Basta stare in Italia a Pedavena, Belluno con una fabbrica di birra o, ancor più vicini a noi, a Bollate con la fabbrica tessile, tintoria Syntess ex Timavo. La tintoria di Bollate è un’esperienza paradigma perché è autogestita dai lavoratori, senza più padroni, e perché aveva molti operai, 80, e ci sono ancora tutti. La proprietà un mattino se ne andò stracciando l’accordo che aveva sottoscritto la notte stessa, con cui si impegnava a restare. Che fare? Ci si guardava sgomenti quel mattino: operai, sindacato, Provincia, Sindaco. Presto detto: “la fabbrica la facciamo funzionare noi!”. Una sfida al limite dell’azzardo. I lavoratori ci hanno messo il TFR e tanta ma tanta passione. La Provincia ci ha messo gli stessi soldi (pochi) che avrebbe destinato per il famoso “outsourcing” a fabbrica chiusa, solo che questa volta ce li ha messi per tenerla aperta. E il lavoro è ripartito e si sono riconquistati i clienti che Timavo nel frattempo aveva perso. E oggi resiste. Resiste, pur accerchiata dai vecchi padroni che mantengono la proprietà dell’area e dei macchinari. Perché non si può autogestire anche la Leuci? In un progetto in cui si saldano, come soggetti promotori, lavoratori con il Sindacato, Provincia, Comune e noi tutti cittadini solidali che possiamo sostenere e sostenerci? Forse bisognerà pensare di svegliare la città con l’occupazione della fabbrica, con il blocco delle merci da parte degli operai, insieme alla pressione istituzionale, convincendo così i vecchi proprietari a firmare i contratti d’affitto dell’area e dei macchinari per continuare la produzione. Perché l`Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Ed è ora che al fianco dei lavoratori si vada a prendersi (e far ripartire) i mezzi di produzione.

OGGI 29 SETT di Leuci si parlacome una storiadata per persa. Vale la pena di ragionarci su? Autogestire la Leuci. Per salvarla

UNA MOTOguzzi DI LAVORO

moto-guzzi-logoSono contento per la riuscita della manifestazione di sabato a Mandello e del ventilato accordo che Colaninno dalle pagine del Sole24ore ha lasciato intendere di perseguire con la promessa di ritiro della cassa integrazione e del mantenimento e il rilancio della Guzzi in quel di Mandello. Anche se le subordinate a cui vincola le sue ipotesi sono legate a piani di ristrutturazione e agli incentivi governativi. Ristrutturazioni che con un linguaggio meno felpato si possono sempre tradurre in tagli all’occupazione. Così come i mancati incentivi si possono tradurre in cassa integrazione (quando va bene) o chiusura. Continua la lettura di UNA MOTOguzzi DI LAVORO

MOBILITA’? A ME SEMBRA TUTTO FERMO!

mobilitaLa questione della mobilità sostenibile, anche a Lecco, è ormai un paradosso.

Da una parte ci sono l’inquinamento, i danni alla salute, la congestione; dall’altra, esperienze nazionali e estere che basterebbe copiare per ridurre tutti questi problemi. Eppure nulla accade. Perché? Perché è assente una mobilitazione, un Progetto, che si contrapponga alla cultura dell’auto privata. E così sembra rivoluzionario organizzare, una volta all’anno, Tuttinbici, per una domenica ludica.

Una festa che ci dirà quello che già sappiamo, quello che ci diciamo da 10 e forse più anni, quello che, anche se detto, il Comune, che pure co-organizza questo evento, da 10 anni e anche più non concretizza, non sperimenta, non spinge (e nemmeno le associazioni copromotrici) per il necessario cambiamento. Si sente assolto, nell’impegno e compiti a sponsorizzare una mostra, a far misurare per gioco l’impronta ecologica e riempire una domenica di fine estate.

Ma come, mi si dirà, e il Piedibus? Ce lo invidiano tutti. E’ una buona cosa, lo so anch’io e i miei figli, sebbene le cartelle pesino quasi la metà dei bimbi, e molti genitori li portano con le auto a 20 metri dalla scuola e, anche domani, ingolferanno cancelli e le vie della scuola per andarseli, ognuno, (una macchina un figlio) a riprendere a fine lezioni.

Ma ok il piedibus è il fiore all’occhiello, dimentichi però che manca tutto il prato intorno a questo fiore, fiore su un bavero molto più che sgualcito. 

Poco o nulla, sembra, infatti, in grado di raffigurare, da parte del Comune, una progettualità. Anche in questi giorni, la Tuttinbici, la mostra e la piazza, ripetono le solite litanie, non è nemmeno l’occasione, per la presentazione di una novità, o di un percorso, tangibile, sul “faremo”.           

Si sono sentiti forse, nell’andirivieni degli Assessori alla Mobilità bozze di Progetti, impegni concreti – o anche propagandistici a questo punto – sul tema? Continua la lettura di MOBILITA’? A ME SEMBRA TUTTO FERMO!