Considero il liberismo, al pari del comunismo, un’utopia.
L’attuale modello economico dominante non è libero mercato, che prevede una perfetta trasparenza nella disponibilità di informazioni con un equilibrio fra domanda e offerta che determina i prezzi, ma un sistema di economia pianificata. Solo che a differenza delle repubbliche socialiste sovietiche, qui l’economia non è pianificata dallo stato ma da un pugno di multinazionali. Industrie petrolifere, belliche, farmaceutiche, ecc. che orientano i governi attraverso l’attività di lobbying.
Allora se lo stato di diritto e le regole democratiche sono solo una finzione, una facciata dietro la quale agiscono ‘necessariamente’ quelle che Kant definiva “le arti infernali” (ovvero mano libera a eserciti e servizi segreti in nome della ‘ragion di Stato’), se insomma la ‘violenza’, in senso lato, violenza alle leggi, alle cose e alle persone è necessaria e inevitabile nel mondo reale (non in quello di chi ha la pancia piena e siede dietro a una scrivania a svolgere un lavoro non massacrante che, grazie all’Azienda, consente persino di consultare questo forum, ma per es. nel mondo di chi rischia la pelle ogni giorno in cantiere per 3 euro all’ora in nero pagamento a 50 giorni) allora, dicevo, la discussione (discussione puramente accademica poiché immagino che nessuno di noi, con la pancia piena ecc. ecc. è portato in prima persona per la violenza) dovrebbe essere (se non si vuole passare per ingenuotti che non vedono che è la violenza che incide sui reali rapporti di forza economici, ovvero i soli che determinano la realtà odierna) al servizio di quale causa va messa questa ‘inevitabile’ violenza: la causa degli oppressi o degli oppressori?