Archivi categoria: Finanza & Etica

RISPARMIO: LA BORSA VA CHIUSA O RIVOLUZIONATA

Caro Nonluoghi.info, dopo le note vicende Parmalat, di cui abbiamo già scritto sul tuo sito credo sia utile provare a legare una mia fissa, i fondi etici con le azioni ed il mercato borsistico in generale partendo dalla Costituzione Italiana.
Per avanzare una proposta ed una riflessione che non credo sia troppo “teorica”. Nel senso: “giusto per parlarne”. E’ una proposta che può avere la sua concretezza, se stiamo ai fatti e alle regole

Nella Costituzione Italiana al Titolo III – Rapporti Economici c’è, tra gli altri, un articolo attualissimo che potrebbe essere utile declinare.

Art.47 La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

Ben, io credo che per incoraggiare e soprattutto tutelare il risparmio, oggi, la Borsa Italiana, andrebbe chiusa perchè non rispettosa della Costituzione. Al di là della vicenda Parmalat, beninteso. Non c’è da inventare nulla, basta leggere. (se vuoi leggere anche il resto, continua qui)

UN VEGETARIANO IN UN NEGOZIO CON L’INSEGNA MACELLERIA

E’ positivo che la Fondazione Cariplo abbia individuato ed assegnato ad Etica Sgr il compito di Advisor per la valutazione sociale ed ambientale dei propri attivi finanziari. Questa scelta riconosce la visibilità di Etica Sgr ed evidentemente anche le professionalità.  Non è un lavoro semplice, infatti, analizzare gli ampi e decisamente consistenti investimenti – 9 mld € quasi tutti gestiti tramite il paradiso fiscale del Lussemburgo – della prima Fondazione in Italia e tra le primissime nel mondo. E’ molto negativo che Etica Sgr, essendo parte di BancaEtica, abbia accettato di svolgerne il compito. Perché siamo realisti, basandoci sul comunicato stampa, è solo marketing. Per la Fondazione certamente.

E’, infatti, facile notare che dopo l’analisi di Etica Sgr, “la Fondazione Cariplo non avrà vincoli (obblighi) nel dismettere i titoli segnalati come non corrispondenti ad una adeguata sostenibilità sociale e/o ambientale”.  La sostanza con altre parole è: “Voi Etica Sgr dite pure noi però facciamo come ci pare”. Punto.

Perché credere e far credere, come afferma Alessandra Viscovi, direttore generale di Etica Sgr, che l’idea di puntare sull’etica come screening per gli investimenti indica la volontà di seguire le buone prassi della responsabilità sociale di impresa (Csr) anche nella finanza, è, come minimo, ingenuo.

C’è bisogno di professionisti, di persone della finanza, per fare una valutazione sociale alla Fondazione Cariplo per capire se potrà essere positiva, se potrà avvalersi di un rating da mostrare con orgoglio? O invece basta, o dovrebbe bastare, osservare che la Fondazione Cariplo detiene oltre il 4,5% di azioni di IntesaSanpaolo, titolo strategico e che non venderà certo solo per il fatto che Etica Sgr dirà, dovrebbe dire, che finché tale partecipazione resterà tra i propri investimenti, nessun rating positivo può essere nemmeno pensato? 

Un vegetariano si mette a cercare seitan in un negozio se già dall’insegna legge macelleria? Il tema è sempre quello, le ragioni pure, e sono sempre quelle perché nulla è cambiato, e purtroppo nulla cambierà, in una Banca e la sua Fondazione, finchè hanno ben piantati i piedi nel sistema finanziario e speculativo di questo mondo globale, il resto, la beneficenza, la loro Banca Prossima per il sociale, è solo un accidenti, è solo marketing. (se vuoi leggere anche il resto, continua qui)

IL DIRETTORE DI UNIMONDO CI RISPONDE SU UNICREDIT

A seguito della pubblicazione della pubblicità della Carta etica di credito “GeniusONE” sul nostro portale ci sono giunte diverse lettere. Tra le prime quella di Paolo Trezzi alla quale, anche tenendo conto di lettere successive, risponde il direttore di Unimondo, Fabio Pipinato.Risposta del direttore di Unimondo Gentile Paolo Trezzi,
La ringrazio per la Sua lettera alla quale non mi attardo a rispondere. Unimondo ha già fatto pubblicità ed è la prima volta che pubblicizza una “Carta” di un Istituto di credito. Trattasi di una decisione di cui, in qualità di direttore del portale, mi assumo la responsabilità. Ho discusso della Sua lettera e della mia scelta con il CdA della Fondazione e la redazione. Le confesso che abbiamo opinioni divergenti. Come CdA non abbiamo la certezza di aver scelto bene, ma vorremmo aprirci al dialogo anche verso realtà che rimangono interlocutori importanti per il sociale www.unicreditfoundation.org.

Provo ad interloquire per punti:

1) Da dieci anni Unimondo offre un’informazione puntuale e gratuita sulle banche armate e, per fortuna, non solo su quelle. Più volte ha denunciato le modalità di costruzione, traffico, smercio, responsabilità economiche, politiche e finanziarie del commercio di armi. Vorrebbe continuare a farlo.

2) Conosco il coinvolgimento di numerosi gruppi bancari nell’industria armiera. Tuttavia, pur non condividendo la linea di sostegno all’industria bellica, mi è sembrato di poter valorizzare l’attenzione al sociale che Unicredit sta compiendo. Forse vale la pena concentrarsi anche sulle “buone pratiche” degli istituti finanziari e non solo sui danni da essi compiuti. Come da sempre fatto.

3) Il portale non gode di contributi né statali e né di enti locali. Alla fine del mese deve comunque quadrare i conti per garantire la retribuzione ai collaboratori. È legittimo il richiamo ai principi, ma la sostenibilità economica non può essere accantonata come un fattore irrilevante. Un’agenzia che offre un’informazione gratuita ha bisogno di entrate che ne garantiscano il funzionamento.

4) Come direttore devo tener conto anche delle risorse presenti nel CC di Banca Popolare Etica che il lettore responsabile potrà trovare in Home Page sotto la dicitura: “dona ad Unimondo”. Se vi sono riserve sufficienti possiamo agire senza pubblicità alcuna ma se non ve ne sono dovremo accogliere alcune delle offerte che ci giungono. All’aumento progressivo dei lettori negli anni non è sempre corrisposto un aumento delle donazioni.

5) Sto ricevendo molte lettere piccate, deluse, dubbiose ed arrendevoli. Alcune da parte di organizzazioni per noi importanti come Pax Christi. Chiederò alla redazione di pubblicarle. Siamo per il dialogo. Non è un caso che abbiamo un’intensa attività culturale, nei territori ove abbiamo sede, poco propensa alla contrapposizione. Ed è forse per questo che vorremmo sopravvivere al mercato che ha costi sempre più importanti, con il sostegno del mercato, per non sottrarci nel denunciare le storture del mercato stesso. So che si tratta di abitare una contraddizione ma per questo ho deciso di aprire un dialogo con i lettori meno arrabbiati come lei. Mi piacerebbe coinvolgere nel dialogo anche i funzionari di Unicredit ai quali girerò, con il Suo permesso, la Sua lettera e le lettere che giungono in redazione. Credo possa essere anche questa un’occasione d’interloquire in modo costruttivo, al di là delle categorie della guerra, che ci ha visto per un decennio o di qua o di là del muro.

6) I lettori più affezionati si ricorderanno della polemica nell’anno del giubileo in occasione del Festival di San Remo. Ebbene, dopo pochi giorni è stata varata la legge per la cancellazione del debito estero dei paesi più poveri. La Campagna sdebitarsi ha voluto condividere anche con noi il successo. Sarebbe una vittoria di tutti se riuscissimo a trovare una via per un disimpegno formale dell’Istituto di Credito (al quale stiamo dando noi credito) dal finanziare l’export di armi a favore di un impegno graduale e fattivo per il sociale.

7) Iniziamo subito. Osserviamo che altri Istituti di credito riportano chiaramente il Bilancio Sociale, il Codice etico e ambientale e anche la loro policy in materia di “armamenti”. Non ci dispiacerebbe ottenere la stessa trasparenza da Unicredit con i quali stiamo tentando di andare oltre la contrapposizione.

Cordialità,
Fabio Pipinato
(Direttore di Unimondo)
 

E DALLO STESSO SITO DI UNIMONDO:
il dibattito che ne sta seguendo

CARTE FALSE DI UNICREDIT su Unimondo.org lettera di protesta

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Cara Redazione di Unimondo, unimondo.org

Buongiorno, anzi no.

Non vorrei sembrare sarcastico, ma la pubblicità di Genius la Carta di credito “etica” di Unicredit, la Banca armata principe della Lista delle Banche Armate di quest’anno,

sul vostro sito, non mi sembra una genialata. Anzi.

Sono un assiduo frequentatore del vostro sito e non ricordo di aver visto mai nessuna pubblicità. Iniziamo bene. Potete solo migliorare a questo punto. Vi scrivo perché non mi spiego come sia possibile scivolare su queste cose così palesi. Ho la sensazione che anche per un sussulto di dignità riceverete molte lettere su questa vicenda, piccate, deluse, dubbiose, arrendevoli. E saranno gli stessi visitatori che navigando in Rete volendo trovare informazioni sui danni degli istituti finanziari, ed in particolare sulle loro esposizioni nel facilitare e rendere possibile le transazioni e i pagamenti nel commercio di armamenti in giro per il mondo. Visitando il vostro sito.

Questa non è un’attenuante è, per parte mia, un’aggravante.

Le notizie le sapete e quindi la conseguenza dovrebbe, doveva (sic!) essere automatica. Mi sfogo, dunque, con voi, segnalandovi che Unimondo con la pubblicità delle Banche Armate è come l’Europa senza Illuminismo: inservibile.

Vi chiedo pertanto di provare a motivare questa scelta, mi riservo il diritto di rendere pubblica la vostra risposta, o non risposta perché voglio sapere chi è che, ha deciso di rovinarvi/ci la reputazione Perché, e concludo, vedere Unimondo.org sito parlare di Banche Armate e di fianco la pubblicità della Carta di credito “moschicida” di Unicredit, cioè una di queste, è come vedere una partita di calcio tra due squadre in finale. Quando l’arbitro fischia la fine della partita può non essermi chiaro se abbia vinto la cronaca delle banche armate o la Banca armata.

Escludo, però, che possiate aver vinto entrambi.

In attesa di risposta saluto,

Paolo Trezzi Centro Khorakhanè Lecco

(aderente campagna banche armate)

FINANZIA ETICA

In un mondo ideale non c’è accumulo, il denaro è solo un mezzo di scambio non ha un valore in sé. Tutti hanno e solo quel che serve per vivere e non c’è questione da gestire. Ma questo non è un mondo ideale.
E dove mettere i soldi oggi potrebbe essere un gran bel punto da tornare a discutere assieme, su questo spazio magari, all’aperto e pubblico dominio. Dove si possono mettere i nostri denari? Va bene qualsiasi risposta. Vanno bene tutte.
Tutte tranne una. Quella che vorrebbe Banca Etica come il male minore. Perché non è una risposta. Anzi.
Il male minore è il peggiore dei mali. Perchè toglie la speranza, la prospettiva, ammazza il futuro.
È il peggio del peggio. Nell’Apocalisse è scritto che i rigettati saranno i tiepidi, quelli che non sono stati né freddi né caldi.

FONDI ETICI: FARE COMUNITA’ NON FINANZA

Partirei da una domanda se vi va di contribuire:

“Qual’è il valore aggiunto che attribuiamo al mettere i nostri soldi nei “Fondi Etici” che oggi, dalle banche commerciali alla stessa Banca Etica, tutti paiono proporci?”

 Personalmente non ne vedo molti.

Nessuno per la verità.

In questo modo si finanziano infatti Società ed Aziende già ad alta capitalizzazione, quotate in Borsa, con alte potenzialità e capacità di attrarre e dirottare risorse economiche e finanziarie. I fondi per loro natura poi speculano sull’oscillazione della quotazione e con questi strumenti si cerca di fare danari con i danari.

 

Da tempo mettiamo in evidenza la necessità, oltre alla critica a questo modello di economia e di finanza, di volgere lo sguardo oltre l’ostacolo, là dove si possono diffondere e promuovere iniziative diverse dai “Fondi Etici”, iniziative opposte di micro/finanza, di vera alternativa.

 Copiando e studiando  i fondi sociali di quartiere (penso al modello delle Piagge di Firenze), ad esempio, o i Banchi comunali (pubblici) di soccorso o ancora le Mutue di autogestione (MAG4 di Torino e MAG6  di Reggio Emilia).

O l’uso delle monete locali (l’Ente Parco dell’Aspromonte)

Sono queste iniziative che, meglio di tutte, sicuramente meglio dei “Fondi Etici” rispondono 8secondo noi) alle caratteristiche di solidarietà, equità, giustizia, relazioni paritarie e di fiducia.

 Queste realtà, questi percorsi, hanno la forza ed hanno avuto l’intuizione di creare un buco nella rete della mercificazione, il passaggio per le volpi, un passaggio dentro il sistema. 

Lo so, le parole-idee messe in calce (solidarietà, giustizia, equità…) sono vecchie come il mondo, sono le pratiche che vanno ri-attuate. Bisogna lavorare sulle narrazioni, sull’ideologia, sui valori dominanti, dunque reinventare la narrazione del mondo

I Fondi, benché “Etici”, non sosterranno mai, a differenza delle MAG, dei Banchi comunali, delle monete Locali, quelle realtà, quei soggetti che ognuno di noi conosce e che praticano, quotidianamente, un’altra socialità, un’altra economia, “un’altra narrazione del mondo” ma che hanno necessità di un capitale per sostenere le strutture, la gestione.

Ma, soprattutto, nessuna Banca ha la capacità, l’interesse ed il tempo di comprendere che i Fondi, benché “Etici”, si differenziano appunto dalle Mag, dai Banchi Comunali, dalle monete locali perché queste nel sostegno alle attività locali aggiungono quel seme, quella stella polare che le fa uniche. Uniche eppure riproducibili, creando e saldando uan rete di persone, gruppi, imprese, che intendono relazionarsi in modo equo e solidale, condividendo ciò che sono e ciò che hanno e che prima, forse, non sapevano né di essere né di avere.

La raccolta, gestione e condivisione comune e paritetica delle risorse economiche che viene permessa attraverso i Banchi, le Mag e monete locali sono, infatti, anche la possibilità di dare un senso nuovo ai soldi trasformandoli in elemento che innesca cambiamento reale intorno a noi, tramite quei rapporti nuovi che nascono, relazioni che si instaurano, mondi che si mescolano. In una parola: Comunità. 

 Oggi lo smantellamento e la sistematica distruzione dello Stato Sociale (oltre a impegnarci perché sia arrestato) non può esimerci dal costatare che nel breve nulla tornerà come prima e che quindi abbiamo bisogno di strumenti mutualistici nuovi-antichi per tamponare il disastro.

 articolo per TTC novembre 2007