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GLI SPARI SOPRA NON SONO SOLO PER NOI

armiPossiamo continuare a crederci. Oppure possiamo ricrederci.

Ma, oggettivamente, è socialmente più pericoloso Salvini di un criminale guidatore di autobus. Solo che ci fa più ribrezzo il criminale canonico. È semplicemente una questione dovuta alla parte in cui i due rivolgono la loro arma. Il terrorista islamico crediamo ce l’abbia puntata contro di noi (anche se i primi martiri e vittime del terrorismo islamico sono proprio i musulmani ma fa comodo dimenticarlo). Salvini crediamo che la punta del suo “fucile” non sia rivolta contro di noi.

Mettiamo invece in fila due dati, facciamo un’analisi, guardiamo al di là della propaganda e vedremo che Salvini (e prima ancora l’ex ministro Minniti, perché è vero e perché così evitiamo di dirci dire che l’opposizione fa propaganda) non si fa scrupoli nell’aggravare i rischi del mare per chi prova a venire da questa parte della rapina.

Non ha scrupoli a consegnare a chi, certificato e comprovato, uccide, tortura, violenta e rinchiude i migranti: bambini, uomini e donne, nei lager libici. Solo che ci fa comodo sentirci assolti, non vedere quello che si sa ma non passano in tv e poche volte sui giornali.

È più facile e anche comprensibile, il primo attimo, stare empaticamente con i nostri di figli, i nostri di bimbi sui pullman in gita. Sono sempre gli altri quelli che devono spiegare, giustificarsi, quelli che hanno la lettera scarlatta. Quelli che possono e devono morire. Invece non dovrebbe morire nessuno, forse sarebbe più facile non trovare il colpevole, ma ritrovare noi.

Non è importante ovviamente il nome Salvini o nonno lupo. Non fermiamoci solo al nome, però guardiamo ai fatti e agli argomenti. Vediamo il clima sociale e di precarietà, di insicurezza e disumanità che si sta alimentando e chi lo fa.

Io non voglio dimostrare niente, voglio mostrare tutto.

ELUANA: PER NON PIANTARE UN ALTRO CHIODO SULLA CROCE DI PAPÀ ENGLARO

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Come hanno riportato i giornali è andato in scena sabato il rituale annuale che i “padroni” della morale chiamano “la giornata degli stati vegetativi (pro-life).” 
Il 9 febbraio, perché è la stessa data in cui morì Eluana Englaro.

Dolente da guardare ma pure assai istruttivo.
Gli integralisti da volantinaggio che fanno i gradassi sulla vita e sulla morte (degli altri), ci danno preciso il ritratto di quel che sono, e di come vorrebbero questo Paese: arretratezza, malafede e dogma.

Falsa coscienza, ma vera cattiveria.

Non ce n’è uno, di questi soldatini della fede, che piantando un altro chiodo sulla croce di papà Englaro non gli dica “poverino”, “gli siamo vicini”. E giù un altro chiodo. Ma poi si svelano. Dicono, come ha detto il loro coordinatore della manifestazione lecchese, Giorgio Celsi, che Eluana è stata ammazzata.
Che Eluana voleva vivere. Che se fosse rimasta dalle suore sarebbe ancora viva e magari avrebbe potuto addirittura svegliarsi.

Una violenza e falsa testimonianza da rimanerci ogni volta male.
Perché è proprio sull’odio per chi reclama diritti che gli integralisti religiosi di pronto intervento sguainano la spada.

Eluana è stato un puledro di libertà ed il Padre ha combattuto, alla luce del sole, non contro qualcuno ma solo per Eluana. Ha chiesto solo la libertà, il diritto, di scelta per lei, non l’obbligo per tutti e su tutti a mettere fine alla sua non vita.

QUELLE LORO E QUINDI ANCHE NOSTRE STORIE

fascismo baniIeri sera, insieme ad altri, per la Giornata della Memoria, dopo la posa delle Pietre d’inciampo alla mattina ad Acquate a ricordo di Pietro e Lino Ciceri, ho assistito ad un convincente reading musicale in sala don Ticoczzi, a cura di Federico Bario.
Ognuno di noi, con il suo volto e le sue esperienze, nuovo a questi temi o consapevole da tempo, ne è uscito arricchito.

Ne sono convinto.

Dalla serata ci si è portati a casa la memoria per ricordare e elementi in più per capire. Incontri così sono necessari, oggi, perché il fine è capire non solo ricordare.

Capire che dietro quei nomi che ieri sono stati citati, quelle loro e quindi nostre storie, non ci sono palcoscenici e sipari che finito si chiudono, ma ci sono volti e vite che, sovrapponibili, dobbiamo portare dentro per vederle ancora adesso, nel quotidiano del nostro tempo.
L’Assedio di Sarajevo, il Ghetto di Varsavia, il Rwanda, Portopalo ect ect,
Perché la Giornata della Memoria non sono solo giornate.

PS: venerdì 8 febbraio per “Il Percorso della Memoria”  all’Istituto Musicale Zelioli dalle 17.30

sempre Federico Bario in “Leggere in Ebraico” e Concerto “Dio delle Ceneri – la voce dei sommersi

“Crotto del Brick”: spazi vuoti e occupazione

nasce-villa-brick-anarchica-1Leggo dall‘articolo di cronaca di oggi, dell’avvenuto sgombero del Crotto del Brick”, da un paio di mesi occupato, in maniera non concordata, da un gruppo di militanti anarchici.

Ora qui non voglio soffermarmi sulla condivisione o meno di entrambi gli interventi. Quello dell’occupazione dei ragazzi né dello sgombero delle Forze dell’Ordine.

Credo sia invece utile andare al cuore del tempo e quindi a un passaggio dell’articolo.

Questo: “Abbiamo occupato – avevano spiegato in un volantino – per riempire questi spazi vuoti con socialità, condivisione e nuove sperimentazioni di rapporti umani liberi e orizzontali, senza gerarchie e autorità. Lasciare all’abbandono uno spazio (…) , lo riteniamo un insulto a quanti non hanno un tetto sulla testa o che faticano a sopravvivere con affitti da record (…)  Non chiederemo il permesso a nessuno per far rivivere un posto morto da decenni”

Mi sembra questa un’attenzione che i ragazzi anarchici ci offrono e che ci interroga.

Spero che singolarmente e poi assieme, cittadini,  Istituzioni, intellettuali, mondo associativo, colgano questa occasione e aprano una riflessione pubblica perché a me pare evidente che, anche se ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti.

IMMIGRAZIONE:L’importante è trovare a chi dare la colpa.

altan aiutoCara Leccoonline

Sul tema immigrazione sono d’accordo con il lettore R.C. L’importante è trovare a chi dare la colpa. La colpa è sempre degli altri. Ci si evita il dilemma di essere uomini ancor prima che cristiani.

La sua lettera infatti contiene, seppur con garbo ed educazione, le peggiori scuse che un uomo, un cittadino, possa mettere tra sé e gli altri. Gli esempi che fa sembrano infatti tutti apparentemente di buon senso ma nessuno in realtà ragionevole.

Non perché criticare la politica e assolvere il proprio partito (la Lega in questo caso), che di quella politica è protagonista da trent’anni, è abbastanza paradossale ma perché è sempre un atteggiamento comodo trovare giustificazioni, auto-assoluzioni, trovare quel “ma però gli altri…”.

Nel leggere la lettera del signor R.C. che nei contenuti è uguale a mille altre che, con minor garbo, si trovano su social e si sentono ovunque in bocca a leghisti e non solo, ho pensato che se c’è un tratto comune – nel nostro Paese e nella nostra epoca – che riguarda sempre più individui, è l’incapacità/impossibilità di assumersi le proprie responsabilità pur dentro il riconoscimento dei propri limiti a prescindere da quello che fanno o non fanno gli altri.

Schiacciati da ogni tipo di responsabilità, tranne quella verso sè stessi, è comodo non vedere che non ci è chiesto di risolvere il problema dell’Immigrazione ma semplicemente quello di essere uomini tra gli uomini.

Che è poi un modo, come ci insegna Vittorio Arrigoni, per restare umani.

LA MISURA DEL CIOCCOLATO (della Lega)

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In ogni dramma che si rispetti qualche goccia di ridicolo, come l’arresto per chi ruba il pane e l’elezione a senatore per chi ruba 49 milioni di euro, deve pure esserci.

La consigliera comunale Cinzia Bettega della Lega, che oggi con presunta solennità affianca un dramma personale come un senza dimora davanti al Teatro della Società con il decoro per la Festa del Cioccolato, si è incaricata, per l’occasione, di fornire questo prezioso ingrediente.

Qualcuno potrebbe pensare – equivocando – che l’animosa leghista, intendesse tutelare l’uomo, che lei chiama, con intento dispregiativo, “barbone”, in realtà stava come sempre esaltando sé stessa.
Trarre profitto dalle difficoltà, ove possibile pure dalle disgrazie altrui.

Ci sono persone (quasi sempre uomini e donne adulte e pubbliche: il che, se ci pensiamo bene, rende ancora più penosa la situazione) per i quali l’ego e l’interesse personale e di partito sono la sola cosa che conta. Magari fino al punto di gongolare di fronte alla trasformazione della cronaca politica in cronaca nera perché questi politici son gente che si diverte solo se alla fine arriva la polizia o almeno i vigili urbani.

Ma quella del decoro urbano, francamente, non è una buona giustificazione. Una tavoletta di cioccolato non può essere un ingrediente accettabile neppure nelle innominabili alchimie del consenso elettorale.

Il cioccolato è prezioso perché mette in moto le endorfine e il piacere, ma il senso della misura è molto più importante perché differenzia le persone dagli sciacalli politici