Grazie all’ASL di Lecco si torna a parlare della prevenzione dal gioco d’azzardo patologico.
Una bella rassegna teatrale, che ha preso il via sabato al Teatro della Società, quindi utilizzando linguaggi nuovi, e non solo articoli di stampa o convegni, rimette sul piatto un tema la cui attenzione non può mai scemare, se si vuole quantomeno ridurre la gravità dell’abuso da gioco.
Perciò ben vengano iniziative così.
Insieme ai 3 spettacoli (i prossimi sono il 2 e 9 dicembre, alle 21) credo però sia fondamentale, indirizzare una campagna verso i Bar che le hanno le slot mangiasoldi.
Politiche di incentivo fiscale, per dismettere le slot, non sono pensabili, ne auspicabili, troppi sono i soldi che gli esercenti ci ricavano dalle slot per essere competitive le decurtazioni su Imu, Tari ect.
Campagne di dissuasione etica e di coerenza, rivolte agli stessi esercenti, si sono dimostrate in questi anni fallimentari. Basti vedere il flop, purtroppo, dell’adesivo “Non azzardarti” di Appello per Lecco da appendere sulle vetrine dei bar senza macchinette.
Peggio ancora han funzionato se pensiamo ad Arci, l’associazione di promozione sociale che in ben più di un suo Circolo, sia in città che sul territorio, ha istallato molte di queste macchinette slot e nello stesso tempo si fa pure dare migliaia di euro di contributi dalla Provincia per promuovere la lotta alla ludopatia dalle stesse slot.Siamo al paradosso. Ma il risultato è questo. gli esercenti fanno orecchie da mercante.
Perciò se non ci ascoltano loro restano, a mio parere, due strade e mezza. Quella Istituzionale con i rapporti tra Enti ed esercenti, quella diretta ai clienti e, la mezza, alla stampa.
La prima è quella più limitata che vede l’Ente Comunale, tramite un apposito Atto, vietare la sponsorizzazione, i patrocini e tutti quei rapporti non obbligatori per Legge, con i soggetti che scelgono di tenere queste slot e, come forma più persuasiva, anche con chi co-organizza iniziative con gli stessi.
La seconda, più formativa, è quella di rivolgersi direttamente ai clienti di questi esercizi per farli promotori diretti di una campagna “autoprodotta”. Tipo: “(Bar/Circolo X) o noi o le slot”.
Potrebbe essere, secondo me, l’occasione buona per svegliare l’esercente dal torpore della convenienza economica.
La mezza strada è rivolta alla stampa, ed è quella di chiedere di non enfatizzare vincite da “gratta e vinci”, limitare la pubblicità di questo tipo di mercato, di informare con frequenza dell’ammontare, immane, di spesa complessiva e procapite sul nostro territorio del gioco di azzardo.
E ancora delle irrisorie, e a volte nulle – si nulle – possibilità di vincita del gioco di azzardo. Nonchè dei rischi e delle patologie che l’abuso da gioco genera.
E’ probabile che si fallirà su tutta la linea, ma perché non provarci?