È forse solo perché non abito sopra l’Auditorium di Via Foscolo, o perché più che il fascino educativo della prima bicicletta, ad una certa età, in me, è prevalso quello della disillusione ma, a differenza dei sig. Colombo – che hanno scritto questa lettera – , io sono totalmente critico su come si sono sviluppate e concluse le cose in merito all’assegnazione della Sala Comunale di via Foscolo a Lecco.
E sono critico perché ne evidenzio la gravità per una questione di metodo e di etica, non sulle competenze di chi ha avuto assegnato la sala.
L’Amministrazione comunale – non mi interessa quale assessore e ufficio è maggiormente responsabile sebbene le carte sono lì, inequivocabilmente, a dimostrarlo, e portano il nome dell’Assessore Corrado Valsecchi e dei suoi Uffici del Patrimonio anche perché poi la Delibera di Giunta (nr. 123 del 19.7.2016) è stata votata da tutti – mi auguro possa e voglia rispondere anche per continuare questo nuovo e positivo dialogo di partecipazione verso i cittadini che ha appena riaperto.
Dubbi e domande che non sono ideologiche o pretestuose, ma semplici, comuni, necessarie o, perlomeno, legittime.
1) CONFLITTO DI INTERESSE ETICO:
Mi chiedo: E’ eticamente opportuno che l’Assessore che ha promosso questa assegnazione sia il leader dello stesso partito che vede il rappresentante amministrativo della realtà a cui è stato assegnato l’Auditorium non solo è stata candidata nella stessa lista civico/partitica ma addirittura dirigente nella Presidenza dello stesso assessore?
Tutto legale, chiaro, ma l’etica non è una questione di tribunali ma di rapporti civici e sociali.
2) RAGIONI E OSTACOLI DELLA CHIUSURA:
Mi chiedo quali erano gli ostacoli, reali, che ne impedivano in questi anni, anche recenti, l’apertura da parte del Comune?
E perché sono decaduti ora non con la gestione diretta del Comune ma concedendola ad una Associazione?
3) AFFITTO DIECI VOLTE PIU BASSO
Il Comune, va ricordato, dato non di poco conto, percepirà un incasso da Teatro Invito per un Auditorium da ben 320 posti seduti, di solo 2600 euro all’anno. (216,67 euro al mese), quando, in perizia (Id. 6816 del 29.01.2016), agli atti del servizio patrimonio, questo valore era stato valorizzato in € 25.129,80.
4) ONERI NON ESPLICITATI E NOLEGGIO DIFFUSO
Vien da chiedere quali altri oneri e di che entità sono in capo all’Associazione a cui è stato concesso l’utilizzo?
Oneri così alti che il Comune non può pagare e non può nemmeno paventare di incassare dal noleggio diffuso della struttura, ma sostenibili da una medio piccola realtà associativa?
Che infatti, al punto 3 del suo Progetto dichiara che, ovviamente e giustamente, che lo farà “dietro il pagamento di un contributo per le spese di gestione”. E addirittura ampliando, di molto, le proprie possibilità di guadagno: “anche iniziative che esulino dall’ambito strettamente culturale come meeting o convegni organizzati da privati”.
5) SPAZI PUBBLICI CARENTI E TARIFFE
La povertà di spazi civici e pubblici in città è conosciuta da tutti, con tariffe di utilizzo, per sale anche ben più piccole di oltre 200 euro a serata fin a oltre 1000 euro (Sala Ticozzi). Importi quindi che in poco tempo coprirebbero la spesa del canone annuo.
6) RICERCA SPONSOR E AUSTOSOSTENTAMENTO:
E allora perché il Comune non è stato in grado di aprirla da solo? Qual è il vantaggio economico per un’associazione che non può essere ricercato dal Comune direttamente o da un azionariato comunitario?
Perché non chiedere, per esempio, a Acel Service, che in fondo è un’azienda pubblica a partecipazione comunale, di dirottare parte dei suoi finanziamenti per il territorio e pubblicitari per alcuni anni, per darle il via prima dell’autosostentamento?
Questo, permetterebbe di avere il tempo di creare, intorno a quella sala polifunzionale pubblica, un ragionamento che va nella direzione di un possibile futuro affidamento a reti di associazioni o qualsiasi altra cosa che si può inventare per non trasformarla in luogo privato, e di reddito privato.
Una collegiale costruzione condivisa con gli altri assessorati c’è stata? E, soprattutto, con la città, quella cittadinanza attiva, il volontariato, che quando fa comodo ci si riempie la bocca, non era proprio auspicabile, possibile? Perché?
7) UNA NUOVA RICHIESTA DI SOLDI PUBBLICI E GESTIONE APPALTATA
Se poi leggiamo il punto 4 del comunque bel Progetto di Teatro Invito, perché è un bel progetto davvero nella parte artistica culturale, punto dove l’associazione richiede nuovi soldi “fund raising, azionariato popolare, Bandi, ricerca di sponsor.. siamo convinti che un’amministrazione dinamica e al passo coi tempi .. occasione per supportare un’attività significativa per la città” viene da chiedersi in primis se è stata assegnata ad un’associazione senza robuste capacità finanziarie che basa molto sul denaro pubblico e di altri il proprio sostentamento e in secondo se tale ricerca di raccolta fondi non poteva essere lo strumento da utilizzare da parte del Comune per una gestione diffusa e condivisa e non privata. E infine se non conveniva, visti i soldi che tale Sala catalizzerà, affidarla si prioritariamente ad una associazione strutturata e valida come Teatro Invito, per una cosiddetta gestione esternalizzata di attività culturali ma mantenendo la Gestione e quindi gli incassi, come avviene per il Teatro della Società, ma qui con evidenza con molti minori costi di struttura di tutto il resto.
Non critico le competenze di chi ha avuto assegnato la Sala Auditorium, ma evidenzio la gravità del metodo.
La polemica è sempre distruttiva, la critica però ha, spero, diritto di cittadinanza e, auspicabilmente, di risposta.