IL PULPITO DI GHEZA E INDECENTI PARALLELISMI

CroppedImage300183-stefano-gheza-2Il Presidente del rugby Lecco Stefano Gheza con il suo post contro il Bione forse voleva stare in equilibrio su quella linea sottile che separa la farsa dalla tragedia, il riso dal dolore, il passato dal futuro. Non c’è riuscito nemmeno stavolta.

Dopo essere precipitato in un evidente finto gesto nobile di dimissioni quando, tre mesi fa, lasciò l’Assessorato allo Sport a causa di irregolarità nella struttura ricreativa della società da lui presieduta e che, come assessore, insieme ai dirigenti, avrebbe dovuto controllare, oggi, consapevole (?) del rumore che avrebbe fatto, vi ha dedicato un post fb rancoroso che, peraltro, solo da quando si è dimesso, il Bione inizia a intravedere una sua lenta e definitiva risoluzione. Prima, con lui, due anni di silenzi, zavorre, non detti, incartamenti e incartate.

Oggi come un cappuccetto rosso nel bosco, si lamenta che i suoi ragazzi del rugby al Bione non possono fare il terzo tempo e altre attività, guardandosi però bene dal dire che la sua struttura è stata la legge – non il lupo cattivo – a farla chiudere, mesi fa.

A me comunque di questo aspetto a monte, controverso, comunque ritrito, retorico e incartato interessa relativamente. In fondo ci sono normative e procedimenti in corso.  E lui, da che pulpito poi, è comunque l’ultimo che dovrebbe fare la voce grossa.

Quello che vorrei evidenziare è invece la gravità pazzesca e direi diseducativa degli argomenti che il Presidente Gheza usa come presunti rafforzativi per il suo atto di accusa.
Modalità che ritengo decisamente più grave delle eventuali, pochissime, ragioni dettate dallo sconforto di un uomo che evidentemente sente il peso di un suo totale fallimento come politico e amministratore.

La gravità mischiata a qualcosa simile alla furbata sta innanzitutto nel non aver aspettato nemmeno il tempo di una risposta del Comune e del Gestore alla lettera da lui inviata solo poche ore prima.

Ulteriore gravità è nel vantarsi di un progetto educativo e poi non dire che la Club House del rugby non era a norma, e cioè fuori dalle regole.
Che progetto educativo può esistere se per primi i paladini delle regole, le violano e insegnano a ritenerle poca cosa, se vanno contro il proprio interesse?

Ma soprattutto che brutta cosa, sia in termini di civiltà, educazione e pedagogia, quel parallelismo da piangina populista con la situazione delle roulotte di chi sta fuori dal Bione.
Indecente. Non ha nessun interesse nemmeno morale a risolvere la situazione dei nomadi li fuori in maniera civile, ma la usa solo pro domo sua.

Come diceva un filosofo ottocentesco i fenomeni storici accadono sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.

Gheza non è uno storico e tantomeno un fenomeno, ma sulla farsa, dopo la tragedia come assessore, credo sia sulla buona strada

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