Dissento, sebbene solo parzialmente, dalla recensione del critico culturale de La Provincia di Lecco, Claudio Scaccabarozzi, in merito alla conferenza spettacolo di Corrado Augias, sulle ultime ore di Gesù: “Ecce Homo, anatomia di una condanna”, andata in scena mercoledì scorso nell’ambito della bella stagione di Prosa del Comune.
Sono convinto che uno dei diversi meriti di questo cartellone sia proprio, permettere e stimolare differenti punti di vista al termine delle rappresentazioni per altro sempre di qualità.
A me, per venire al punto, lo spettacolo seppur volutamente in bilico tra divulgazione storica e romanzo, ha lasciato una sensazione mal stirata di precaria soddisfazione.
Uno spettacolo che certamente è stato buona cosa proporre e vedere – la sala era pressoché tutta esaurita – ma che a me è parso, in diversi quadri, davvero troppo sbrigativo nel racconto, non così coinvolgenti, stimolanti nell’invito ad approfondire.
Le riflessioni più irradianti di tutto questo le ho infatti personalmente ricevute e raccolte, da parte di Augias, quasi fuori racconto: la forza soverchiante e intensa del Calvario e della croce e il Valore della Resurrezione come elaborazione e moto intimo della coscienza, personale e per nulla simbolico, teologico e tribuno.
Totalmente deludente invece, a mio parere, il modo e la rappresentazione che ha scelto di dare di Ponzio Pilato. Mostratoci, e rimarcandolo, come un inetto, un ignorante, un mediocre, una figura incolore
Perplime che una persona con la storia, la militanza, il percorso di Corrado Augias non abbia letto o più probabilmente tratto forza e ragioni per una diversa valutazione di Ponzio Pilato, dalle argomentazioni di Antonio Gramsci e il suo “Elogio al Giudice, il procuratore romano Pilato”.
Ove con più forza, fascino e credibilità mi sia permesso, lo evidenzia come giudice eroico. Seppur persuaso della innocenza di Gesù la qualità giuridica di cui era investito ha fatto tacere la coscienza dell’individuo, del privato cittadino. Eseguendo la sentenza per il rispetto delle autonomie locali che la legge romana imponeva ai magistrati romani.
Dovremmo esaltare Ponzio Pilato. L’indipendenza del potere giudiziario è stata una delle più grandi garanzie di giustizia che l’uomo moderno, grazie ai Romani, sia riuscito a conquistare.