Capita sovente che il prof. Marchini nei suoi editoriali su Lecco, utilizzi il metodo “dell’assicuratore”: prima ti bastona e poi ti medica.
A volte però le bende e la cura arrivano troppo tardi. Come oggi, nell’ultimo editoriale “Turisti mordi e fuggi. Lecco deve cambiare”.
Una caterva di luoghi più triti che comuni (il lungolago dissestato, gli artisti di strada con le fisarmoniche, le bancarelle della creatività e, novità, pure le barche nordiche) di cui fa trasparire un’insofferenza che è quasi idiosincrasia.
Solo alla fine, in due righe, la cura, il medicamento: “se a Lecco vogliamo turisti invece che occasionali incursori, dobbiamo, noi per primi, mutare atteggiamento. Una lungimirante cura del nostro patrimonio. E’ questa la soluzione”.
Ebbene nel “noi per primi” dover mutare atteggiamento, però il prof. Marchini si guarda bene dal riconoscersi.
Perché vivaddio, è sempre troppo tardi quando proveremo che il primo atteggiamento da cambiare, in noi lecchesi, è quello di smettere di ritenerci sempre figli di un dio minore, quello di ritenerci, noi per primi, ancor più malandati di quello che in realtà siamo. Noi per primi ingigantiamo i problemi, demandiamo le soluzioni e sappiamo sempre a chi dare la colpa.
Lecco non è una città turistica però se costruisci percorsi e osservatori sulla Montagna, Festival e Rassegne, se porti la ruota panoramica, se fai mappe sui luoghi da vistare, se agevoli e incrementi le corse dei battelli con la tassa di soggiorno, se estendi gli orari dell’Ufficio Turistico, se promuovi app mobili per la Cultura e luoghi Manzoniani, se frontelago fai dei partecipati street food, se posizioni totem storici turistici, se coinvolgi i giovani e fai concerti musicali, se fai guardare l’orizzonte da un Matitone religioso, se crei nuove modalità di usufruizione della navigazione privata, se hai attività straordinarie come il Planetario e Musei, a partire dallo stesso Palazzo Belgiojoso invidiabilmente bello e curioso, no, c’è sempre troppo poco, è sempre nulla, resti sempre turismo mordi e fuggi. Resti sempre un pezzente.
Lecco per diventare ancor più di quello che è, va sostenuta, senza ovviamente far finta che vada tutto bene, (il lungolago va tenuto più pulito, le piante e l’erba più curata, i parcheggi e le soste più ordinate..) Lecco va vissuta, va animata, e bisogna promuovere quello, poco o tanto, che ha di già – e se non è tanto, certo poco non è – ma non va bastonata.
Nel frattempo la politica deve sollecitare l’imprenditoria o quest’ultima farsi vedere davvero. Forse però quest’ultima manca più come idee e voglia di rischio di impresa, di coordinamento tra i propri Enti di rappresentanza, più che come danari…
L’Hotelleria è carente a Lecco, come numeri di posti. Perchè hai voglia a voler raddoppiare i numeri di arrivi e presenze per tempi più lunghi, ma mi chiedo, se davvero arrivassero così tanti turisti stanziali dove li mettiamo? Sul Piazzale della funivia di Erna con le brande? O su Marte?
Evviva gli articoli dove ci piangiamo addosso. Dove prima Lecco si bastona e poi si medica. Così dopo l’editoriale sulla Lecco turistica del prof. Marchini, non ci resta che dire: l’operazione è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto.