NON SO SE È UN APPELLO: BASTA PARLARE DI SALVINI

quarto-stato-di-spalleNon so se è un appello.
Ho però la netta convinzione che dovremmo, tutti quanti, soprattutto sui social dove non si riesce a fare un più che minimo ragionamento articolato, spazzato via da facili slogan o dal mantra: “si vabbè ma gli altri?”, smettere di riportare, rilanciare, commentare, scimmiottare ogni giorno, ogni stramaladettissimo giorno, ciò che dice, fa, posta, dichiara, quella slavina umana di propaganda e vergogna che è il Ministro della Paura Salvini?
Riteniamo davvero che sia utile, che sia controinformazione, quella di farci dettare l’agenda, l’ordine del giorno da lui e alleati e di giocare di rimessa sul terreno scelto da lui e dai suoi esperti di comunicazione?
Oggi non credo sia il problema dei problemi convincere il cittadino per chi o per chi non votare, tantopiù che c’è più autoreferenzialità sparpagliata a “sinistra”, che stelle in cielo.
Muoiono e nascono partiti, liste elettorali, associazioni pseudoculturali (anche localmente) con dentro sempre gli stessi politici che cambiano sedia, selfie o partito pur di restare in cima anche se oggi questa cima è il nulla, e che continueranno ad essere perdenti e di reale scarso interesse per chi non vive di pane e politica.
A me, invece, sembra più importante ora ricostruire relazioni, luoghi, spostare altrove il discorso politico, praticare stili di vita e di pensieri, continuare a vivere, piantare semi, come è stata, almeno in parte, la giornata del Rifugiato lungo l’Adda a Pescarenico, questa Domenica. Come lo sono, da sempre, gli incontri pubblici e questi si di informazione, altrinformazione e formazione di Qui Lecco Libera. Come il prossimo, questo venerdì sera in Sala Ticozzi.
Fare cioè almeno questo, che non è nulla di originale, ma è anche togliere importanza all’idea che ciò che conta è solo vincere sul piano elettorale se poi la società rimane quello che è… 
Ho la convinzione che dobbiamo ricreare spazi e parlare degli argomenti reali, quelli veri, per una società che rispetta gli adulti ma creda soprattutto nei giovanissimi, che non ha paura di crescere, di essere sé stessa e che contemporaneamente, concepisca la diversità, i confini, l’altro e non abbia paura.
Una società di uomini e donne che (ri)conosca i ricchi e gli impoveriti, gli onesti e i disonesti, il bene e il male, la guerra e la pace, il lavoro e lo sfruttamento, i diritti e i privilegi, i doveri e le imposizioni, la nazionalità e la cittadinanza, e che sappia scegliere da che parte stare.
Ho la convinzione che dobbiamo smetterla insomma di discutere tutto il santo giorno e tutti i santi giorni, ciò che fa e dice il Ministro della Paura Salvini e non rincorrere il consenso per il consenso.
Non bisogna rassegnarsi e non bisogna credere che quest’enorme consenso  sia sinonimo di ragione; ci vorranno anni perché la ragione diventi consenso, perché il consenso torni alla ragione.
Ma la primavera o la facciamo arrivare noi, assieme, o non arriva.

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