E ancora una volta questa famosa antipolitica si manifesta in tutta la sua oggettiva pochezza proprio con chi con questa antipolitica ci ha fatto carriera e fortuna.
Disvelando che nemmeno dopo diversi anni, ossia senza più alibi, c’è un vero radicamento, c’è una vera militanza attiva nel M5S. Quando c’è da scegliere il candidato in carne e ossa, non solo un facile simbolo alimentato dal marketing e dagli slogan, puff!! Il M5S si ritira più che le acque del lago di Como.
Ennesima riprova la votazione dell’altro ieri per scegliere la prima rosa di candidati alle prossime elezioni europee di maggio. Quasi 3000 autocandidature, 100.000 aventi diritto di voto, nemmeno 38000 votanti. Quasi 2/3 non han votato. Tra tutti i candidati han scelto solo i primi 200, i 10 più votati per ogni regione. I voti singoli di questi non sono stati volutamente rivelati ma l’undicesimo (il primo degli esclusi) ha preso mediamente 40/50 voti, in Veneto 135, Emilia 130, Lombardia 125, sebbene ogni iscritto poteva votare fino a 5 nomi. E la chiamano democrazia diretta.
Il candidato della nostra provincia di Lecco, Giovanni Galimberti, pur già consigliere comunale di Molteno, ha preso, arrivando nelle retrovie, solo 43 voti. Più o meno il parentado.
Questa antipolitica che non riesce nemmeno ad autoeleggersi è un aspetto che svela la pochezza del radicamento sul territorio e, nondimeno, la pochezza del valore e del coinvolgimento che il M5S è in grado di attrarre e mettere in campo addirittura tra i propri iscritti. Sbaglia l’evidenza?
Questa antipolitica che si dichiara maggioranza è più un pugnetto di generali per carriera e fortuna, senza esercito. Il consenso farlocco. Togliessero il simbolo questi untori dell’antipolitica non sarebbero votati da nessuno. Anzi anche con il simbolo, se guardiamo le europarlamentarie dell’altro ieri. Un tempo nel PCI c’era la scuola di partito alle Frattocchie, e dovevi fare gavetta e gavetta.
Oggi basta conosce 100 amici e ti ritrovi euro-parlamentare, un gioco come a monopoli, senza passare nemmeno dal via. Più che uno vale uno, qui è vero che uno vale l’altro.