Sulla vicenda Zamperini che sta riempiendo le cronache e pure le locandine acchiappalettori dei giornali è bene riavvolgere il nastro e re-iniziare da capo.
Tanto per cominciare per fornire una corretta classificazione delle minacce e degli atti in corso. Altrimenti, ogni urlaccio su internet e comunicato stampa rischia di diventare un fantasma invincibile.
E allora, visto che di sa tutto quello che Zamperini ha voluto farci sapere, è buona e doverosa cosa domandarci altro.
L’inizio e dall’inizio.
1) Chi gli ha detto che l’aggressore era un anarchico e addirittura il capo anarchico di Lecco e non uno del Pd o della sinistra o che altro? Non che non lo possa essere, è solo il tempismo dell’affermazione.
2) Il capo anarchico (che già fa ridere così) pur essendo di Lecco ha dovuto chiedere a Zamperini se Zamperini era proprio Zamperini?
3) Questo ha poi preso la macchina, senza che nessuno nel bar lo fermasse?
4) Ci sono testimoni? Chi sono? Nessuno parla?
5) Zamperini dice di aver fatto, subito dopo aver preso due o tre pugni, anche se sembrano più graffi (un gatto ovviamente rosso) un video della targa della macchina, la DIGOS da qui dovrebbe averlo subito preso. Perché la stampa non dice il nome e nulla sullo stupido aggressore?
6) Nemmeno un’ora dopo è partita la strumentalizzazione e la propaganda: Comunicati stampa del leader del partito regionale di Zamperini, De Corato, che si sofferma, più volte, citandolo come il futuro candidato alle Comunali. E poi telefonate della Meloni. 5000 post.
7) E, fuori da ogni serietà, in attesa in pronto soccorso, selfie, interviste ai giornali, telefoniche, alla radio, post, hashtag per chiedere il voto…
Un multitasking da far girar la testa a chiunque senza bisogno che altri muovan le mani.
Tutto quasi perfetto e completo.
La perfezione arriva in Consiglio comunale con la comunicazione dell’aggressione e da lì la solidarietà di tutti i partiti, di tutti.
È giusto, è naturale e poi è pure facile.
L’aggressore è un anarchico.
Facile capro espiatorio per qualsiasi occasione. Dalle bombe alle botte. La solidarietà è autonomatica e la parte schifosa della propaganda (come lo è l’aggressione) passa sotto silenzio.
8) E così la ciliegina, il suo comunicato pieno di senso di responsabilità. Contro ogni violenza: la sua parte non la genererà e cadrà in provocazioni. Bene. Peccato che poi non cancella e anzi “mipiaccia’ in senso di chiara condivisione quando i suoi fans gli scrivono per esempio: “spero di trovarne uno… e sono cazzi suoi…” o ancora “Zamperini sei troppo buono le zecche vanno schiacciate”.
Zamperini infatti non è nuovo ad avallare o promuovere atti di violenza.
Non serve ricordare la violenza esecrabile, impareggiabile che ha messo in atto contro Eluana Englaro quando in ambulanza una sera di pioggia stava per essere trasferita per il suo ultimo viaggio a Udine.
Dico tutto questo ed evidenzio tutto questo non per giustificare l’aggressione (quantomeno un pirla) ma per evidenziare le incongruità, la strumentalizzazione, la propaganda e perché la solidarietà la si dà alle vittime innocenti. Non a chi appunto ci marcia e fa propaganda elettorale e tollera quella dei suoi fans o peggio parla di essere contro la violenza e invece fomenta l’odio verso gli altri, i migranti, i Rom al Bione…
Quindi questa rincorsa alla solidarietà pubblica acritica e bendata perché si ha paura di sembrare complici è ora che smetta e si chieda invece chiarezza.
La politica spettacolo, quella dei proclami, dei selfie, del marketing, degli spot e della strumentalizzazione è una politica lazzarona: non fa più il suo lavoro, e il prezzo lo paghiamo tutti.
E ognuno di noi non dovrebbe sostenerla e nemmeno abboccare.
Paolo Trezzi