C’è, simbolicamente, un ultimo pezzetto di puzzle che manca nell’intero quadro della solidarietà in questo tempo di lotta al Coronavirus.
Quello verso pazienti ricoverati e isolati in Ospedale
A quello verso le infermiere con le “Pizze sospese” si è aggiunto quello all’Ospedale con la raccolta fondi per i macchinari.
Ora potrebbe essere il tempo dei ricoverati.
Coloro che il virus colpisce più duramente.
Un virus che li debilita e isola, fin nelle relazioni. Impedendole.
Per questo, mutuando quello che sta avvenendo all’estero e in alcuni ospedali italiani, perché, se fosse utile, soprattutto ai più anziani oggi ricoverati, non donare un tablet con videochiamate, per provare, almeno in parte, a ridurre le distanze, l’isolamento lungo e forzato da familiari e conoscenti?
Un tablet che al termine della degenza resta in prestito a un altro paziente per poi, quando finalmente questo tempo di contagio sarà finito, esser donato alle scuole della Città o usato per il monitoraggio a distanza delle persone anziane sole da parte degli Enti pubblici?
Oggi ci son facili tablet a poche decine di €
Mi permetto di indirizzare in primis questa lettera aperta, per valutarne innanzitutto la fattibilità con l’ospedale e le Rsa, i promotori di #AMICIDILECCO che a Natale han illuminato come non mai la nostra Città.
Per farsi nuovamente prima promotrice, per dare un’ulteriore luce e illuminare virtualmente e concretamente queste giornate così certamente buie e grigie a chi oggi ricoverato in un letto di ospedale è isolato dalla Città e soprattutto dai suoi affetti lontani