IL LUPO E IL VIZIO

marcellodal nostro ex khorakhaneker Gustavo Schianchi Toh! Marcello Veneziani, scrittore e giornalista, solerte frequentatore di talk show, maître à penser della destra colta, ci riserva uno shock estivo non da poco. «Mi devo ricredere – scrive su Libero di mercoledi 29 l’Italia è un Paese razzista». Di un razzismo «inquisitorio e poliziesco». La sorprendente (e fulminante) convinzione si è fatta in lui strada per via delle persecuzioni razziali – sono questi i precisi termini utilizzati da Veneziani – di cui egli è fatto sistematicamente oggetto in ragione dei suoi tratti somatici, della sua «carnagione», del suo «aspetto vagamente arabo-islamico». E in cosa consistono le persecuzioni in parola? In «controlli speciali, perquisizioni meticolose». Che talvolta gli vengono risparmiati solo in ragione di una sua «qualche pubblica riconoscibilità» e del «buon tasso di militi che leggono Libero ». Pensate un po’: è bastato che il nostro incrociasse con qualche inconveniente transitorio, durato lo spazio di un accertamento e seguito – immaginiamo – da pronte scuse degli imprudenti tutori dell’ordine pubblico, perché Veneziani giungesse a tali sorprendenti conclusioni. Non fosse per questi invero lievi inconvenienti occorsigli, probabilmente egli coltiverebbe ancora la precedente convinzione, e cioè che l’accusa di razzismo altro non sia che un arnese del trito bagaglio ideologico della sinistra, brandito con ingiustificato furore polemico contro i propri avversari politici. La vita reale del migrante, la sua transumanza coatta nello stato di clandestinità, la condizione drammatica di ricatto e di sfruttamento in cui è costretto quotidianamente a dibattersi, il suo dover sottostare a leggi, disposizioni, regolamenti sempre più discriminatori e vessatori non aveva mai, prima d’ora, scalfito nella mente di Marcello Veneziani l’idea che il nostro Paese stesse precipitando lungo una drammatica china, quella di un razzismo largamente introiettato dalla gente, e istituzionalmente coltivato con metodica determinazione. E mai sarebbe stato indotto a riflettere – ma lo sarà davvero ora? – sul fatto che in Italia vige ormai un diritto duale e che i migranti che qui vivono somigliano molto da vicino ai meteci delle città-stato greche del VI secolo avanti Cristo. Il dubbio è più che fondato visto che il vero sconforto che prende Veneziani consiste nell’essere scambiato per la «sintesi di tutte le etnie criminali in circolazione nel Paese». Etnie criminali, appunto. Ci risiamo: il lupo perde solo il pelo. Il vizio non flette di un palmo.

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