Un’azienda fallimentare che è costata ai propri clienti tariffe sempre fuori mercato è stata venduta con una formula assistenzialistica, separando attivo e passivo. La separazione costerà direttamente dai 2,5 ai 3 miliardi di € che aumenteranno direttamente il debito pubblico. Una tassa esplicita. Le tasse servono per redistribuire benefici ma in questo caso i benefici saranno goduti esclusivamente da imprenditori in pieno conflitto di interessi e senza alcuna esperienza del settore, di cui alcuni anche pregiudicati.
In questi termini, si tratta di un reale trasferimento di reddito dalla collettività a pochi privilegiati.
Privilegiati perché selezionati personalmente, padronalmente, senza alcuna gara ed in totale opacità.
Privilegiati perché un acquisto con break even a fine 2009 è un acquisto speculativo, perché è stata assicurata una finestra di 3 anni di completa immunità, 3 anni in cui l’antitrust non potrà intervenire.
Un mercato protetto in un’unica direzione, la protezione del profitto.
In termini più specifici, un futuro di tariffe più elevate per noi.
Gli imprenditori disinteressati al settore rivenderanno le quote ed in cambio, essendo per lo più costruttori, saranno ricompensati per “la mossa” con appalti pubblici, probabilmente per l’Expo.
L’unica difesa fattibile, plausibile, sarà controllare i destinatari degli appalti pubblici e comunicarlo il più diffusamente possibile per far emergere la compravendita politica.
Sarà comunque tardi anche perché, ad esempio, Benetton è contemporaneamente il gestore di Fiumicino che dovrà definire le tariffe per i servizi Alitalia e componente della cordata CAI, Passera l’advisor e contemporaneamente un investitore. Gli scambi di favori, quelli che non si vedono sono già effettivi.
Tutto ciò per “salvare” l’italianità di un servizio scadente e costoso ed una pretestuosa concorrenza turistica. Pretestuosa perché le tratte saranno dominantemente domestiche con riduzione delle extradomestiche e non potrebbe essere diversamente ma, soprattutto, perché un servizio scadente ad alto costo non incentiva il turismo.
Il gioco non finisce qui.
Le compagnie di piccole dimensioni, fra cui chiaramente l’odierna Alitalia, non sono più in grado di confrontarsi sul mercato.
Mentre in Italia veniva consumato il solito furto ai nostri danni, i tre player (concorrenti) principali, Air France – Klm Lufthanza, British Airways, chiudevano contratti ed incrementavano le proprie dimensioni. Nello specifico, la British Airways ha effettuato un merge con l’Iberia o, meglio, l’ha acquistata. E’ scontato che a breve sarà necessario un accordo con uno dei tre player per non far fallire la compagnia italiana. La conseguenza è che, fuggiti da un accordo con Air France per mezzo del quale la compagnia sarebbe confluita in uno dei tre maggiori gruppi di aerotrasporto europeo e si sarebbero aggiunti 2 miliardi di investimenti in strutture italiane, saremo costretti a rivendere a prezzo più basso ad uno dei tre gruppi.
Purtroppo i sindacati non hanno compiti politici perché, in caso contrario, avrebbero aderito immediatamente all’accordo con Air France non appena l’isteria “nazionalistica” di berlusconi, il futuro azionista a poche settimane, ha fatto intravedere, o ipotizzare, la situazione degradata che stiamo vivendo e pagando. In sintesi, “la mossa”, lo show , ci è costato direttamente circa 3 miliardi di euro e ci costerà molto di più in futuro.
Come già argomentato, la previsione non era difficile.
L’incremento del debito e la totale incapacità del Governo Berlusconi/Tremonti nella gestione dell’economia è documentata. Le rilevazioni, Banca Italia su dati Ministero del Tesoro, sono disponibili a tutti e quindi anche ai sindacati che dispongono, peraltro, di uffici studi competenti.
La speranza, per chi riesce ancora a serbare una lacrima di umorismo, è che Air France acquisti l’Alitalia.
W la pizza !