CONSULENTE DI FIDUCIA

E dire che pensavo di averle viste tutte. Non di averle scampate tutte però. Suvvia bisogna aver fiducia nel futuro. Argentina, Cirio, Giacomelli, My way, For You, Parmalat, BiPop, ci hanno dato sì delle scoppole ma siamo ancora in piedi. Più leggeri, decisamente più leggeri però ancora in piedi.  Ho sempre pensato che tutte quelle scoppole le ho sfiorate solo per puro caso. Non entro spesso in banca. E non ho mai aperto la porta agli sconosciuti, come mi ha insegnato tempo prima mia madre, tantopiù se erano in giacca e cravatta con una valigetta in mano: «Promotori ed assicuratori prima o poi sono dolori»

Le informazioni sono in mano a chi vende? Di certo che non sono in mano mia quindi basta affidarsi al mio consulente finanziario di fiducia. E allora tranquillo vado dal mio bancario di fiducia e con una sola idea in testa: devo salvare i miei soldi, devo tutelare i miei risparmi. Basta rischi.

Perché oggi allora mi tremano le ginocchia? Forse è perché mi sono reso conto che gli interessi della mia banca non coincidono con i miei. Ma è mai possibile? Ho le prove. C’è da fidarsi se vi dicessi che sul sito di Patti chiari – il consorzio dell’Abi [Associazione bancaria italiana] per aumentare trasparenza e informazioni alla clientela fino a venerdì 12 settembre, quindi il giorno prima del crac, erano inserite le obbligazioni della Lehman Brothers fra quelle a basso rischio? Mi dico questi non capiscono nulla, ma gli ho dato in mano i miei soldi. Prima regola mai allontanarsi dai propri soldi. 

La sezione «Obbligazioni a basso rischio» su Patti chiari viene spiegata e motivata testualmente così: «Patti chiari propone un elenco consultabile di obbligazioni a basso rischio e di conseguenza a basso rendimento, costantemente aggiornato, per orientare chi è privo di esperienza finanziaria e intende investire in titoli particolarmente semplici da valutare». E ancora: «L’Elenco delle Obbligazioni a Basso Rischio/Rendimento, promosso dal Consorzio PattiChiari, è uno strumento informativo basato sulle stesse informazioni finanziarie che usano le banche per compiere le proprie scelte di investimento». Che usano le banche per compiere le proprie scelte di investimento. Chiaro? A voi non tremano i polsi? Io sono fortunato ho il mio consulente globale di fiducia che mi ha detto che con me non segue le direttive, stringenti, che gli impone la Direzione della Banca. Fa un eccezione.

Perché, ma non lo sapevo, le banche, tutte ormai, impongono a ogni proprio addetto di raggiungere budget di vendita di prodotti finanziari sempre più alti – i budget, non gli addetti – e questi sono quelli, ovviamente, più redditizi per la banca.

Un tempo erano i fondi comuni di investimento, poi sono diventate con la crisi dell’Argentina e la paura di perdere i soldi, le obbligazioni strutturate [strutturate per non perdere il capitale mi ha detto il mio consulente], le Unit liked, polizze a capitale garantito, le obbligazioni bancarie, anche di altre banche, lui la chiama «carta terzi».

Ma se è quasi fallita Lehman e si sentono salvataggi statali ormai quasi tutti i giorni mi domando: dove sono gli enti di controllo? Perché non sono stati attenti?

Forse questo sistema di autorità garanti, di controllo, non funziona.

Meno male che io ho solo prodotti con il nome della mia banca. E scritto ben in grande. Basterà? Oggi ho telefonato al mio consulente bancario. Mi hanno detto che è stato trasferito. Penso che starà facendo carriera. Era uno bravo, però così che strano senza salutarmi. Mi tremano le ginocchia inutilmente. Io ho due fondi comuni di investimento, il primo con poche azioni, un bilanciato lo chiamava il mio consulente. È un cestino con dentro tanti titoli. Va bene non so, e non mi dicono, tutti quelli che contiene nè tanto meno quando e a che prezzo sono stati comprati, però non credo che sia per quello che sto perdendo dei bei soldi. Poteva contenere azioni Lehman, sì certo però mi hanno garantito di no. L’altro è poi un fondo solo «obbligazionario», non ha nemmeno un’azione qui. Il mio consulente, mi aveva detto che è ancora più sicuro, guadagnavo meno però senza azioni. Ora mi dicono che sto perdendo anche lì, però non è colpa di nessuno, i tassi sono saliti, però nemmeno in banca mi sanno dire tutti i titoli che compongono questo fondo. La maggior parte dei miei soldi lì ho a titoli a «capitale garantito».  C’è scritto e me l’ha detto il mio consulente. Quando scadono, mi ha spiegato, prendi tutti i tuoi soldi, più gli interessi. Per fortuna ho diversi di questi prodotti e hanno nomi simili: Obbligazioni index, polizze index e unite linked. Paroloni ma sono cose in realtà semplici: si tratta di prodotti finanziari index linked assicurazioni sulla vita il cui andamento è correlato al rendimento di azioni, obbligazioni o panieri di indici [per esempio gli indici di borsa: il Nasdaq, il Mib30…]: me l’ha spiegato il mio consulente riassumendomi rapidamente le 70 pagine 70 che l’Isvap (l’ente principale di controllo per questi prodotti) obbliga l’emittente ad allegare al contratto ci questi prodotti. Settanta pagine fitte con termini come swap, sottostante, derivativa, nota informativa, norme contrattuali, allegato… Che, ho capito, nessuno dei sottoscrittori legge mai.

Come si fa a chiedere cose che non si sa di dover chiedere? Capitale garantito c’è scritto anche in grande in tutta la filiale, devo domandare invece se è garantito garantito?  Questi prodotti lì ho presi apposta per quello, perché solo una parte, piccola oscilla in realtà, l’80-85 per cento del capitale a scadenza lo investono in un’obbligazione. Questo perché il rendimento degli indici azionari è incerto e può essere non adatto al profilo di rischio dei clienti; spesso l’investimento è accompagnato da una garanzia, valida alla scadenza della polizza, sul capitale investito. Di solito questa parte dei soldi che fa da garanzia è appunto investita in obbligazioni zero coupon [che garantiscono cioè la restituzione del capitale alla scadenza della polizza], il nome dell’emittente-garante, nella nota informativa, ma nessuno me l’ha detto, è la società che ha emesso l’obbligazione [ e non come credevo la mia banca]. Io non ho Lehman, ma Dexia per una e Abn Amro per un’altra: non ci sono problemi, sebbene nessuno me lo garantisce per iscritto.

Sento che alcune banche poi stanno studiando come procedere per garantire noi risparmiatori ma non voglio pensarci. Ma se falliscono diverse banche grosse dove vanno a prendere i soldi? Vanno a prenderli? Mi tremano le ginocchia. Ma non erano a capitale garantito? Forse era meglio se avessi domandato garantito da chi. Se avessi sentito lo stato italiano, francese ecc oggi sarei più tranquillo. I Bot i Btp, I buoni Postali legati all’inflazione perché non li propone mai nessuno?

E poi non riesco a trovare scritto da nessuna parte come sia possibile che il PIL dell’Italia cresce dello 0,5%, quello di tutta Europa, non proprio il giardino di casa, del 1,5% e le banche, in questi anni, tutti gli anni, sono cresciute del 15-20 per cento.

Forse perché loro fanno domande chiare alle loro società di consulenza manageriali e di strategia [tipo la McKinsey[. “Voglio guadagnare il 15 per cento, puoi costruirmi un modello per l’appunto avere questo rendimento?” E quindi sono nati questi prodotti che tutte le banche vendono tra di loro, ognuna quello dell’altro, per avere l’”up front” il guadagno subito a prescindere dalla durata del titolo – sui miei contratti index c’è scritto a volte il 4 a volte il 5 per cento che forse pago io alla banca. Dovrò domandarlo al mio consulente.

Ho idea che tutti questi titoli sono come il sale, le banche se lo sono passato di mano in mano, facendo soldi a palate, solo che non si sono preoccupate quando si è messo a piovere. Devo indagare su dove si è sciolto il sale, perché il sale mica è sparito, casomai si è solo spostato. Dalle tasche dell’impoverito a quelle del ricco. Una ridistribuzione all’incontrario.

E poi perché lo Stato, gli Stati, salvano le banche dai crack e non intervengono a salvarmi da un mutuo che continua a crescere? Dove sono i miei soldi per pagare il mutuo, per pagarmi il cibo? Se trovo il mio consulente finanziario…

Leopoldo “Mina” Scalcini

articolo tratto dal sito di WW.CARTA.ORG, sul numero del settimanle nr.37

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