CRIMINALITA’ SISTEMICA

altan-uomo-del-rubareRiciclaggio, corruzione, malaffare. Tornano a turbinare negli headlines dei mass media questi termini che tanto allarmano la società, almeno quella parte che lavora onestamente e duramente e che crede di vivere in un sistema sostanzialmente sano, pur qualche fisiologica risacca di marciume.  Non si pone mente al fatto che quella montagna di denaro generata dell’alacre attività della criminalità organizzata deve pur finire da qualche parte. Tutti quei soldi non se li spendono i mafiosi per fare la bella vita, riusciranno a spenderne solo una minima parte. Il resto deve necessariamente trovare uno sbocco, essere reinvestito e ripulito. Mi sono sempre chiesto, in via retorica, perché nascessero come funghi, dall’oggi al domani, tanti bar, pub nel centro delle maggiori città del nord. Oppure il perché, l’opportunità economica del tenere aperti quei numerosi negozi d’abbigliamento, anche di grandi firme, quando passando dalla strada, sbirciando dalle vetrine, raramente vi si può scorgere clienti all’interno.  Come si evince dalle cronache giudiziarie di “una delle più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale”, un’attività di riciclaggio di tale portata coinvolge necessariamente il cotè politico, quanto economico finanziario, quanto criminale, che, come dicono quelli che insegnano come rilanciare l’azienda Italia, “fanno sistema”. Scopriamo che anche industrie come quelle delle telecomunicazioni possono essere infiltrate, non solo l’economia visibile dai marciapiedi delle nostre città. E’ sempre scioccante alzare una pietra e scoprire un verminaio. Sarebbe sconfortante, sempre per quella parte di società che lavora onestamente e quindi duramente, scoprire, capire che politica, economia, o meglio finanza, e criminalità sono strettamente legate in un processo di osmosi quotidiana, e non di occasionale cooperazione. Scoprire, capire che questo modello di sistema, non solo italiano ma occidentale, tuttavia non ha bisogno della ‘ndrangheta per connotarsi di prerogative criminali, poiché le sue, necessariamente insite, politiche di esclusione e belliche sono già di per sé criminali. Sarebbe sconfortante, di più, angosciante scoprire, da parte della politica, finanza, criminalità, che il resto della società prende coscienza che il bene particolare che si fa è solo un palliativo. Che non si può più risolvere un singolo problema senza risolverli tutti. Che annunciato dal soffio del vento ellenico si avvicina a grandi passi il tempo del “Rimedio a tutto”. Molto doloroso, come storicamente provato, talvolta effimero (il termidoro arriva a volte troppo presto), ma certamente spettacolare. E lo spettacolo è un’arma a doppio taglio (qui gladio ferit …) ormai irreversibilmente introiettata nelle società moderne, ineliminabile. Buona visione.

dal genio osservatore su mercato e società del nostro lampadiere Pococurante

 

 

 

Un pensiero su “CRIMINALITA’ SISTEMICA”

  1. Dal punto di vista dei consumi si può persino misurare quanto contano le attività in nero nell’economia di un territorio, ma senza poter distinguere fra le attività in nero non criminali da quelle criminali.
    Infatti, se si esaminano le statistiche dell’ISTAT o delle Camere di Commercio sui redditi pro – capite e sui consumi pro-capite di tante province del Mezzogiorno ma non solo di esso si nota che a redditi pari a 10 corrispondono consumi pari a 12 o a 13. Queste 2 o 3 unità di consumo in più rispetto al reddito sono generate dalle attività in nero, senza che si possa distinguere fra quelle che compiono solo evasione fiscale e contributiva e quelle di provenienza criminale.

    Gianfranco Visconti

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