MADE IN LECCO: IL FUMO DI NAVA

fumoI Giornali e i siti d’informazione locale sono caduti in un inganno. Hanno dato passivamente una non notizia a piena pagina. La non notizia era la dichiarata preferenza negli acquisti nell’Amministrazione provinciale dei prodotti “made in Italy-Lecco”, sbandierata in una conferenza stampa dal Presidente Daniele Nava. Gli è stato permesso di fare un comizietto. “Il provvedimento in questione è un’iniziativa concreta a supporto della crisi economica” ha infatti pomposamente dichiarando, trattenendo a stento il riso, il presidente Nava presentando la delibera. Ha detto anche, di sbieco ed in politichese, mica tanto colto dagli astanti giornalisti, che si possono scegliere i prodotti “made in Italy o made in Lecco” solo se costano meno. Lui l’ha venduta così:“Nel rispetto della normativa esistente sui criteri di economicità”. Quindi nessun privilegio, nessun sostegno. Nessun aiuto.

Pertanto era una non notizia correlata da una delibera inutile. Tutto fumo. Bastava far bene la domanda. Se poi vogliamo declinare in maniera corretta un altro tronfio e cadenzato commento del Presidente Nava nella conferenza stampa che ne svelava l’opacità e il fumo, bastava prestare attenzione a queste parole: “sarà sempre valutata l’economicità nel privilegiare i prodotti di un’azienda piuttosto che di un’altra. Tale sistema comporterà anche una maggiore competizione tra le stesse.” Ebbene il chiacchierone Nava, che si vanta di fare pure l’imprenditore, dovrebbe sapere due regolette di economia e azienda. Mettendogliela semplice, dire:“Tale sistema comporterà anche una maggiore competizione tra le stesse” significa esattamente l’opposto di quanto si prefigge con la Delibera.

Perché se i produttori lecchesi vorranno farsi comprare i propri prodotti dalla Provincia dovranno abbassarli di prezzo, appunto per competere e vincere la concorrenza. Dovranno rinunciare a dei margini, financo vendere quasi in perdita non potendo nella concretezza dei fatti molte volte competere con l’estero. E se saranno costretti ad rinunciare a dei margini, tenderanno a recuperarli altrove, per esempio, è un’abitudine consolidata, abbattendo i costi fissi, tipo quelli della qualità o per il personale.

La notizia concreta, che dimostra la sostanza della esclusiva volontà di vendere fumo dell’Amministrazione Provinciale è invece quella – ne abbiamo già parlato qui e qui – che le imprese locali e italiane in genere, non sono state, nei fatti, sostenute, anzi sono state penalizzate dalla Giunta Nava, perché la stessa potendo far diversamente, ha preferito invece bloccare per mesi e mesi, 10 milioni di euro (20 miliardi di lire) di pagamenti per le aziende che avevano effettuato lavori e servizi per l’Amministrazione.

Perché ha deciso di genuflettersi a Tremonti ed al suo Patto di Stabilità. E quest’anno si corre il rischio che sia ancora così.

Devono quindi, per essere seri, al posto di fare delibere buone solo per il marketing e solo piene di fumo ammettere che hanno messo in difficoltà le imprese, altro che aiuto.

Non si prendono in giro i cittadini, la Giunta Nava deve rendersi conto – o gli va fatto rendere conto – che oltre a smettere di sprecare soldi in orpelli, consulenti e pubblicitari, deve darci un taglio alle chiacchiere e agli spot. E disubbidire a Tremonti non rispettando le manette di “Roma ladrona” del patto di Stabilità. Così si incominciano, concretamente, ad aiutare le imprese non con la lingua e l’inchiostro speso per delibere buone solo come specchietto per gli allocchi

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