L’approvazione del Piano Rifiuti in Consiglio Provinciale di ieri è fortemente deludente.
Lo è innanzitutto per la modestia degli obiettivi perseguiti e per la filosofia che lo sostiene. Chi osserva i dati forniti dall’Amministrazione provinciale rileva che sostanzialmente dal 2001 non c’è aumento della raccolta differenziata, che risulta ristagnare. L’assessore Molgora si fa vanto che tali percentuali siano stati conseguiti anticipando gli obiettivi di previsione nazionale e regionale. E fa bene. Dimenticando però che non è certo a lui che deve esserne riconosciuto il merito e neppure al suo più immediato predecessore dr. Petrone, bensì e piuttosto all’avv. Maniglia che, tra l’altro, mai aveva avanzato la pretesa di definirsi ambientalista
L’attuale Assessore però fa notare agli astanti cittadini, l’assenza -in loro- di dosi di sano realismo proprie di chi, in quanto amministratore, non costruisce ipotesi “a tavolino”. L’invocazione al realismo porta lo stesso Amministratore al perseguimento di un obiettivo al 2015 del 65% (valore medio sull’ipotesi di due scenari diversi) di raccolta differenziata grosso modo corrispondente agli obiettivi della legge nazionale.
Si vede proprio nel merito la differenza con chi l’ha preceduto che va menzionato proprio per il superamento/sforamento degli obiettivi fissati nelle leggi nazionali (45% per il 2008 secondo la legge nazionale a fronte del 56% già raggiunto nel 2001): superamento anticipato di quegli standard che fa sì secondo le parole dello stesso Molgora che il nostro sistema di raccolta differenziata abbia una sua peculiare fisionomia se non primazia.
La filosofia che regge il Piano, nelle parole dell’Assessore, è comunque legata alla impossibilità di incidere sulle attuali tendenze mercantile. La Provincia è un ente impotente. Tutto dipende da imprecisati enti/soggetti di livello superiore.
Questo è quello che ci è stato risposto a fronte della nostra sollecitazione, contenuta nelle osservazioni che abbiamo presentato, intese a valorizzare meglio quelli che sono gli spazi non mercantili operanti nel nostro territorio (pubbliche amministrazioni e forme di economia solidale da promuovere ulteriormente) che meglio potrebbero prestarsi a una riduzione della produzione dei rifiuti. Con questa filosofia – della rassegnazione e del non intervento – è del tutto logico che quelle misure di prevenzione e riduzione dei rifiuti non possano essere che residuali e, come avvenuto in questi anni, essere pure modalità di marketing comunicazionale volta a promuovere non comportamenti virtuosi tra cittadini e realtà produttive ma visibilità e presenzialità degli attori pubblici coinvolti in qualcosa di puramente virtuale.
E’ in questo contesto che non viene spesa una parola sullo spreco di denaro che dovranno pagare attraverso le tariffe i cittadini per il potenziamento del forno inceneritore, dimensionato ben oltre gli obiettivi che il Ppiano prevede.
Chi ha partecipato al Consiglio provinciale non può in ogni caso che rimanere sconcertato e uscirne con pochi entusiasmi per la modestia o meglio la mediocrità degli obiettivi. Oltre all’assenza dell’opposizione o a una distratta astensione che palesava ignoranza dei termini del problema o sottovalutazione, si è potuta vedere una maggioranza annoiata e ratificante.
Con la posizione supina dei Verdi e disorientante di Rifondazione con quest’ultima che, quando opera fuori dalle istituzioni, è massimalista ma quando è dentro moltiplica i suoi sforzi minimalisti.
Del resto come credere che le cose potessero andare diversamente:
50 bottigliette da mezzolitro di acqua minerale erano l’idolo ben in vista davanti agli scranni di tutti i presenti, consiglieri, assessori, presidenti e funzionari. Quale miglior messaggio e veicolo di credibilità per la riduzione dei rifiuti.
Alessandro Magni Centro Khorakhané/comitato lecchese per l’acqua pubblica ed i beni comuni
Progetto rifiuti zero
http://www.provincia.lecco.it/pianorifiuti/Consiglio_Provinciale_Presentazione_PPGR.pdf