Se abbia fatto bene o male Assange a divulgare tutti quei file è un conto e ognuno può avere su questo la sua opinione, altra cosa è analizzare il fatto in sé e le ripercussioni che ne derivano. L’11 settembre della diplomazia, come qualcuno l’ha definito, non tocca certo noi poveri sudditi ai quali è per convenzione ormai consolidata e prassi comune raccontare verità sempre più inattendibili senza più alcun pudore e sempre allo scopo inconfessato, ma evidente, di curare gli interessi dei più ricchi e potenti. Si spalmeranno una ulteriore dose di pelo sullo stomaco e continueranno a perseverare accoltellando gli “amici” alle spalle, sorridendo a 32 denti stringendo flaccide mani, pensando esclusivamente: quanto mi rende?
Affermare tout court che non si devono rendere note informazioni riservate che riguardino gli stati di cui ciascuno di noi è parte è una pura baggianata. La discriminante è determinata esclusivamente dai contenuti che si sottraggono ai segreti di stato e dipende inoltre da che stato riguardino le informazioni. Se oltre ai file riferiti direttamente agli USA e indirettamente agli altri paesi, Assange avesse avuto la disponibilità di informazioni pescate direttamente dagli archivi Iraniani o Cinesi o Nord Coreani, ecc, ecc e li avessi resi noti, probabilmente il tutto avrebbe assunto un rilievo diverso e magari chi grida ora allo scandalo sarebbe il primo a battergli le mani.
Ipocrisia fa rima con diplomazia. Ipocrisia è condannare chi ruba “segreti” e non chi non li sa custodire e tutelare.
dal nostro ex khorakhaneker Francesco nel mondo dei microchip