PRIMA PERSONE:IO LI OSPITO

Sembra che sfugga sempre l’aspetto primario quando si parla di migranti ed anche in questi giorni che tiene banco, sulla stampa ed in tv, l”invasione” di 30 di essi nella solidale terra lecchese.

Terra ricca di associazionismo, di opere caritative, di fraterno cristianesimo e rivendicato comunismo terzomondista ma  immune dall’elaborare.

Sfugge, almeno sembra, che migranti, richiedenti asilo, sui barconi o sulla terra ferma di Lampedusa o Lecco che dir si voglia, sono Prima Persone. E se l’Europa è una fortezza, e per molti una prigione, l’Italia può, se ce lo dimentichiamo in troppi, essere peggio di un incubo: può essere un brutto risveglio.

La frontiera non è più un luogo: è una colpa, una condanna, qualcosa che chi ha avuto la sfortuna di incontrare non si toglierà mai più di dosso.

Oggi nel massimario minimo a pag. 47 della Provincia di Lecco, c’è una frase illuminante di Papa Giovanni XXIII “Il superfluo si misura dal bisogno degli altri”.

E’ emblematico, mi sia permesso, che si trovi nella stessa edizione che riporta, come se fosse una condanna, che i profughi, o meglio i richiedenti asilo, ci costano 1200 euro al giorno. Che tra l’altro fanno 40 euro a testa. Una cifra che evidentemente la solidale terra lecchese, ricca di associazionismo, di opere caritative, di fraterno cristianesimo e rivendicato comunismo terzomondista è impossibilitata, nella pratica, a sostenere.

Bisogna tenere a distanza gli indesiderabili. Non è più Pasqua e non è ancora Natale. Uno sguardo che non guarda. La cronaca esibisce il suo catalogo di ecatombi, le tecnologie della comunicazione ce le mettono a disposizione, in versione da telegiornale, il più delle volte da dibattito pre-elettorale che è la politica perenne di casa nostra, ma c’è una costante, un elemento comune a tutti quei massacri ed è che si tengono sempre ad una certa distanza dalla mia, e dalla nostra, tavola. Sono fatti che accadono da qualche parte che a buon diritto possiamo chiamare “altrove”. Magari alle porte di casa, come le guerre nell’ex Jugoslavia, nei Balcani o, appunto, nell’Africa mediterranea, ma insomma non proprio “qui”.

“Qui” è una parola ambigua, difficile da definire se ci mettiamo d’impegno. Un incidente finanziario a Wall Street, per i suoi effetti, ha molte più probabilità di rappresentare qualcosa che accade !qui!, nella mia, nella nostra vita, di quanta ne abbia ciò che avviene in campo della protezione civile a 2 km da casa mia che ospita richiedenti asilo, o in una coda vergognosa e umiliante davanti agli uffici della Questura cittadina. O a un miglio dalla spiaggia delle mie, nostre vacanze.

E quindi totalmente indifferenti, mera questione di sostenibilità economica, di panico per 40 euro al giorno che la solidale terra lecchese, ricca di associazionismo, di opere caritative, di fraterno cristianesimo e rivendicato comunismo terzomondista è impossibilitata, nella pratica, a sostenere.

Ed allora è necessario, direttamente, collettivamente, immediatamente, assumersi la propria parte di Opera – la Torah dice infatti che non ti è imposto di completare l’opera ma non sei libero di sottrarti – e sollecitare, nel concreto, la solidale terra lecchese, ricca di associazionismo, di opere caritative, di fraterno cristianesimo e rivendicato comunismo terzomondista a mettere a disposizione, per latri richiedenti asilo, le proprie sedi, le proprie case, i propri risparmi, per ospitare, con il ordinamento dei Comuni, delle Autorità le persone che fuggono da guerre e da carnefici, che affrontano la nostra frontiera, che se la sentono addosso.

“Io li ospito…” è dare ognuno, famiglia e realtà organizzata, la propria disponibilità all’accoglienza e/o al sostengono economico. Io li ospito e tu?

RESTIAMO UMANI

barbara e paolo

3 pensieri su “PRIMA PERSONE:IO LI OSPITO”

  1. Caro sig Trezzi si può essere d’accordo nell’ospitare chi chiede asilo politico e la sua reprimenda per difendere i diritti di questa gente e persino da ammirare; 40 euro magari possono sembrare anche pochi ma se pensiamo che i nostri concittadini con la minima si devono accontentare di 18 euro al giorno e io dopo 32 anni di lavoro colpito da malattia mi devo accontentare di 30 euro al giorno e ho 2 figli da crescere. Le ripeto la sua battaglia per difendere i nostri ospiti la ritengo giusta peccato che anche lei cada nell’errore di discriminare, sempre pronto a schierarsi per tutto ciò che è straniero ma per i poveri invalidi e per le loro famiglie italiane che non fanno notizia e non portano visibilità non ha mai fatto nessuna polemica. saluti
    Franco Sala
    © http://www.merateonline.it – Il primo giornale della provincia di Lecco
    Scritto Sabato 07 maggio 2011 alle 08:35 TITOLO: TREZZI E GLI AIUTI DIFFERENZIATI

  2. Il signor Franco Sala nel criticare la mia disponibilità ad aiutare i richiedenti asilo che arrivano qui nel territorio lecchese fuggendo da una guerra e persecuzioni cade nel tranello che il potere, la classe politica, infiocchetta a pennello per spostare le responsabilità, per togliersi di dosso il peso delle responsabilità.

    Il tranello della guerra tra poveri, tra impoveriti.

    Uno, a prescindere da chi sia, evidenzia un’emergenza e propone una soluzione, una soluzione che non è, tra l’altro, impegnativa, impraticabile, inconcepibile, anzi, ha come nocciolo primario quello di dimostrare che si può fare facilmente.
    Si tratta di mettere a disposizione non solo, e non necessariamente, un tetto, una stanza, un letto, che non è detto che tutti possano disporre in eccesso, ma di trovare, individualmente, collettivamente, diffusamente 40 euri al giorno per qualche settimana, o parte di essi.
    Invece ieri e oggi la stampa spara a 9 colonne il titolo che i richiedenti asilo, costano 1200 euri al giorno, lasciando intendere, per giunta, che siano a testa.
    A me sembra di una banalità, di una facilità estrema, proprio perché il territorio lecchese è ricco di associazionismo, di impegno civico, cattolico e “di sinistra”, di bontà d’animo individuale, far emergere che questo contributo, se diffuso, è una goccia, impercettibile in termini di sforzo ma con un risultato enorme, efficace, umanamente gratificante.

    Ci si devono leggere davanti, intorno, dietro, sopra e pure sotto delle sovrastrutture?
    Si li aiuto però…
    Si, però intanto quegl’altri, noi, non ci aiuta nessuno…
    Credo che così non si finisca più.

    E’ per questo che non accetto la critica del signor Sala.
    Non anche perché mia madre vive con la minima, che per 1,2 frazione di punti percentuali non ha diritto all’invalidità riconosciuta economicamente ma uno vedendola si chiede come sia possibile, no non l’accetto perché crolliamo verso l’abisso a fare la guerra tra poveri.

    Noi, io, lei, mia madre ecc ecc. abbiamo, o dovremmo avere strumenti continui, verificabili di aiuto, di sostegno e, me lo permetta, di lotta.
    Abbiamo o dovremmo avere una famiglia al fianco, una comunità intorno, un voto in mano.
    E già. Una famiglia, una comunità, un voto.
    Non le dico di andare a ricercare nell’archivio di merateonline (o questo blog) le mie prese di posizioni, le mie letture economiche, le mie “analisi”, che poco contano, poco incidono, le dico, con sobrietà e moderazione di andare a ritroso e vedere i suoi impegni, le sue lotte, i suoi voti.
    Ognuno di noi, io, lei, mia madre.

    Perché una guerra tra poveri è quello che vuole il potere, questa classe politica, che ci fa credere, a noi, a me, a lei, a mia madre che non ci sono soldi, ne per le pensioni, ne per la cassa integrazione, né per la sanità e figuriamoci per i richiedenti asilo.

    E quindi alimentano questa contrapposizione, perché è facile.
    Basta far credere che l’immigrazione è come una coda.
    Ogni persona è il nemico di quella che la precede. Si chiamano appunto “guerre tra poveri”.
    Ha funzionato già una volta, e allora via al clone.
    Persino i partiti di sinistra, i sindaci di sinistra, i presidenti di provincia di sinistra, – o con dentro la sinistra – con ordinanze contro i lavavetri, i mendicanti, i rom, accolgono le istanze “razziste” di una classe media che aveva paura. Perché in fondo, anche il pacchetto sicurezza e le “politiche” sull’immigrazione trovano il plauso della maggioranza, non tanto del Parlamento, ma del Paese
    Quindi è evidente che la politica abbia capitalizzato questa paura. E amplificato questo sentimento.
    Uno strumento volgare che si basa sulle cicatrici di chi ha sperimentato la fame, la povertà. Di chi la sta sperimentando. Hanno sfruttato chi non era cattivo. Ma chi era arrabbiato e terrorizzato.

    Indirizzando su altri i loro fallimenti.
    E’ per questo signor Sala che io non ci sto.
    Perché dietro, dentro, davanti, sopra e sotto questa coda, da qualunque parte la si guardi, è fatta di persone. Prima di persone.
    RESTIAMO UMANI

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