UN PARADISO MASCHERATO (parte3)

Il Belgio, oggi, con Depardieu e gli altri francesi che si incazzano, ( post 1 e 2) può sfruttare molte lacune degli altri stati dell’Unione. Essere un paradiso fiscale grazie alla sua ricetta cucinata per attrarre come commensali i ricchi contribuenti. Ad iniziare dai confinanti francesi. Una nouvelle cuisine fatta di sottrazioni. Un paradiso Fiscale mascherato.

Un tavolo sempre apparecchiato per i detentori di capitali che non hanno, qui, la necessità di fare la coda, prenotare, dichiarare buonissima parte delle proprie portate, plusvalenze e dividendi. Mascherato sotto la campana di qualche vassoio. Le imposte sul reddito infatti negli ultimi anni sono ammontate al 46% del prodotto interno lordo (Pil), cioè addirittura di più che in Francia (44%) Per gli altri ristoranti, quelli per i commensali a menu fisso, infatti, i piatti, i redditi da lavoro sono soggetti ad altrettanto importanti prelievi, con una tassazione progressiva con tassi marginali superiori che si avvicinano anche al 50%, in linea con i fratelli maggiori Francesi. Anche per i redditi da capitale, tra l’8,5 e il 10% del Pil, si equivalgono francesi e belgi.

Ma allora come fa il Regno Belga ad accogliere, attrarre, i fuggiaschi, ad avere ristoranti con posti riservati?

Nel trucco, nella maschera. In una salsa che copre i gusti, maschera i sapori, i profumi, le pietanze. La maggior parte dei contribuenti continua ad essere sottoposta a prelievi tra i più importanti in Europa, chi beneficia di una rendita, invece, può godere, gode, di un regime particolarmente favorevole, di piatti con cibi freschi e di qualità. La cucina del Ristorante Belgio ha infatti adottato il regime di ritenuta d’imposta liberatoria: le società o istituzioni finanziarie che versano interessi/dividendi prelevano una tassa proporzionale (15% nel 2009) sugli importi versati, la quale dispensa il contribuente commensale da ogni imposta ulteriore.

Una simile salsa non solo rende impossibile qualsiasi tassazione progressiva, ma impedisce anche di valutare con precisione cosa c’è sotto, gli ingredienti usati, la distribuzione dei redditi, in quanto l’identità dei commensali beneficiari non viene mai trasmessa alla cassa dell’amministrazione fiscale. Prodotti diretti della ricchezza, interessi e dividendi costituiscono evidentemente una parte molto importante del piatto dei più ricchi.

Anche nella cucina francese interessi e dividendi, possono essere oggetto di un prelievo liberatorio. II tasso d’imposta però è nettamente più alto. 34,5% su dividendi e 37,5% sugli interessi. Gli chef belgi, al massimo arrivano al 25%.

E così, scomparendo gli ingredienti, i redditi da capitale, le valige si preparano e i posti al tavolo si comprano. Se poi ci aggiungiamo le guarnizioni, i contorni, le plusvalenze da capitale, i guadagni tramite la compravendita di azioni…. In Francia, come in Italia del resto, queste sottostanno già ad una tassazione di per sé fin troppo favorevole ma debbono essere dichiarate al fisco. Nel nuovo ristorante di Gerard Depardieu, non finsicono nel totale del conto. Schivano qualsiasi tassazione. Eppure è evidente come sono proprio queste plusvalenze ad essere incassate soprattutto dalla fetta più ricca dei cittadini.

Alcuni dati sebbene non freschissimi: In Francia l’1% dei nuclei fiscali più ricchi contava per più del 50% delle plusvalenze dichiarate sull’imposta sul reddito dal 2002 al 2005. Negli Usa, più recentemente, nel 2008, rappresentavano il 21,8% del reddito imponibile dell’1% delle famiglie più ricche, e quasi il 45% per lo 0,01% più alto. La cifra calava a meno del 3,3% per il 4% delle famiglie successive.

Ovvio che così il Belgio con il suo fisco celestialmente imbandito consente un contributo particolarmente basso al reddito fiscale totale da parte dei commensali più benestanti, più esigenti. Se ci aggiungiamo poi che qui è più facile trasformare le portate i redditi da lavoro e dividendi in plusvalenze non tassabili abbiamo fatto un menu da 5 stelle plus.

L’esistenza del contributo sociale generalizzato (Csg) e dell’imposta di solidarietà sulla fortuna (Isf) in Francia – e non in Belgio – spiega perché “i milionari francesi si incazzano che le palle ancor gli girano” e alcuni di questi, spudoratamente, ammantano di reconditi significati nobili e rivoluzionari: “sono un vero europeo, un cittadino del mondo come mi ha sempre insegnato mio padre” il vecchio ticchio, evidentemente non solo italiano, di farsi gli affaracci propri.

(FINE)

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