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IL GRILLISMO DI BOSISIO SI SCHIANTA INDEGNAMENTE CONTRO LA REALTA’ DEI FATTI

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Le opinioni sono le impronte della democrazia ma sono i fatti che l’hanno resa tale.
Io ho un’opinione, che se in una lettera c’è scritto paradigma o paradigmatico è quasi sempre fuffa retorica per darsi un tono.

I fatti che lo dimostrano sono, per esempio, l’ennesima lettera sui grandi sistemi e l’economia di Germano Bosisio.  Per lui ogni volta è paradigmatico qualcosa. E bisogna cambiare il paradigma dell’economia.
Io sono convinto, e leggendolo ne sono ancora più certo, che le opinioni non le dovrebbe formare o confutare leggendo il Fatto o qualche post sul blog di Grillo ma opinioni differenti e provare a smontarle. E non fermarsi alla retorica degli slogan.

Io credo che lui, dagli scritti ne sono sempre più certo, ma è un vizio, abitudine, esercizio automatico, ormai consolidato dei fans dei 5stelle che sono più impegnati a giustificare cose che fino a prima delle elezioni ti avrebbero rinfacciato, che oggi si aggrappano a piccole verità per nascondere e nascondersi le enormi bugie.

Il decreto Dignità è molto più complicato di tre slogan e due semplificazioni. E soprattutto lascia perplessi che chi si batteva per la difesa della Costituzione, giustamente, e con coerenza evidenziava come alcune modifiche proposte potevano essere anche buone e utili ma siccome bisognava prendere tutto il pacchetto o nulla, ossia tutte le modifiche anche quelle terribili, o nessuna, era decisamente più saggio, e opportuno non prenderne nessuna. Oggi con la Legge Dignità, perché evidentemente proposta dal suo partito di riferimento o di simpatia, la lettura è opposta. È un’esaltazione. Senza fatti oggettivi. Un’abitudine che ormai sta diventando prassi dei grillini, quelli al governo e quelli sui social.
Potrei fermarmi qui perché quello di Bosisio e i fans dei grillini di governo sono ormai uno schema a prescindere dall’argomento.

Ps:
Entrando nel merito specifico della lettera di Germano Bosisio evidenzio solo alcuni degli esempi della retorica usata. Quando riporta come medaglie, come cambio di paradigma :-(( alcuni punti del Decreto Dignità…
– Contratti a termine fino a 24 mesi (finora 36) – Torna causale oltre 12 mesi – Licenziamenti illegittimi Risarcimento fino a 36 mensilità (finora 24)

I fatti, ben oltre gli slogan dicono che il decreto non scalfisce lo strapotere delle imprese nella gestione delle relazioni industriali. Si esalta la riduzione da 36 a 24 mesi dei contratti a termine e l’introduzione della causale oltre i 12 mesi, ma Bosisio ovviamente omette di dire che i fatti oggettivi riportano che oltre il 78% dei contratti oggi dura meno di 365 giorni. E quindi per tutti questi nulla cambia, sfruttati senza tutele come prima.

Inoltre i fatti dicono che questa riduzione dei contratti a termine da 36 a 24 mesi vale solo se il contratto viene prorogato, se invece l’impresa lascia a casa il lavoratore precario e poi lo riassume dopo più di venti giorni, si può anche ricominciare da capo.

Il calo degli occupati dopo l’approvazione del Decreto Dignità è un fatto poi addirittura previsto dalla stessa nota tecnica del Governo che si è affrettato, paradossalmente, a criticare chi l’ha maldestramente inserita negli allegati del decreto, non la sua veridicità. Che è un segno degli tempi ridicoli attuali, evidentemente.

Bosisio, per provare a tenere maldestramente in piedi una credibilità che non sta comunque in piedi, omette volutamente, è anche questa una nuova abitudine del grillismo 2.0 che la promessa di reintroduzione dell’Art. 18 in campagna elettorale è stata disattesa. Si sono limitati, come una presa in giro, a monetizzare il diritto al lavoro con qualche mese in più di indennità pagata. Se il licenziamento era illegittimo, l’impresa continua a non essere obbliga a riassumerti ma può pagarti, massimo, 36 mesi di indennità.

Se davvero si fosse voluto colpire l’uso distorto di questi contratti si sarebbe dovuto affermare il principio della conferma a tempo indeterminato almeno per una parte di essi. Ti prendi 50 dipendenti a tempo determinato per 24 mesi? Bene dopo non puoi ricominciare da capo con altri lavoratori, ma almeno un buona percentuale di coloro che hai assunto li dovrai confermare a tempo indeterminato, non sostituire con altri. Di questo limite invece non c’è traccia nel decreto.

E anche questo slogan sbandierato come rivoluzionario dello stop alla pubblicità ai giochi d’azzardo, giusto, ma è bene ricordare che le persone si rovinavano anche quando non c’erano gli spot in tv. É contro le bische di stato, che producono ingenti entrate allo stato, che bisognerebbe agire. Sulle cause.

Quindi non me ne voglia Bosisio e i para fans del grillismo di spot e frasi tipo “e allora il pd?” Le persone hanno diritto a costruire la propria opinione ma non hanno diritto a costruire i “propri” fatti.

IL BUONO DELLE TASSE E IL BRUTTO DEL TAX FREE DAY

tax-free-dayDovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente”.

Lo disse, quasi 10 anni fa, una persona per bene, che si chiamava Tommaso Padoa-Schioppa.
E’ più scomoda e oggi come oggi, rivoluzionaria. Rivoluzionaria e inascoltata. Non messa in pratica dai più, ignorata dal resto degl’italiani. Se tutti pagassero quello che devono pagare, starebbero meglio i tanti che stanno peggio. Padoa Schioppa aveva ragione. Ha ragione. Ebbe torto nell’esprimersi con schietto realismo in un Paese dove il realismo è sconosciuto e gli schietti quasi.
Un Paese in cui molti pensano che la cosa pubblica sia di tutti, e però a mantenerla non tutti si debbano sentire chiamati. Un Paese d’individualisti ostili al collettivismo, salvo che nelle circostanze in cui serva alla loro individualità.

Mi vengono sempre in mente queste parole dell’ex Ministro, ogni qual volta leggo di classifiche sulle tasse, lamenti sull’entità e quell’orribile imperituro e diseducativo grido del tax free day nazionale che in questi giorni sta riempiendo le pagine dei giornali tra una notizia di calciomercato e una di sfruttamento e morte di lavoratori stranieri.

Per la Provincia di Lecco si legge che le piccole imprese del territorio hanno, fino al 4 agosto, “sgobbato solo per pagare le tasse”. Li sentite tutti, i vostri gli oohhh!!! di lamento e indignazione? Perché è inutile far finta, è questo lo scopo primo di queste classifiche, di queste notizie. Far montare l’indignazione. Destano molta meno attenzione invece i dati della Guardia di Finanza.

Non voglio arrivare al punto di ricordare i 150 miliardi di euro di evasione, annui, in Italia.  Mi limito a due sottolineature. La prima è che la Gdf di Lecco ogni, anno, tutti gli anni, fa un elenco impietoso delle evasioni e “dimenticanze” dei contribuenti privati e giuridici, solo ultimo anno la scoperta di 84 evasori per oltre 58 milioni di euro

La seconda cui tengo di più è che sarebbe ora di ri-cominciare a ritenere in primis le Tasse lo strumento che lo Stato e l’Ente pubblico in generale ha per ridistribuire la ricchezza ed erogare i servizi.

Siamo favorevoli, per chi ha un ordinario senso civico, nel ritenere corretto che più alto è il reddito prodotto, proporzionale (progressiva) deve essere la tassazione? Nei Paesi scandinavi la tassazione è di gran lunga più elevata, per fare degli esempi.

Da qui allora proviamo ad andare oltre: riteniamo che i servizi erogati, siano adeguati? Se non ci soddisfano, ed a me non soddisfano, forse dobbiamo lamentarci di questo. Che non è la stessa cosa di “Torchiati. Tartassati e spremuti”.

 

IL CONSIGLIERE RIVA E I MERITI DEGLI ALTRI – che non riconosce – PER LA BONIFICA ALLA EX-LEUCI

Screenshot_20180626-080523Come nella moda è nei dettagli, nei particolari che si vede lo stile, la classe, così, ne sono convinto, lo è anche nella politica, nell’amministrare.

E il dettaglio che mi fa confermare che più che una caduta di stile è un modus operandi, una necessità di visibilità più che di comunicazione di soddisfazione del risultato conseguito a beneficio della città è il commento che il consigliere Massimo Riva del M5S ha rilasciato sui social – che riporto qui di lato – in merito alla bonifica nella ex Leuci.

Adesso finalmente il piano di bonifica… Da parte mia mesi col fiato sul collo in Consiglio e Commissione con interrogazioni, interpellanze e question-time senza mai mollare. …. ” .

E’ un brutto abito e un brutto indossare questo arrogante affrettarsi a prendere per sé i meriti, un buffetto ai cittadini come investimento elettorale futuro e nemmeno un grazie, una compartecipazione al merito, anzi un’evidente implicita critica, a Comune e Asl per non parlare delle altre opposizioni, nemmeno citate.

L’Amministrazione comunale, per Riva, non ha meriti.  Se non era per lui nulla si sarebbe fatto. Che è una balla ma serve per il consenso. Un palese pietoso stiracchiare il bene comune, visto come mero strumento, oggetto per il proprio interesse personale e non come dovrebbe essere, per l’interesse di tutti.

Riva se avesse messo anche solo un quarto della stessa bramosia e critica verso il Sindaco, invece verso la proprietà, sollecitando, incalzando il privato e le organizzazioni imprenditoriali locali e regionali dove il proprietario è socio, forse avremmo visto prima questo risultato perché è bene dire che il Comune più che fare una denuncia alla Procura e emanare ordinanze urgenti non poteva far molto altro. Così come l’Asl.

Ma ovviamente ai fini elettorali per Riva non era utile dirlo  

Certo poteva pagare il Comune i lavori di bonifica, trovando i soldi e togliendoli da altre voci e servizi per i cittadini e poi presentare il conto al padrone, sperando poi nel rimborso. È giusto che un Comune si sostituisca ad un privato facoltoso e conosciuto e paghi lui quanto invece spetta al padrone dell’area? Chiediamocelo.

La fretta usata dal Consigliere Riva per ascrivere a sé tutti i meriti è pure in contrasto con le dichiarazioni del Presidente del Coordinamento Nazionale Amianto Salvatore Nania e del Gruppo Aiuto Mesotelioma Nazionale Cinzia Manzoni  che scrivono in una lettera aperta :  ” Noi ringraziamo il Sindaco Virginio Brivio per la sua sensibilità dimostrata nei confronti della salute dei cittadini e per l’incontro altamente costruttivo e ci auguriamo prosegua nel lavoro, correttamente intrapreso”. http://www.leccoonline.com/articolo.php?idd=37603

Me lo immagino il Consigliere Riva già autoannunciatosi futuro candidato sindaco, in realtà incazzato per questa partenza dei lavori di Bonifica,che gli han portato via un argomento della campagna elettorale, ora gli toccherebbe ripiegare sul teleriscaldamento.

Ma è estate, fa già caldo. Anche questo deve però essere solo merito suo.

EX LEUCI: E SE LI GIRASSIMO QUESTI CANNONI PUNTATI SUL PUBBLICO?

cannoniPrivatizzare i guadagni, socializzare le perdite”.

 

È questo che da tempo, mi pare evidente, molti soggetti politici, associativi e di ex lavoratori vogliono si porti avanti nella vicenda Leuci.

Chiedono al Comune di fare cose che con gli strumenti che ha, non può fare, e non chiedono al padrone di fare quello che può e deve fare. Pagare i debiti e salvaguardare cittadini e ambiente.

Che dell’arrogante menefreghismo del padrone della Leuci debba farsi carico il pubblico, ossia ognuno di noi tramite il Comune, l’ho sempre trovata una battaglia assurda. Un po’ da cornuti e mazziati. Insomma. Se molti e più che inspiegabilmente puntano dito ed energie verso l’amministrazione pubblica, le indirizzassero, verso l’imprenditore, facendo fronte comune, seppur autonomo, forse si potrebbero ottenere risultati a oggi faticosamente ricercati. E per nulla raggiunti.

Provo a spiegarmi. Su stampa e social, si leggano, con ripetuta cantilena, comunicati e accuse verso la parte pubblica. Evitando così di focalizzare le accuse e l’emersione delle responsabilità del privato. Che rimangono sempre solo sullo sfondo.

Si accusa di immobilismo il Comune quando, per esempio, il soggetto preposto alla verifica del deterioramento e della valutazione dello stato dell’amianto è l’Ats, la vecchia Asl. Certo è passato un anno dalla denuncia del pericolo amianto, ma il pubblico, oltre che interessare la Procura, come ha fatto, poteva fare altro?

Poteva, come ancora si chiede, fare lui i lavori di rimozione, pagandoli, trovando i soldi e togliendoli da altre voci e servizi per i cittadini e poi presentare il conto al padrone, sperando poi nel rimborso? Da anni, quello stesso padrone però non sta nemmeno pagando quanto deve di Imu. Un milione di euro. Per la bonifica dall’amianto ce ne vogliono pure di più.

È giusto che un Comune si sostituisca ad un privato facoltoso e conosciuto e paghi lui quanto invece spetta al proprietario? Chiediamocelo.

E allora, e arrivo al secondo punto, non è ora, finalmente, di rivolgere il cannone verso il vero nemico? Far fronte comune, per provare a rendergli conveniente, al padrone, fare quello che avrebbe già, da tempo, dovuto fare? O sconveniente ritardare a farlo?

Perché componenti della Cittadella della Luce, cittadini, sindacati e sì, altri padroni, non spingono innanzitutto i rappresentanti degli industriali, locali, regionali e nazionali a assumersi degli impegni, misurabili, di pressione verso un loro associato che non rispetta, ambiente, impegni, scadenze e cittadini? Anche con la minaccia di espulsione, ect.?

Perché sindacati e lavoratori del gruppo, non si fanno carico con pressioni, scioperi, lettere a clienti/fornitori di segnalare negligenze, mancanze e i rischi per la salute che il padrone sta perpetrando?

Se il libero mercato è anche reputazione, è ora che con più intensità si dica a un bacino più ampio, che il padrone di Leuci, non paga i debiti, mette a rischio cittadini e ambiente e non rispetta gli impegni.

Ognuno deve fare il suo pezzo di parte. E smettere di colpire il pubblico. Perché così sta colpendo sé stessi, noi

È un’ulteriore goccia nel mare che infetta le coscienze

IMG_20180611_191405È sempre più desolante sui temi della politica, del bene comune, leggerti Fabio.
È un limite mio ovviamente. Ma ho un’idiosincrasia verso i bulli e quindi verso chi apprezza, giustifica, legittima, e fa crescere il germe dell’uomo forte.

Che si chiami Minniti prima o Salvini adesso.
Perché di fondo è accettare, o far finta di non capire che la spina dorsale, il sottostante timone che guida questi atti di bullismo italico è, nella sostanza: andate a morire lontano, da bravi.

Il dramma di appoggiare, legittimare, dare contorni democratici a questi atti di razzismo è che è sempre una propaganda bastarda e facile che soprattutto aizza gli animi contro i più deboli, i disperati, l’altro, il diverso, contro un’invasione, che non c’è.

Il dramma e la cosa che mi delude tantissimo del post, è che è l’ennesimo esplicito stare con la destra più volgare e egoista, è un’altra goccia nel mare della società civile e comunitaria che un po’ alla volta infetta le coscienze, che scelgono a loro volta di farsi contagiare.
Il dramma etico e politico è che si dà forza a chi invece forza e arroganza gli andrebbe limitata, gli andrebbe fatto argine, come a Salvini e questo Governo dell’egoismo, dell’inganno. Quell’inganno di convincere le persone che i nostri problemi si risolvono respingendo i derelitti, gli ultimi della Terra.

Il dramma etico, politico e civile, il grande inganno é di farci credere che il problema dell’Italia siano i migranti e non la mafia, la corruzione, la descolarizzazione, la carenza di diritti, l’evasione fiscale, la ridicola redistribuzione della ricchezza, la mancanza di investimenti in innovazione e ricerca.

L’inganno é far credere che non ci sono soldi perché dobbiamo spenderli per i migranti, per accogliere i barconi.
È una propaganda bastarda. E non c’entra nemmeno un cazzo se ci son Leggi che ti obbligan ad accogliere o l’Eu nicchia
La precondizione è che se per essere maggioritaria la politica deve essere disumana, io sto con la minoranza.

Bisogna stare quantomeno da un’altra parte.

OGNUNO SI CHIEDA QUESTO QUALCUNO CHI È…

imageSi leggono fuochi d’artificio e nessuna critica, nemmeno un piccolo dubbio, sul modello di Welfare aziendale che sta prendendo sempre più piede, come dimostra la presentazione di quello annunciato ieri in pompa magna dall’API Lecco per le sue centinaia di aziende associate.

Eppure soprattutto i lavoratori almeno qualche dubbio dovrebbero porselo. Purtroppo, come per la previdenza integrativa, non supportati dai sindacati.

Per welfare aziendale si intende quell’insieme di servizi che l’azienda offre ai propri dipendenti teoricamente “in aggiunta” o, a volte, in sostituzione del pagamento monetario del premio di produzione e salario.

La forza di questo continuo avanzamento è dovuta alla Legge finanziaria del 2016 che ne ha incentivato la crescita, come? (A prima vista) il Governo defiscalizza, il lavoratore incassa, l’azienda concede. In realtà oltre ad essere una tappa ulteriore nello smantellamento dello stato sociale, basta vedere da dove provengono i fondi che defiscalizzano il welfare e chi ci guadagna, davvero. Il danno è pure una beffa

Il governo Renzi ha eliminato infatti tutte le tasse previste sui fondi destinati a questo tipo di benefit, rinunciando ad un notevole introito fiscale. Stiamo parlando di un risparmio che per il dipendente si aggira, apparentemente, intorno al 10%, ma si tratta solo di una partita di giro, ma per il datore di lavoro oltrepassa il 40%.

Già qui un lavoratore dovrebbe domandarsi perché questo squilibrio? Già, perché? E si potrebbe continuare con i dubbiPoi, dato che non si vuole far emergere è che col premio di produzione nel welfare, il datore di lavoro non versa più la sua parte di contributi previdenziali. Quindi il lavoratore che inizialmente risparmia il 10% d’imposta, perde i versamenti previdenziali dell’azienda a suo favore, in misura di regola superiore al 20%.

La convenienza così follemente sbandierata non c’è o, meglio, non c’è per il lavoratore. Per l’azienda certo che c’è! I contributi previdenziali, è bene ricordarcelo, fanno maturare una pensione più alta.

Infine il welfare aziendale è un vero e proprio mercato dove operano grandi aziende, assicurazioni, una serie di soggetti che riescono a guadagnare da servizi come sanità, scuola, assistenza agli anziani ect. Com’è possibile che forme di stato sociale diventino improvvisamente così profittevoli?

La risposta è semplice. Se c’è qualcuno che riesce a lucrare su queste voci, c’è qualcuno che ci perde.

Ognuno si chieda questo qualcuno chi è.