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LA CRISI DELLA MAGGIORANZA a Lecco

A non limitarsi alle apparenze quello che avviene dentro il Comune è ben più di una crisi di maggioranza, è una crisi della maggioranza.

La vicenda Imu/Bilancio su tutte è allarmante non per gli equilibri di coalizione, in fondo i due consiglieri a detta troppo indipendenti sono insignificanti per dare reali problemi, ma lo è perché dimostra, in maniera ormai palese, che nei fatti nulla è cambiato, in questi due anni di Giunta Brivio, da quelle precedenti.

Non fermiamoci al fumo di qualche emendamento qui abbiamo davanti piccoli ragionieri politicanti che si rimangiano parole, votano a comando e nemmeno provano a mitigare il disagio, le sberle, della crisi. Avendone invece possibilità, strumenti, numeri. Alzano tasse, facendosi scudo che non ci sono soldi. Come un Monti qualsiasi. Ed intanto i cittadini pagano. Pagano anche le occasioni mancate. Esempi? A decine. Irpef, Imu, Alienazioni, Partecipazione civica, Mobilità, Derivati, Ambiente, Scuola. Occasioni perse, danni ai cittadini.

L’Irpef, mantenuta allo 0,3% dopo aver detto (sapendo di mentire) che l’avrebbero tolta. Dopo aver detto, più recentemente che l’avrebbero fortemente modulata facendo pagare ai ricchi. Modulazione invece zero. Una sola soglia di esenzione offensiva, per redditi sotto i 10.000 euro, lordi. C’erano tutti gli strumenti, i tempi, le verifiche per modularla facendola pagare prioritariamente ai ricchi. Questa Giunta ha scelto di no. Sovieticamente di no. Tutti uguali. Sia ricchi che impoveriti. E l’Imu, stessa solfa. Vien da chiedersi su che basi, con che elementi, abbiano potuto scegliere, votare, se non a comando. A comando del Sindaco. Per obbligo di coalizione più che di responsabilità.

Non solo hanno scelto di premiare chi ha la seconda, terza e quarta casa non mettendogli il massimo dell’aliquota ma non l’hanno nemmeno modulata in base alle classi di registrazione. Una casa di lusso paga come una stamberga o viceversa se preferite. E poi mancano i soldi e si aumenta la Tassa rifiuti di un’enormità, il 6%? Mettendo al massimo l’Imu per chi ha più della casa dove vive si potevano esentare molti di quelli che non arrivano alla fine del mese. Si potevano ricavare soldi per sostenere, con Bandi mirati, i commercianti di prossimità, invece che banche e supermercati.

Scegliendo di applicare una tassa di scopo su banche, seconde, terze case ect, si ricavavano denari per il recupero e la riqualificazione dei Beni pubblici. La tassa di scopo infatti permetteva di finanziare, per 10 anni, e per il totale del valore dell’intervento di recupero, per es. Villa Manzoni, Villa Ponchielli, il nuovo Polo Scolastico, un Centro di Cottura cittadino. Tutte realtà utili per risparmiare e per rilanciare Lecco. Che si rischia di fare fra 5/6 anni. Quando sarà tardi o costeranno molto di più ai cittadini.

Per non parlare della carenza di tutela dell’ambiente, dell’affossamento del trasporto pubblico, dell’aleatorietà di alcune voci di Bilancio. Alla voce entrate previste “recupero evasione” (Ici e Tarsu) ben 650mila euro. Come non si sa. O il famoso Derivato che costerà oltre 600mila euro per i prossimi 3 anni. All’anno.

Sulla scuola non hanno il coraggio nemmeno dell’equità. Fan finta di tagliare i contributi alle paritarie e poi scopri che sono 30mila su un milione e mezzo. Intanto, anche quest’anno, per chi va alla scuola pubblica la mensa aumenta. E per chi viene da altri comuni è senza contributi. Figli di un dio minore. Ovviamente il dio minore non alberga in quelle private dove il Comune, con zero coerenza, li riconosce a pieno contributo.

Non limitiamoci quindi alle apparenze quello che avviene dentro al Comune è ben più di una crisi di maggioranza, è una crisi della maggioranza. E a pagare restano sempre i cittadini. I più indifesi tra questi.

LE GOCCE CHE PERDONO DAL RUBINETTO: GLI SPRECHI LOCALI

Il Direttore del quotidiano locale La Provincia di Lecco chiede a noi lettori di aiutarlo a segnalare gli sprechi pubblici. Già gli sprechi.

In effetti io non so perché un Prefetto non possa abitare in una casa da 1500 euro al mese, che è già un bell’affitto, e deve andare in una da 8000. Non so perché un Comune debba anticipare i soldi allo Stato per il nuovo Tribunale altrimenti si bloccano i lavori e non possa, con la Tesoreria e le tasse che riscuote per lo Stato compensare questi importi. Non so perché pur trovando giusta questa denuncia degli sprechi dello Stato già solo guardando gli affitti a Lecco per Inps, Prefettura, Ag.Entrate, ect. la trovo una battaglia che cavalca il cavallo sbagliato. Non so perché dovremmo mettere 1000 sforzi su qualcosa di cui non potremo incidere e 0 sforzo su quelli che basta un attimo. Perché so che sarà vero, è vero, che il tribunale “provvisorio” costa 750.000 euri anno di affitto, ma che si fa si chiude? Perché so che sarà vero, è vero, che la sede dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate costano anch’esse una fortuna ma che si fa? Qual’è la soluzione immediata e concreta? Le si chiude, le si trasferisce e dove? Non so invece il motivo perché si lascia cadere nel silenzio lo sforzo nullo che servirebbe per combattere gli sprechi locali da 2000, 5/10.000 euro. Perché so che in realtà sarebbero, sono, facilmente monitorabili e bloccabili, perché lo spreco è anche in un rubinetto che perde una goccia alla volta. Continua la lettura di LE GOCCE CHE PERDONO DAL RUBINETTO: GLI SPRECHI LOCALI

IMU-BIS: Non è proprio questa una Tassa per arricchire il principe Giovanni

Posso stare con lo sceriffo di Nottingham senza però dare per forza la caccia a Robin Hood?

Sembra che sia arrivata, infatti, un poco a sorpresa una “nuova” tassa. L’Imu-bis. Certo i Sindaci saranno divisi tra due fuochi, il bisogno per i conti e l’arrabbiatura per la contraddizione di una “nuova” tassa da spiegare ai propri concittadini quando il Governo non fa loro spendere i soldi già disponibili per il vincolo del Patto di Stabilità. (Detto anche: fatti pagare ma non pagare).

Per non parlare della bugia montiana che non ci sono soldi e poi finanziare, per decine di miliardi di euro cacciabombardieri, spese militari e rimborsi elettorali fuori da ogni logica.

Io sto con lo sceriffo di Nottingham perché la tassa di scopo è una tassa giusta. Utile per fare le opere e dare servizi al cittadino che altrimenti non li avranno. Perché è una Tassa a tempo. Obbligatoriamente a tempo e addirittura già la vecchia versione – non sembra ora modificata – prevedeva la restituzione dell’importo ai cittadini se l’opera finanziata con l’Imu bis non fosse stata completata.

Non do la caccia a Robin Hood perché la Tassa di scopo era molto più intelligente applicata come addizionale sull’Irpef, cioè pensata come una tassa progressiva e non sull’Imu che è, palesemente, molto meno equa. Il compito degli amministratori è meno difficile e populista di quanto vogliano far credere però.

A fronte di servizi e progetti da finanziare con questa Tassa di Scopo, che permette, si badi bene, di finanziarne il 100% con un piano di ammortamento di 10 anni – preferibilmente scegliendoli questo si con la partecipazione dei cittadini – devono, casomai, solo modulare l’Irpef e l’Imu Base. Così da agevolare i cittadini con bassi redditi e prima casa e chiedere di più a chi ha di più, facendo si che la somma finale dei soldi raccolti sia a beneficio della comunità locale e non solo dei conti del Governo. Continua la lettura di IMU-BIS: Non è proprio questa una Tassa per arricchire il principe Giovanni

TEATRO, TEATRINI E TEATRANTI

Alcuni giorni fa scrivemmo al quotidiano La Provincia alcune prosposte pubbliche sulla questione Teatro indirizzate anche al Comune. Ci rispose il Direttore: “Idee condivisibili”. L’Amministrazione Comunale invece non batte colpo.

Siccome la giostra parte mercoledì 2 novembre ci riproviamo inviando al Direttore Colombo questo nuovo scritto.

Caro Direttore, il 14 ottobre ad una nostra lettera contenente proposte fattibili e concrete per migliorare la fruizione del Teatro della Società in vista della nuova stagione promossa dal Comune di Lecco ci rispose che erano: “Idee condivisibili. …la cultura è un diritto del popolo”.

Le riscriviamo perché da pochi giorni è stato reso pubblico il calendario degli spettacoli e le modalità per poterne usufruire. Le nostre proposte, che di seguito riportiamo, non sono state evidentemente considerate condivisibili, fattibili e concrete. Ci siamo sbagliati e Lei con noi. Per iniziare suggerivamo, proprio perché la cultura è un diritto, di ridurre da 4 a 2 il numero di abbonamenti acquistabili per ogni persona in coda. Per una ragione semplice e oggettiva. Si amplia la diffusione e si disincentiva l’accumulo. Si proponeva in aggiunta di fare gli abbonamenti nominativi e uno di questi intestato, obbligatoriamente, a chi era in fila per l’acquisto (ciò per evitare il ripetersi di iniqui privilegi).

Basti ricordare che la capienza è di piccola entità, 460 posti per capire che 4 abbonamenti a testa non è molto “democratico”. E’ inutile, quindi, tenere i prezzi mediamente bassi se poi ad accedervi saranno prevalentemente gli stessi. Forse si è ancora in tempo Direttore, insista anche Lei: 2 abbonamenti a testa massimo per persona in coda.

Avevamo proposto anche di ampliare l’orario di vendita anche dopo l’orario lavorativo per poter consentire la stessa opportunità anche ai lavoratori. Nulla. Dedicarne una piccola parte all’acquisto online diventava quindi utopistico. Infatti, malgrado abbiano mal speso oltre 14.000 euro per questo servizio non sono stati in grado di renderlo concreto. Le banche avrebbero addirittura pagato per fornire il servizio, invece il Comune ha preferito sprecare soldi e non ottenere – a quanto pare – alcun risultato.

La cronaca comunale dice che non è così e che almeno per la vendita dei biglietti dei singoli spettacoli l’online funzionerà. Interpellati gli uffici, lo faccia anche Lei Direttore, ci si sentirà rispondere che per la sezione più importante: “Teatro d’Autore”, di biglietti è verosimile che ne siano rimasti ben pochi.

Essendo stati, guarda un po’, tutti accaparrati dagli abbonamenti. E’ miopia, scarso rispetto dei cittadini o pura incompetenza?

LEGGE DI MURPHY E IL BUIO IN COMUNE

La prima Legge di Murphy dice: “Se qualcosa può andar male, lo farà”, parafrasandola possiamo dire: “quando le cose nascono storte non c’è verso di raddrizzarle”.

E’ quello che si può osservare leggendo la cieca caparbietà con cui l’Amministrazione Comunale ha riproposto la Delibera per  affittare il tetto della “scuola media” Ticozzi a chi vuole istallare pannelli fotovoltaici.

Già la prima, la nr. 20 del 21 febbraio era talmente pasticciata e raffazzonata, fuori pure dalle logiche di mercato,  che il Bando conseguente (del 23 giugno) era andato deserto. Nessuna azienda si era presentata. Un flop da cui si poteva trarre insegnamento e beneficio per rimediare agli errori.

Noi, per nulla ideologici ma nemmeno plaudenti per partito preso, documentandoci, verificando, confrontando e rivolgendoci a professionisti del settore dicemmo da subito, poco ascoltati dalla stampa, per nulla dagli Amministratori, che era un progetto nato storto. Spreco di denaro pubblico e regalo alle aziende se si fosse insistito sull’affittare il tetto e non invece provvedere alla posa di pannelli di proprietà.

La vecchia Delibera prevedeva infatti, in maniera per nulla seria, un prezzo di affitto (16.000 euro all’anno x 20 anni) totalmente fuori mercato per le aziende e un obbligo per la stessa azienda vincitrice del Bando di fornire gratis l’energia necessaria alla scuola qualunque quantità essa avesse bisogno. Un rischio d’impresa impensabile da affrontare. Risultato: nessuna azienda si è presentata alla Gara.

Oggi, per confermare appunto la legge del “quando le cose nascono storte non c’è verso di raddrizzarle” ecco arrivare la nuova Delibera, la nr. 100 del 26 settembre

Si è passati dallo “strozzinaggio” alla regalia. Immotivata. Un danno per i cittadini e per le casse del Comune. Che poi piange miseria, aumenta il biglietto dei bus, tagliando per giunta pure le corse, raddoppia il buono mensa della scuola per i bambini che vengono da fuori, obbliga all’uso di parcheggi a pagamento e si ripara dietro il Patto di Stabilità.

Le condizioni infatti presenti in questa nuova Delibera sono quasi una mancia. Un affitto di 6000 euro l’anno nessuna fornitura gratuita di energia elettrica per la scuola che dovrà continuare a pagare più del doppio di quanto il Comune miseramente ricava dall’affitto del tetto e, per giunta, un contratto lungo ben 20 anni.

Si può essere così approssimativi, farlocchi? Perché la soluzione, come già suggerito, c’è. C’era e c’è.  E’ quella di mettere pannelli di proprietà sul tetto della scuola.

E’ vero che il GSE/governo ha ridotto gli incentivi del conto energia ma è calato, molto, anche il prezzo dei pannelli. Compensandosi a vicenda.

Al Comune quindi converrebbe di più fare un impianto di proprietà, non affittare il tetto.
E il tutto, per giunta, senza difficoltà:

1) Il Comune, tramite una società di Leasing e a costo zero – zero – potrebbe realizzare l’impianto;

2) in 15 anni, con i soldi dell’incentivo del Conto Energia, il debito sarebbe estinto e da subito si avrebbe gratuitamente l’energia prodotta da utilizzare per i propri consumi , coprendo il fabbisogno della scuola;

3) e poi, ultimo ma non meno importante, la locazione finanziaria non va ad incidere sul Patto di stabilità e le sue relative conseguenze.

Una soluzione ideale e che toglie ogni scusante.

E invece sembra che continuino ad accontentarsi delle briciole, regalando le brioches.
E’ incompetenza o beneficenza?

E per finire una nota di colore. La Delibera è formalmente valida se segnala che affittano il tetto di un edificio che…non esiste? Dal 2003, infatti, non esiste più la scuola media, sostituita dalla dicitura morattiana: scuola secondaria di primo grado. Dal 2010 la secondaria di primo grado “Don Ticozzi” è diventata parte dell’IC Lecco2.

Attendiamo risposta

TEATRO, SIPARIO E VELI PIETOSI

Sta per ricominciare la stagione di prosa al Teatro della Società.

Già lo scorso anno avevamo formulato  alcune proposte avendo visto storture e disuguaglianze con cui era stato gestito l’accesso agli spettacoli in cartellone: in sostanza, troppi cittadini non poterono usufruire di un’offerta di qualità a causa di “falle” di sistema.

Le ridotte dimensioni del Teatro, 460 posti, non permettono di inventarsi soluzioni marziane; proprio per questo devono essere democratiche, solidali, economiche e semplici. I costi pubblici di una Stagione, infatti, non permetteranno, nemmeno quest’anno, di programmare la seconda serata, la cosiddetta replica.

Lo scorso anno una delle maggiori “falle” fu il tempo a disposizione per prenotare gli abbonamenti. Limitato agli orari di lavoro, rendendo così impossibile, o decisamente complicato, l’acquisto (bisognava recarsi fisicamente al botteghino del Teatro).

La richiesta, si sapeva o si doveva immaginare, era stata ben maggiore dell’offerta. Con ogni probabilità sarà così anche quest’anno. Perché lo scorso anno la disponibilità si esaurì in pochissime ore? Bastava essere in coda al Botteghino, oppure presenti all’esterno del Teatro già per i primi spettacoli. Nel primo caso si poteva vedere da che ora cominciata a formarsi la fila. Alcuni erano lì già la sera prima, tanti altri di primissima mattina, cioè molte ore prima dell’apertura.

Ci si creda, non c’era la “creme” della città, né consiglieri e assessori con relativi partner, tutti questi, gli uni e gli altri, però, immancabilmente, visti in massa agli spettacoli. Avranno mandato qualcuno (almeno si spera) a far la fila in cambio di una mancia. Gioco facile.

Malgrado l’esiguo numero di posti del Teatro, ogni persona in fila al Botteghino poteva acquistarne 4 di abbonamenti (a testa).

Andrebbe quindi pensato per queste ragioni ed evidenze – da qui le nostre proposte –  innanzitutto un acquisto limitato a 2 abbonamenti a testa di cui 1 almeno di chi è in fila.

Ci si permetta questa nota classista o semplicemente democratica: La “creme” che fa la fila, sarà un fattore secondario delle proposte, sarà populismo, ma è un atto senz’altro democratico. Fors’anche, visti i tempi, rivoluzionario. Si estenda inoltre l’orario fin da subito, a quello post lavoro dedicando per esso un numero di biglietti prestabilito.

Buona anche la scelta di trovare altri canali a distanza per l’acquisto come da noi proposto lo scorso anno. La scelta dell’istituzione della biglietteria online, derivante dalla decisione di Giunta (con la determina nr. 557 del 14 luglio) è infatti positiva. Peccato però per lo spreco di denaro: ben 14.640 Euro per la fornitura degli strumenti per rendere operativo il servizio decisamente fuori luogo e facilmente evitabile.

Cioè un danno, grave, per i cittadini e per le casse del Comune. Bastava, infatti, appoggiarsi, per esempio, ad istituti bancari della città che gratuitamente, in cambio al più di un logo sui biglietti e sul cartellone, avrebbero espletato, appunto gratis, ai loro sportelli questo servizio. Come peraltro già fanno per altri avvenimenti che l’Assessore non poteva ignorare. Dispiace e delude. Già ci sono pochi soldi se poi si sprecano così…

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