In questi giorni si è sentita e letta la provocazione di un gallerista blasonato della città, qual è Oreste Bellinzona: “i lecchesi, se interpellati, sarebbero favorevoli a vendere Villa Manzoni”
Ci sono, fortunatamente, alcuni ostacoli che ci tutelano da questo rischio e alcune strade da seguire per non correre anche l’altro di rischio, più concreto, quello che Villa Manzoni cada letteralmente a pezzi. Perché non è tutta colpa del Patto di Stabilità.
L’ostacolo che ci tutela dal rischio di venderla è che Villa Manzoni è un bene inalienabile. Non si può vendere. E’ sotto vincolo monumentale. Un po’ come la Fontana di Trevi. Lo può fare solo Toto’. Certo il Patto di stabilità incentiva l’alienazione dei beni immobili per poter spendere il ricavato nell’anno di incasso. Ma ci sono altri beni, quelli sì alienabili (l’ex Cinema lariano per esempio) per fare cassa. C’è da chiedersi, tra l’altro, perché abbiamo anticipato tutti quei soldi, altrimenti disponibili, per il nuovo Tribunale della città che era, è, una spesa di competenza del Ministero, del Governo. Lo stesso Governo che oggi ci taglia risorse e ci vincola con il Patto di stabilità. Per la serie cornuti, mazziati e insignificanti.
Mi chiedo quindi perchè, nell’attesa che qualcuno più importante di noi, più influente dei nostri politici, più convincente dei nostri amministratori, inserisca Villa Manzoni nei percorsi finanziabili dell’Expo 2015, non si decide, finalmente, di utilizzare le strade esistenti.
La Leva tributaria “a tempo”, cioè la destinazione di parte della rimodulazione dell’Irpef comunale, possibile fino allo 0,8 per mille, al fine di finanziare, per lo stretto tempo necessario all’investimento, il restauro e valorizzazione, nonchè il conseguente rilancio della Villa Manzoni. Terminato questo, si provvederebbe poi alla riduzione dell’imposta. O, ancora, usufruendo, della re-introduzione dell’Ici/Imu, modulando tale tributo con le stesse caratteristiche di temporaneità. Una tassa di scopo, che dura, come consentito, 5 anni.
Tali azioni, è bene ricordarlo, permettono di fare investimenti che non sforano il Patto di Stabilità. Che si usa anche come alibi.
Infine, prendendo spunto dalla generosità manifestata pubblicamente dall’imprenditore Marco Cariboni, disposto a donare 250.000 euro (mezzo miliardo di lire) per costruire il Ponte Leonardesco per l’Isola privata Viscontea, non è più serio, utile e turisticamente beneficiante per la città, che tale lodevole generosità trovi priorità e deviazione per un Bene pubblico e di prestigio? (l’imprenditore Della Valle l’ha fatto per il Colosseo). E dietro lui, a prescindere dell’importo, perché non chiedere al cittadino, al turista, alle imprese, al Paese, tramite una campagna culturale e promozionale, di versare un contributo tramite la Tesoreria Comunale finalizzato all’inizio del recupero della Villa? Anche questo aggirerebbe il Patto di stabilità.
E ultimo ma non ultimo, quali sono i percorsi, azioni, iniziative, programmi culturali, turistici, enogastronomici, in una parola promozionali e continuativi, che l’Amministrazione sta mettendo in campo per sostenere questo Bene pubblico e questo Tesoro che è il mondo lecchese di Alessandro Manzoni?
3 pensieri su “VILLA MANZONI PUO’ VENDERLA SOLO TOTO’. NOI SALVARLA”