Fa veramente schifo la suadente pacatezza che il dott. giulisano – senza vergogna utizza in fondo nei fatti parlando a nuora: “la corte con la propria sentenza”, perchè suocera intenda: “il signor Beppino Englaro, il papà di Eluana”
Con parole di una volgarità e di un’ignoranza che fanno solo il paio con il silenzio di chi a queste parole non fa argine, muro e scudo ricacciandole in bocca a colui che dall’alto della sua protervia ideologica prova (non riuscendovi suo malgrado) a umiliare una famiglia, un uomo, un padre già dilaniati nel dolore di una vicenda lunga, snervante e personale.
La schifosa volgarità del dott. gulisano, con queste sue testuali parole: “Il paradosso è che chi vuole la sua morte si aggrappa ad una frase che ancora adolescente avrebbe pronunciato dopo la visita ad un amico in coma dopo un incidente, per cui avrebbe preferito morire piuttosto che rimanere attaccato ad un tubo. Un’ argomentazione espressa emotivamente può costituire il fondamento di una condanna a morte? Crediamo di no. Risalire alle visioni del mondo del paziente, che nessuno può dire ancora attuali, significa definitivamente di non tenere conto della reale volontà del malato, che, per essere libera, deve essere attuale, circostanziata e contestualizzata” Parole pregne di superbia vogliono farci credere – per un proprio schifoso interesse di ruolo – che, la famiglia, l’uomo ed il padre di Eluana vogliano per evidente puro interesse personale, egoismo e fredda aridità di cuore condannare – applicando la pena di morte -la propria figlia, per giunta contro la volontà della stessa. Perchè si rende accettabile e non si fa scudo e argine a parole come quelle becere ed impronunciabili – si impronunciabili – del dott gulisano, e si aggiunge dolore, strazio e morte all’esistenza già devastata della famiglia Englaro? A prescindere da come uno la pensi sulla penosa vicenda di Eluana perchè passano sotto silenzio le beote effermazioni di uno che dispensa gocce di morte nel cuore degli uomini davanti alla pietà?
dal sito www.leccoprovincia.it
CONTRO LA PENA DI MORTE PER ELUANA ENGLAROSe nell’Ottobre del 2007 il Parlamento cancellava definitivamente la pena di morte dal sistema giuridico italiano, con unanime soddisfazione di pressoché tutte le forze politiche, oggi, nel Luglio 2008: i Giudici della Repubblica hanno pronunciato una vera e propria condanna a morte. La Corte d’Appello di Milano, infatti, sulla scia della pronuncia della Cassazione di alcuni mesi fa, ha statuito che Eluana Englaro può essere uccisa. Una morte terribile: di fame e di sete. Il paradosso è che chi vuole la sua morte si aggrappa ad una frase che ancora adolescente avrebbe pronunciato dopo la visita ad un amico in coma dopo un incidente, per cui avrebbe preferito morire piuttosto che rimanere attaccato ad un tubo.Un’ argomentazione espressa emotivamente può costituire il fondamento di una condanna a morte? Crediamo di no. Risalire alle visioni del mondo del paziente, che nessuno può dire ancora attuali, significa definitivamente di non tenere conto della reale volontà del malato, che, per essere libera, deve essere attuale, circostanziata e contestualizzata. E’ umanamente drammatico e sbagliato retrodatarla perché si finisce, come detto, per farsi strumento di un arbitrio, in base ad una presunta volontà altrui. Questa sentenza è un passo decisivo verso la possibilità di uccidere delle persone. Tante sono infatti le persone nelle condizioni di Eluana, che non sono autosufficienti, che non sono in grado di provvedere a se stesse, di alimentarsi autonomamente, di avere una vita di relazione. Tutte “vite inutili”, da eliminare in nome di un falso pietismo? Davanti a questa decisione, davanti al caso Englaro occorre reagire con consapevolezza e con decisione, con razionalità laica. Bisogna guardarsi dal fane unicamente un problema “etico”, perché in tal caso è pronta la replica dei sostenitori dell’eutanasia: la morale cattolica va bene per i cattolici, per i non credenti valgono altri codici etici. Nulla di più errato: per tutti gli esseri umani vale la stessa legge naturale, identica per tutte le culture e le fedi: non uccidere. Per questo l’impegno a favore della vita di Eluana Englaro non è una “crociata”, come paventa anche qualche voce del mondo cattolico, ma un impegno laico a salvaguardia dei principi di umanità e di civile convivenza. E’ civiltà, è umanità infatti la decisione dei giudici che hanno stabilito che una donna adulta, che non è in stato terminale, non deve più essere nutrita e curata, ma deve essere lasciata morire? Questi giudici hanno deciso di discriminare espressamente una categoria di malati: quelli che non possono guarire, che mancano di “coscienza e percezione del mondo esterno”. D’ora in poi, verso questi malati, la domanda non sarà più: come curarli e assisterli al meglio? Ma piuttosto: quando e come ucciderli? Diranno: la legge sul testamento biologico darebbe garanzia sulla effettiva volontà del malato di morire. Ipocrisia evidente: sarà solo il pezzo di carta che costituirà il nulla osta alle decisioni altrui, con altri che si arrogheranno il diritto di interpretare la volontà di chi l’ha firmato – magari niente affatto libero e niente affatto consapevole – e di decidere il se e il quando … Se Eluana fosse lasciata morire, vorrebbe dire che anche per l’Italia è arrivata l’ora dell’eutanasia: ci auguriamo che non sia così.Paolo Gulisano (medico, scrittore, Presidente Centro Aiuto alla Vita di Lecco) |
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Ultimo aggiornamento ( Giovedì 17 Luglio 2008 14:14 ) |
Caro Direttore de Leccoprovincia,
mi permetto scriverti per esporre pubblicamente – e brevemente – un piccolo spaccato di cronaca di cui sono stato involontario attore sul caso Eluana.
Torno a casa dopo alcuni giorni di vacanza e mi ricollego a internet ed al tuo sito rinnovato e leggo i nuovi interventi e uno più degli altri mi colpisce.
Quello del dott. gulisano.
Mi colpisce non tanto per il titolo: “Contro la pena di morte per Eluana Englaro”, ma per il contenuto e alcuni evidenti passaggi che così facilmente – ed inequivocabilmente – si palesano offensivi, volgari e superbi nei confronti soprattutto della famiglia, dell’uomo, del papà di Eluana Englaro.
Non ci sto, perché a prescindere dalla posizione che ognuno ha maturato sul caso che vede coinvolta la famiglia Englaro, non si possono attribuire accuse di morte e di egoismo ad un padre già, tra l’altro devastato dal dolore.
Non ci sto ed allora scrivo – in piena notte – tutta la mia rabbia, la mia lucida offesa a queste parole e le invio direttamente a te, per una valutazione Direttore.
Stamane trovo la tua risposta nella mia casella mail: mi permetto di riportarla integralmente:
“Caro Paolo la prima regola del sito Leccoprovincia (sulla quale sono assolutamente indisponibile) e’ che ognuno puo’ dire tutto cio’ che vuole (possibilmente di sensato) ma senza offendere o attaccare personalmente altri lettori, che abbiano inviato precedentemente le loro opinioni. Si puo’ dire di tutto ma senza insultare ne’ offendere nessuno, in modo corretto. La tua email purtroppo non corrisponde a questo principio, se vuoi che sia pubblicata devi riscriverla completamente.
Ciao e grazie Enrico
Ecco, prendendo atto della tua legittima e chiara posizione e linea – che condivido – non ti rinvio la lettera riscritta.
La lettera tale e quale te l’ho mandata se i tuoi lettori vorranno la troveranno su https://www.esserevento.it
Io mi limito a riportare – rievidenziare – solo due cose.
La prima è alcuni passaggi fondamentali della lettera del dott. gulisano e la seconda è la mia lettera di risposta alla tua email.
Credo che così nulla osta per una valutazione più pacata di pubblicazione, facendo anche un lavoro di informazione.
Un saluto
Paolo
Ecco il cuore della lettera del dott. gulisano:
“Il paradosso è che chi vuole la sua morte si aggrappa ad una frase che ancora adolescente avrebbe pronunciato dopo la visita ad un amico in coma dopo un incidente, per cui avrebbe preferito morire piuttosto che rimanere attaccato ad un tubo.
Un’ argomentazione espressa emotivamente può costituire il fondamento di una condanna a morte? Crediamo di no. Risalire alle visioni del mondo del paziente, che nessuno può dire ancora attuali, significa definitivamente di non tenere conto della reale volontà del malato, che, per essere libera, deve essere attuale, circostanziata e contestualizzata…”
Ora qui di seguito la mail di risposta alla tua motivazione, spiegazione, di rifiuto alla pubblicazione:
Vedi direttore, io sono un rompiballe ma sono anche una persona seria.
Ho scritto a te e non usando come sempre la pubblicazione diretta sul forum perchè non volevo metterti in difficoltà e perchè comprendevo, e comprendo, la durezza ed i toni dello scritto.
Potrei trascriverla totalmente la mia risposta, forse lo farò, o forse più logicamente scriverò in toni educati la cronaca, breve, di questo scambio epistolare.
Perchè vedi Direttore io credo che dato per scontato e assodato che tu debba applicare le regole che giustamente ti sei dato per la gestione e linea di un buono spazio di informazione che gestisci con impegno, ci sia un “difetto nel manico”
Tu ritieni “giustamente” offensiva la mia lettera di risposta al dott gulisano perchè uso le parole beote, becere, volgari ecc ecc ma, avendola pubblicata, non hai ritenuto ugualmente offensivo quanto scritto, con toni più suadenti, forbiti, le vergognose e offensive parole del dott gulisano.
quelle stesse parole che io sottolineo all’attenzione tua direttore e dei lettori.
E’ non considerare offensive, soprattutto nei confronti di un padre in una situazione così gravosa, che, nella sostanza è molto più grave perchè dalle volgarità dirette, esplicite chiare e banalotte come le mie ci si può difendere, si può fare scudo – anche non pubblicandole – con quelle dolci, avvolgenti, ambigue e ben più gravi -anche proprio per questo – si è invece purtroppo ed evidentemente indifesi, e poi vivaddio ha scritto il dott gulisano autorevole penna di fama mondiale, responsabile del centro aiuto alla vita che accoltella però senza scrupoli un padre come Beppino Englaro.
Permettimi di pensare Direttore che è stata la tua un’occasione persa
alla prossima,
con immutata stima
paolo
20/7/2008
Call me wind because I am asblouelty blown away.
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