Il nove febbraio di ogni anno sarà la giornata degli stati vegetativi (pro-life). Il nove febbraio scomparve Eluana Englaro. Capisco che i “padroni” della morale vogliano sottolineare il loro ruolo autoreferenziale continuando a comportarsi come tali, capisco che vogliano marcare il territorio …, però c’è anche una questione di buon gusto, di pietà verso gli esseri umani. Mi sembrano un agonizzante che sta tirando gli ultimi calci.
BASTA!
dall’ex khorakhameker nostro quasi inviato nelle sagrestie del governo, Roberto leggi anche qui1 – qui2 – qui3 – qui4 e ancora qui5 – qui6 – qui7 – qui8 ed infine qui
QUI LA LETTERA DEL PAPA’ DI ELUANA, BEPPINO ENGLARO (aggiorn. 9-2-2011)
dolce morte
Rispetto le scelte altrui
ma la vita è un dono
Egregio direttore,
ho atteso che passasse qualche giorno prima di scrivere a proposito della lettera del sig. Paolo Trezzi, pubblicata su La Provincia di giovedì 9 dicembre u.s. Ho preferito lasciar sbollire la rabbia provocatami dalla lettura della stessa per non rispondere con violenza e astio. L’indignazione, in realtà, resta, come restano ben salde le mie opinioni in materia, ma cercherò di esprimerle con serenità, sia pure con fermezza.
Ho un profondo rispetto per le idee altrui e, pur non condividendo, mi accosto con comprensione cristiana e senza il minimo giudizio a chi, non riuscendo più a reggere il peso di una grave malattia o disabilità, propende per la cosiddetta “dolce morte”.
Penso che simili decisioni, assolutamente personali, possano essere il frutto di una profonda solitudine, e/o della mancanza di sostegni, che purtroppo anche nella progredita Italia è molto più frequente di quanto possa sembrare quando ci vengono presentati i bilanci relativi alla spesa per il Sociale.
O forse a condurre a disperate decisioni concorre l’incapacità (o la non volontà) di creare una relazione vera, sicuramente difficile, con persone che non posseggono i nostri strumenti di comunicazione, ma che hanno – oh, se li hanno!- i loro canali; occorre cercarli, avere voglia di cercarli con determinazione, fiducia, amore.
Accanto al rispetto e alla affettuosa comprensione per tali sofferte decisioni, ho le mie certezze, ma non mi sento “padrona della morale”.
Credo che la vita sia un dono, un dono ineguagliabile e misterioso.
Dono ineguagliabile, che abbiamo ricevuto senza alcun merito e senza alcun diritto su di esso.
La mia fede mi ha fatto sapere da chi l’ho ricevuto, un Dio giusto e misericordioso, ma credo che nessuno possa negare alla vita questo aspetto di inspiegabile miracolo.
Accolgo questo dono e quotidianamente lo sperimento, anche quello della vita “limitata”, secondo la mentalità del ‘normale’, di mia figlia, gravemente disabile; lo accolgo con riconoscenza, gratitudine e con l’impegno da parte mia di farne un ‘capolavoro’, qualunque siano le sue condizioni.
Sarà chi me lo ha donato a riprenderlo per dargli la veste dell’eternità.
Dono misterioso, però. È difficile entrare con sicurezza nel mistero della mente dell’uomo, ma purtroppo gran parte degli uomini di oggi fanno una gran fatica ad accettare il limite, a constatare che non tutto ci può essere chiaro e, dove non capiscono,? interpretano.
Che cosa ne sappiamo davvero di che cosa sente, di che cosa prova una persona disabile grave? Che cosa sappiamo delle sue sensazioni, magari grossolane, non raffinate e sofisticate come i pensieri dei ‘normali’, ma in grado di procurarle gioia, benessere, magari quella felicità che a noi che pensiamo, ragioniamo, sappiamo, spesso è preclusa.
Si provi a chiedere a chi si è svegliato dopo anni di quello che in modo errato, superficiale e antipatico viene definito ‘stato vegetativo’ che cosa sentiva.
Gli si chieda che cosa provava quando medici, sapienti, consigliavano, suggerivano per il suo bene la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione.
Si resterà sorpresi, forse, ma sicuramente si constaterà che, accanto, queste persone, hanno sempre avuto madri, padri, fratelli, amici che la relazione l’hanno continuamente cercata, tenaci, fiduciosi, animati dalla speranza, ma soprattutto umili, consapevoli della nostra limitatezza, del fatto che nessuno può dirsi sempre e assolutamente indipendente e autonomo: se ci va bene dipenderemo da altri solo per alcuni periodi della vita, se ci va male ?
Chi cerca di conoscere queste realtà, incontrerà genitori che racconteranno la loro sofferenza, la loro fatica, il loro dolore, che sono una realtà inequivocabile, ma lo faranno regalando un sorriso, a testimonianza del grande significato che attribuiscono alla vita dei loro figli.
E conoscerà tante persone che dedicano i loro sforzi, la loro intelligenza, il loro cuore e la loro fantasia per garantire a tanti uomini e donne la buona qualità di vita cui hanno diritto.
Queste persone, genitori e operatori, animati dal rispetto per la dignità di ogni uomo, continueranno a farlo, anche se, intorno, l’atmosfera non appare favorevole, anzi alquanto preoccupante.
Regina Zoni
e mail
Indipendentemente da chi sia la signora Regina Zoni che mi risponde legittimamente piccata sulla Provincia del 14 dicembre, me lo si permetta, sviluppando la sua risposta però senza entrare nel merito della mia riflessione, costatazione, sul cattivo gusto, dei “padroni” della morale di imporre nell’anniversario della morte di Eluana Englaro la giornata degli stati vegetativi (pro-life) quello che conta realmente è come regolare la libertà personale, in tutti i sensi.
Nel caso in specie, io, Trezzi Paolo, non intendo imporre a nessuno di morire, nel caso in cui si trovi in una situazione che per il mio modo di intendere la vita potrebbe essere sgradevole; però non intendo neanche che qualsivoglia persona od istituzione, quindi ne la signora Regina Zoni né il Governo di turno, mi imponga di vivere in uno stato che per me sarebbe insopportabile.
Provo a spiegarlo e spiegarglielo con un esempio pratico e se vuole un poco volgare e terra terra: non intendo farmi pulire il c..o da nessuno che non sia di mio gradimento.
E’ questo che differenzia la mentalità laica e tollerante da quella integralista.
I laici vorrebbero delle regole il più possibile neutrali, dove i singoli individui si possano muovere per esaudire i propri desideri (fermo restando che la libertà del singolo si esaurisce dove inizia la libertà dell’altro), mentre gli integralisti, ben oltre la signora Regina Zoni, vogliono regole che soddisfino solo le proprie esigenze, alle quali tutti si devono adeguare, senza tener conto delle diverse sensibilità, estrazioni culturali, ecc. Mi sembra molto semplice: non voglio imporre a nessuno, ma esigo che nessuno mi imponga.
E’ stata questa anche la forza di Eluana e della sua famiglia. Una forza non indifferente: non stavano e non stanno obbligando nessun altro, ne la mamma di un tetraplegico, ne una persona che ha un tumore, ne nessun altro ad interrompere le cure o ad interrompergliele. Stavano e hanno dato la libertà ed il Diritto di poterlo fare a chi e solo a chi lo vuole per sé.
Sta tutta qui la debolezza delle ragioni piene di vuoto e gelo rovente della signora Regina Zoni.
Mi sembra molto semplice quindi il tutto: non voglio imporre a nessuno, ma esigo che nessuno mi imponga.