IL PIACERE-DOVERE DI MANGIAR BENE

ilroncoLa stampa locale, ma anche quella nazionale, spesso ci segnala con competenza ristoranti e cucine d’eccellenza con un unico “difetto”: sono sempre realtà conosciute con decenni di esperienza o di personaggi famosi: Da ma Tra’; Nicolin; Pierino Penati; il Porticciolo, il Griso ecc

Io, solo forte dei miei lontani anni di diverse soddisfazioni alberghiere e di attuali e continue curiosità culinarie, vorrei integrare queste segnalazioni suggerendo un piccolo ristorantino sempre qui nella nostra Provincia lecchese che ho avuto la colpa di conoscere da poco, che non è per nulla da meno delle eccellenze che trovano spazio sulle guide.

E’ un agriturismo, con una cucina di alta qualità, si chiama il Ronco, ed è appena sopra Garlate, 5 km da Lecco.

Ci sono stato ieri, curioso di avere conferme di tutto il bene che nel giro del passaparola mi veniva segnalato.

Già il bello di raggiungerlo a piedi, 5 minuti, dalla chiesa di Garlate è affascinante, con la vista maestosa del lago, soprattutto, appunto, di sera. E poi la bellezza di assaporare, con la giusta lentezza e l’altrettanto giusta quantità, piatti profumati, belli, con semplicità elaborati, leggeri e tradizionali, senza la conoscenza preventiva del menu, accogliendo quindi le diverse portate, disarmati e stupiti, piatti come doni più ancora che come sorprese. 

Questa volta si è potuto gustare tra i vari piatti una focaccina con scarola saltata in padella con capperi, uvetta e pinoli di una bontà indescrivibile, dei salumi nostrani indubbiamente caserecci, un tortino di piselli con crema di formaggio e semi di papavero con una delicatezza e sapore invidiabile per l’equilibrio, una zuppa di farro con castagne e cavolo nero che ricorda il passato, i cortili delle cascine lombarde, dei piatti nostrani e speciali della cucina povera brianzola, insomma tutto questo per sottolineare e portare ad evidenza che con questa accuratezza  e scelta torna a vincere il sapore sul marketing. 

Un piccolo rito del cenare fuori può racchiudere e declinare il profumo, il gusto del mangiar bene. Dell’assaporare il cibo, e il vino, lentamente, gustandoli e conoscendone la storia. La possibilità, a prezzi giusti ed equi, e qui sta, mi sia consentito, un’altra differenza, il gustare piaceri unici, ma infiniti. All’opposto dell’omologazione del gusto tanto di moda. Il cibo è conoscenza, cultura e convivialità, è memoria, è curiosità, è piacere. Il cibo come atto iniziale e finale, come strumento per scoprire, immergersi e “mangiare” un territorio. Il cibo come sapere che non si offende e non si mortifica in una proposta commerciale perché seria, qualificata e rispettosa del cibo. I lecchesi, e non solo, si meritano esperienze diffuse come queste. Invito quindi ognuno, molto meglio di me, a fare un giro in questa ed in altre cucine, con meno storia e meno visibilità delle altrettanto eccellenze rinomate da stelle e forchette Michelin e darne conoscenza e valore.

Nel frattempo in alto i calici, i profumi ed il gusto della qualità contadina. Forse queste piccole realtà, da 30 coperti, non ce la faranno a reggere cent’anni e l’urto del fast food ma  speriamo che il seme abbia avuto la forza, l’attenzione e la pazienza, nel frattempo, di diventare pianta.

Il Ronco tel 0341.682523  338.6029804  il.ronco@tiscali.it

Non dite che vi mando io, non serve, non sanno nemmeno chi sono

5 pensieri su “IL PIACERE-DOVERE DI MANGIAR BENE”

  1. Hai mangiato mai – diceva il Barbarisi allo Sperelli – certe confetture di Costantinopoli, morbide come una pasta, fatte di bergamotto, di fiori d’arancio e di rose, che profumano l’alito per tutta la vita? (G.d’Annunzio)

    La bocca di Biba è una confettura orientale.
    paolo

  2. si ci sono stato anche io ma con un altro occhio quello del professionista,certo si mangia abbastanza bene e i piatti sono ben presentati,ma quando intravedo in una cucina ragazzi che lavorano con il bicchiere di vino in mano,mi si alzano le antenne e la poesia mi scende,e onestamente ho trovato nel luogo di lavoro persone non bene identificate che aiutavano a comporre i piatti,cosi come nulla fosse,il servizio è di ragazzi non preparati che con un sorriso dicono un semplice vado a chiedere lasciando il cliente nel dubbio(saranno in regola?)mi spiace parlare cosi ma ho vissuto il pranzo in questo modo,al momento di pagare chiedere la ricevuta è stato come chiedere chissà cosa,espressione sorpresa del gestore.Certo bel posto,ma quando sento la non chiarezza soffro a stare zitto,e la poesia sopra espressa la lascio ai poeti,e mi sento di dire quando siete al ronco di garlate cogliete le sfumature,non è cosi pulito come sembra

  3. Io personalmente sono un cliente affezionato e non mi ritrovo nella descrizione fatta da max, Max ti rode il culo che il tuo lavoro non funziona bene!??! Fatti delle domanda su come lavori te e non sputtanare gli altri!

  4. non ho problemi di lavoro e non mi rode il culo credimi Giancarlo,se sei un affezzionato cliente guardati bene intorno,e credimi la Marida la conosco molto bene,so come è fatta e la sua superficialità

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