Caro Direttore,
Deve esserci stato un cortocircuito nelle vostre tastiere. Vi si devono essere fulminate le dita. Avete fatto un titolo e un richiamo in prima pagina, ieri, lunedì 14 marzo, da pazzi. Uno strillo non degno di voi.
Avete titolato “L’allarme: Tornano i nomadi, Sirone trema.”
Direi che il procurato allarme è degno di nota.
In questi giorni che di ben altro dramma e pericolo è piena la cronaca, dire che Sirone trema a causa dei nomadi, così in generale, evidentemente per la loro etnia, per le loro etichette che siamo così bravi a tatuare sugli altri, è, almeno, di cattivo gusto.
“Invasione dei nomadi… con conseguente allarme”. invasione? 20 roulotte sono un’invasione? Che tra l’altro non infrangono nessuna Legge. Legge che non ha fatto tantomeno ad personam nessuno di loro stessi. Di cui dall’articolo, con facilità, sembra emergere, per questo punto, un velato dispiacere.
Insomma me lo permetta Direttore credo che soprattutto il titolo e diverse parti dell’articolo, sono, nei confronti del popolo Rom, censurabili.
Si dà o vuol dare, indirettamente ed in buona fede, l’etichetta di ladri a tutto un popolo.
Io, se fossi un gangster sfrutterei questo profetico e samaritano volersi bene pregno in chi condivide queste affermazioni per fare il topo di appartamento, il seminatore di grane.
Avrei un alibi. Avvalorato anche dall’articolo. Ci sono i Nomadi, gli zingari, qui da noi a Sirone, sono stati loro.
Se lasciassimo scrivere, silenziosamente, queste cose su un giornale serio….
spaventati da noi stessi, dai nostri luoghi comuni, stanziali, dai nostri schemi mentali di presunti invasi e altrettanto presunti circondati, commetteremmo l’errore di confondere una legittima e ordinaria necessità di far rispettare la legge – che vale e deve valere per tutti – con l’intollerabile ghettizzazione e attribuzione di colpe preventive e marchianti che sempre più spesso e facilmente si appiccicano addosso a chi ha il solo torto di essere considerato, visto, additato, come l’altro.
Ed è qui si che bisogna tremare.
Ed aver paura. Ma di noi stessi
Paolo Trezzi, Lecco
leggi anche precedenti nostri interventi qui e (qui il rispetto è il primo dovere)