E’ di solo alcuni giorni fa la presentazione della Relazione annuale della Covip, la Commissione di Vigilanza per i Fondi Pensione, che ha fatto partire lo spot a quest’ultimi sulla stampa nazionale e tra i sindacati senza troppo sforzo, con lanci d’agenzia entusiasti e con bugie alemno a metà, spacciate per intere verità.
Già la Covip sembra quell’associazione di arbitri che più che giudicare se le squadre rispettano le regole, tifa e fa promozione soprattutto perché aumentino le partite. Può, visti i tempi, essere logico ma non è serio.
Sulle agenzie di stampa riprese dai giornali che non possono certo prendersi l’onere di leggerla tutta la Relazione – e questo Covip e i gestori lo sanno bene – lo spot inizia così: “A fine 2010 i rendimenti delle forme pensionistiche complementari sono risultati positivi e superiori alla rivalutazione del Tfr, attestatasi al 2,6%: le perdite subite nel 2008 sono state recuperate”.
1) Sostanzialmente è uguale o diverso?
Peccato che ci si è dimenticati due e più aspetti non di poco conto.
Innanzitutto un piccolo avverbio contenuto nella Relazione e cioè: “sostanzialmente”. “Alla fine del 2010 i rendimenti delle forme pensionistiche complementari sono risultati positivi; le perdite subite nel 2008 sono state sostanzialmente recuperate.”
Secondo me cambia. Perché significa No, non sono state recuperate.
Se poi andiamo un poco più a fondo e spulciamo le carte della Relazione, che ok sono 257 pagine ma ci si può limitare a quella Introduttiva del Presidente si può leggere – si legge – la madre di tutte le osservazioni. E di tutti i tranelli.
“Su questi ultimi ha inciso l’allocazione del patrimonio: i fondi con una maggiore esposizione in titoli di capitale hanno beneficiato del buon andamento dei mercati azionari; quelli con portafoglio costituito in prevalenza da investimenti in titoli di debito hanno ottenuto rendimenti insoddisfacenti a causa della flessione dei corsi dei titoli obbligazionari governativi.”
Cioè che significa?
Una cosa semplice che sfugge sempre troppo spesso al lavoratore, per non parlare del sindacalista che è diventato un piazzista povero degli yuppies degli anni ottanta, ma non al gestore dei fondi pensione. Che noi ripetiamo da anni, non bisogna guardare e farsi attrarre dal rendimento, tantomeno del breve periodo, ma dal rischio assunto per provare ad ottenerlo.
E il rischio, tanto più se compri azioni, magari delle stesse aziende che poi licenziano altri operai per massimizzare i profitti, è ben più alto, decisamente più alto del TFR che, non stiamo qui a ripeterlo è una botta di ferro per tutelarsi pure dall’inflazione.
Andiamo a vedere infatti gli stessi rendimenti sbandierati dalla Relazione (pag. 49 tab.2.7): la media, un poco il trucco dei polli di Trilussa, è del 3% per i Fondi negoziali (quelli gestiti anche dai sindacati) e del 4,2% per quelli aperti (cioè quelli venduti direttamente dalle banche).
Contro il 2,6% del Tfr.
Se però mettiamo il naso nei singoli comparti, nelle singole linee allora si può essere più puntuali. Vediamo infatti che in quelli negoziali la linea garantita ha reso lo 0,2% (oltre il garantito che però non è certo il 3% e non viene specificato dalla Relazione) lo 0,7% per l’obbligazionaria pura, 3,6% per l’obbligazionaria mista e la bilanciata e il 6,2% per l’azionaria. Simili per i fondi aperti, ( 0,7; 1; 2,6;4,7;7,2% per i stessi comparti)
E allora siamo certi che convenga sbandierali?
Quanti rischi ci si è assunti per raggiungere quei risultati? Tenendo conto che non si può cambiare linea e entità di rischio così facilmente, con la frequenza necessaria per una gestione dinamica, trasparente, puntuale, ma te la devi tenere un anno? E se poi ti becchi un altro 2008? Lì l’azionario ha perso il 24,5% per i negoziali e il 27,6% per quelli aperti. Che fai? (…fine prima parte)