Archivi categoria: Diritti

UN CALCIO AL QUOTIDIANO

bagnoloMa é davvero così fragile “la cultura democratica”?

Ottant’anni di Costituzione, di lotte civili, sociali in Italia e in molteplici parti del mondo per essere dimenticata, offuscata, negata su una scrivania di un giudice sportivo del Campionato di Eccellenza dopo l’insegnamento esercitato da un portiere (Omar Daffe è il suo nome) e dalla sua intera squadra (l’Agazzanese) su un campo di periferia davanti a cori ignoranti e razzisti, di imbecilli spettatori sugli spalti a Bagnolo in Piano?
È possibile che cori razzisti non sedati e sanzionati dall’arbitro, che han portato prima il portiere e poi tutta la squadra ad abbandonare il campo, trovino nel giudice sportivo assoluzione e contemporaneamente condanna e sanzione per chi ha detto no io non ci sto, nel momento in cui andava detto no?
Sconfitta a tavolino, penalizzazione in classifica e squalifica per il portiere.
Davvero deve essere così fragile la “cultura democratica” per poter essere soffocata e negata al posto che ribadita.
Potremo mai, infine, perfino tra le macerie di una sentenza, continuare a proteggere i nostri gesti, le nostre parole, dalla rovinosa collisione tra i regolamenti del calcio e le regole della democrazia?
Banalmente, forse infantilmente, in questi giorni di stomaco serrato dopo queste sentenze, sono di quelli che vorrebbero essere arbitro a Bagnolo in Piano e giudice sportivo, ma non so più se i tempi permetteranno fantasie del genere.
Dentro un tempo nuovo dove è concesso ad ogni persona di essere tifoso senza diventare fanatico, di essere “noi” senza maledire, odiare sei miliardi di “altri”.
E se ci pensiamo non stiamo parlando “solo” di una partita di calcio.
Quel campo è sempre più troppi luoghi quotidiani

IL MARE DELLE SARDINE (di Lecco) E’ PIU GRANDE DEI PARTITI

alborelleAnche a Lecco è nato, per il momento su Facebook con l’idea di concretizzarsi nelle piazze, il “coordinamento” delle Sardine.
L’oceanico movimento popolare nato a Bologna che si sta moltiplicando in molte città.
Qui con il bel nome di “alborelle”
È una bella notizia.
Il manifestarsi di anticorpi della società verso una politica urlata, di odio, sintonizzata solo sull’interesse personale e di partito, disinteressata al Bene Comune anche con la manipolazione di notizie e istanze popolari, è un fatto positivo da osservare con benevolenza.
Soprattutto per la positività nel vedere affiorare questi anticorpi sulla spinta di promotori giovani che aggregano partendo anche da chiare modalità di partecipazione: “nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto”.
Che non vuol dire che i partiti politici sono avversari ma che sono altro: interlocutori.
È anche questo che desta simpatia, condivisione da chi, in questi anni, si è disaffezionato al voto perché non si riconosceva e non riusciva a incidere in quella classe politica che ha trasformato la vita sociale in una politica urlata, di odio, sintonizzata solo sull’interesse personale.
Leggendo che qui a Lecco i promotori sono dei giovani addirittura componenti l’organizzazione di PD e Sinistra Italiana (che dicono in più di voler rimanere anonimi, anche se è un segreto di pulcinella) trovo tutto ciò un grave errore strategico e tattico ma soprattutto di onestà.
Per più motivi.
Il primo è che sembra davvero evidente che si voglia mettere il cappello e sfruttare la visibilità di un movimento altro.
Il secondo è che dimostra indirettamente che i loro partiti non sono in grado di aggregare sotto il proprio nome.
Non si può depotenziare o ingabbiare un movimento che cresce dal basso, che riavvicina le persone alla politica su binari di bene comune, solidarietà ed educazione, un bellissimo e utile movimento che mostra il “re nudo”.
Non si può e soprattutto non si deve
Il mare delle Sardine è più grande dei partiti

IL SECCHIELLO BUCATO DELLA SANITÀ DEL SINDACO DI PESCATE

pataccadelresole-300x228L’iniziativa del sindaco di Pescate De Capitani, che con soldi pubblici sostiene i cittadini che scelgono di farsi visitare in strutture private al posto che pubbliche così da aggirare ancor prima che accorciare i tempi di attesa, è nella realtà un amo del consenso per pesci.

Provo a spiegarmi evidenziando come sia anche un’iniziativa diseducativa che rischia di agevolare abusi difficilmente controllabili.

La problematica è ben più complessa e la realtà è ben più lineare.
Innanzitutto non c’è nessun collegamento, come invece vuol far credere il Sindaco, tra disabilità/ invalidità con la priorità per la prenotazione delle visite.
Suvvia ho diritto alla priorità per visita dall’otorino solo perché sono su una carrozzina?

Il Sindaco e nemmeno gli articoli che ne danno risalto segnalano che ci sono strumenti di legge e modalità di valutazione di prescrizioni che, a conoscerle, eviterebbero a un Comune di sprecare soldi, alla stampa di esaltare acriticamente un’iniziativa sballata e al lettore di farsi prendere all’amo.

1)
Innanzitutto c’è da ricordare che nel caso di Pescate il primo che non ha ritenuto urgente o prioritaria la visita è il Medico di base.
Il Sindaco dall’alto del suo populismo si sostituisce a lui, speriamo poi non lo voglia fare in sala operatoria.

2)
Il medico di base ha strumenti di legge per prescrivere priorità di esecuzione di visite indicandolo nella ricetta. Si chiama “classe di priorità” variano a seconda del settore/patologia può essere di 48 ore, 3 giorni, 10, 30 ect.
Questa opzione, non spesso usata dai medici, dà diritto di veder evasa la visita nei tempi prescritti.

3)
La prenotazione nel settore pubblico viene gestita all’accettazione comunicando al paziente i tempi e i luoghi possibili della visita.
Che può trovare diverse date disponibili nei vari nosocomi del territorio.
Per esempio, per capirci, può esserci posto a Lecco dopo 20 giorni ma 10 a Merate.

Giornalisticamente sarebbe interessante registrare quante di queste opzioni di riduzione dei tempi, cambiando solo il luogo della visita, vengono rifiutate dal paziente all’atto della prenotazione. Il quale preferisce rivolgersi al privato.
È un dato verificabile essendo riportato sul registro dal personale addetto alla prestazione “il cliente rifiuta….”

4)
La classe di priorità obbliga anche in caso di mancanza di posto, l’ospedale ad eseguire nei tempi richiesti dal medico di base, la visita.
È sufficiente che il paziente, in caso di rifiuto, vada in direzione sanitaria a evidenziare il torto.
La legge immediatamente corre in suo aiuto.

Questo è l’aspetto che il sindaco De Capitani non vuole affrontare e molti pazienti e medici vi giocano.

Ma un altro aspetto, politico e culturale che si elude e l’amo del Sindaco nasconde è che questi ritardi e tempi lunghi favoriscono le strutture private perché non ultimo la sanità pubblica vede una carenza di personale che la Regione Lombardia (guidata dallo stesso partito del Sindaco) non integra con assunzioni, non sostituisce le assenze per lunghe malattie, per maternità, con ricambi di chi va in pensione.

Se ci fosse più personale, per esempio i turni di visita e di Sale operatorie sarebbero il doppio.
E poi, tutto consentito dalla Legge ma eticamente e moralmente abbastanza vergognoso, è che il medico che lavora nella sanità pubblica è troppe volte lo stesso che poi visita e opera nella struttura privata.

Il Sindaco di Pescate e tutta la politica dovrebbe smetterla di fare spot che in realtà provano solo a riempire secchi bucati ma si impegnino con almeno metà della stessa foga a chiuderli quei buchi.

Ci guadagneremmo in salute tutti

Paolo Trezzi

DAVVERO NON VI FANNO PAURA?

DSCN0499Resto ancora incredulo e stupefatto dalla scelta di divulgare il filmato ufficiale, quindi da parte di Ferrovie o Polizia, della violenza avvenuta in stazione a Lecco lunedì scorso. Un video (se vi va cercatelo voi) che ha contribuito – in maniera determinante – a scatenare la rissa e le peggio cose su Internet e, vedendo le dichiarazioni dei politici, purtroppo non solo lì.

Quale sono le ragioni? Educative? Di prevenzione o l’avviso un po’ becero a guardarsi ovunque da chiunque fino a salire, nella linea del peggio, a specifici ragazzi? Perché quelle di indagine non sembrerebbe proprio. Il reo era infatti stato già immediatamente individuato e fermato. Resto ancora incredulo e stupefatto della messa a disposizione del video più che dalla pubblicazione sui siti online che potrebbero, legittimamente, affermare che esiste un dovere e un diritto di cronaca.

La divulgazione del video, ed è l’aspetto che vorrei rimarcare, ha alimentato (consapevolmente o meno) un fuoco e un odio incanalato su binari da avere paura, qui si, d’incrociare tutte quelle persone che si professavano per bene, democratiche, oneste, civili e vomitavano contemporaneamente tutta quella violenza nei loro commenti.

Commenti indecenti, falsi, spaventevoli e vigliacchi: deve morire” “da impalare nella piazza” “lui e tutti i negri di merda” “risorse boldriniane”, “va massacrato di botte” “va messo su una barca e affondato” “grazie pd” “Basta buonismo, se fosse stata tua madre o tua sorella?” “meno balle più botte” “nome cognome e domicilio” “quando inizieremo ad appenderli in piazza sarà sempre troppo tardi purtroppo” “pastura per i pesci” “bisogna bruciarli vivi sti pezzi di merda e quei politici del cazzo che li hanno fatti entrare in Italia” “mi vesto da Diabolik e vado in giro di notte a farli fuori tutti” “stronzi gli devono strappare le unghie e marchiarli col fuoco sti stronzi animali di merda”. E questi sono i più ripetuti.

Supportati e alimento di una strumentalizzazione brutta e schifosa che sta mettendo in campo la politica. La soluzione proposta, la più educata è cacciamo i negri da Lecco e dall’Italia.
Non i delinquenti, chi ha già il foglio di via ect., no tutti, perché vedi in stazione cosa succede? Serve prevenzione, certo, educazione, ovviamente, cultura, in abbondanza, repressione, con giudizio, certezza della pena, con serietà, serietà di giudizio, sempre strumenti preventivi e percorsi medicali ect ma, a mio parere, la divulgazione del video non ha permesso una lucidità su questo, ovvero una cosa totalmente diversa dal dibattito, dai commenti, dalle esternazioni che abbiamo sentito dalla politica e dai commenti.

Questi politici, questi commentatori sono intorno a noi, perché di questo non se ne parla e soprattutto non abbiamo paura?

L’AUTOINDULGENZA DI FARE LA DESTRA PER NON AVERE LA DESTRA

altan-coerenza-sempre-piu-fitta-cipputiA me fa sempre impressione la capacità di auto-indulgenza che politici e militanti grillini hanno nei confronti di sé stessi.

 Ci sono voluti 70anni per (auto)distruggere credibilità e reputazione di Dc/Pci, è bastata una manciata di mesi al Governo per quella del M5S.

Se nei partiti della Prima Repubblica spesso si sono salvati i militanti, diversi dai propri vertici, così non è nel M5S che vede i propri giustificare ogni qualsivoglia piroetta, cambiamento, retromarcia, promessa rimangiata dai propri vertici politici, e nemmeno l’umiltà di dismettere il tono predicatorio e spocchioso da “e allora il pd?”, come se vivessero in una specie di extraterritorialità che li esime da ogni responsabilità.

La scusa, lo leggiamo anche dal più insignificante rappresentante locale, è che senza di loro ci sarebbe un Governo di destra. Questo evidentemente li (auto)giustifica nel fare politiche e approvare Leggi di destra. Ultima il Decreto “Sicurezza bis”.

La capacità di autoindulgenza che politici e militanti grillini hanno nei confronti di sè stessi è infinita e ingiustificata: Condoni, Tav, Ilva, migranti, tasse, Rai, Ambiante, voti di fiducia, trasparenza, NoEuro, mai con la Lega, basta aiuti alle banche ect ect

Invece si chiama accondiscendenza, si chiama complicità perché si cincischia un po’ e poi si accetta tutto e all’origine c’è, è inutile negarlo, il via libera alla possibilità di comandare data a Salvini pur avendo, il M5S, oltre il 30% di consensi in Parlamento contro la metà dell’alleato.

Il M5S non ha tenuto fermo nemmeno qualche buon principio. Malgrado tutte queste piroette, cambiamenti, retromarce, promesse e impegni rimangiati, militanti e vertici non hanno dismesso il tono predicatorio e spocchioso e ancora fan finta di denunciare continuamente i mali della società legati al sistema della politica e dell’informazione, come se loro vivessero in una specie di extraterritorialità che li esime da ogni responsabilità. Per non fare arrivare le destre ma approvandone i loro provvedimenti e modalità, hanno creato un danno ancor più grave. Quello culturale: Che uno vale uno, come la democrazia insegna, ma che dobbiamo alzare il livello, non abbassarlo.

TAGLIARE I FONDI SU INFORTUNI E SICUREZZA DEL LAVORO E’ PERICOLOSO

FB_IMG_15542380260733763Mi chiedo: viene prima l’imprenditore o il cittadino?

Me lo chiedo perché il vice-premier Di Maio invita tutti, ma soprattutto imprese e imprenditori a festeggiare per l’entrata in vigore, da ieri, delle nuove tariffe Inail, più basse del 30%. Per la prima volta dare lavoro in Italia costerà meno, twitta.

Non è allarmante che un Ministro del Lavoro si autocompiaccia e chieda euforia per aver ridotto i contributi relativi all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, in un Paese, come l’Italia, dove in media abbiamo tre morti al giorno sui luoghi di lavoro? Le vite dei lavoratori chiamate “costo del lavoro” non è troppo anche per gli imprenditori? Perché qui non è nemmeno una diminuzione dei contributi per le sole aziende che dimostrano di aver investito sulla sicurezza. E’ un fare sconti a tutti. Quindi tutt’altro che da festeggiare, perché in un disinvestimento nella sicurezza i diritti diminuiscono per definizione. Chi è quel cittadino – e mi auguro quell’imprenditore – che, tutt’altro che propenso a festeggiare, non si indigna per una riduzione dei diritti dei lavoratori?

L’Inail non è solo un Ente assicurativo, ma anche di promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro, di ricerca in materia di prevenzione, sperimentazione, formazione e informazione. Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che dal 2010, ha assunto le funzioni che appartenevano all’Ispesl (l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro), che sciaguratamente il governo Berlusconi ha soppresso.

Tagliare il costo del lavoro per mezzo della riduzione delle tariffe Inail a carico delle imprese, significa, pertanto, e va detto con forza, disinvestire in sicurezza lavoro considerata, quindi, da questo Governo, un costo. Come da peggiore visione padronale dell’ottocento.

Il taglio costerà alle casse dell’INAIL circa 1,7 miliardi nei suoi primi tre anni di applicazione. Inoltre, non bastasse, questo Governo ha già tagliato oltre 400 milioni di euro alla stessa Inail per progetti di investimento e formazione e reso più difficile l’ottenimento dei risarcimenti ai lavoratori in caso di infortunio.

I lavoratori morti sul lavoro e di lavoro, infortunati e malati non accennano a diminuire, però, va bè, Di Maio, si vanta di aver ridotto le tariffe del 30% e chiede applausi. Poi magari, qua a Lecco quelli del M5S fanno ipocrite lotte per la salute e la sicurezza contro il teleriscaldamento.