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600 EURO: ROBIN HOOD ALL’INCONTRARIO.

IMG_20200427_001858In Italia il coronavirus amplierà il divario tra ricchi e poveri e, nondimeno, tra onesti e disonesti.
Dove l’onestà e la disonestà non è solo o per forza questione di Legge ma di Giustizia, di egoismo e comunità.

Già, Comunità. Farne parte e far la propria parte.

I prezzi dei prodotti che aumentano, anche quelli tenuti fino all’altro ieri a magazzino.
Le mascherine e l’Amuchina come non ci fosse un domani. Lo sfruttamento dei corrieri e dei rider per il cibo a domicilio (questi se si mettessero in cooperativa potrebbero davvero vincere lo sfruttamento) e i 600 euro alle partite Iva che lo Stato ha riconosciuto per marzo.

Parliamo dei 600 euro.
Quei 600 euro, dati a quasi tutti senza limiti di reddito e patrimonio. Potevi averlo di 10.000 euro o di 1 milione.
Bastava chiederli, ti venivano dati.
Sono stati chiesti, sono stati dati.
E, si conteggia che un 30% tra chi li ha chiesti e li ha presi, era chi non era in emergenza, chi non ne aveva bisogno, chi poteva farcela e ce la fa benissimo da solo.
Chi I 600 euro li usa per le borse firmate, per le mance al ristorante, per comprarsi lo champagne non il pane.
E gli verranno dati anche ora a maggio. Forse addirittura 800 euro
Così l’ingenuità del Governo ha fatto gancio all’egoismo del singolo.
Perdendoci, lo Stato, milione più milione meno, 1 miliardo.
Non utilizzabile quindi per veri bisogni, vere necessità, vere emergenze.

Decine e decine di migliaia più che benestanti, di ricchi, di sciur direbbe Jannacci, che ne hanno approfittato.
Egoisticamente, per 600 euro. Robin Hood all’incontrario.

Non c’è nulla di illegale, è molto più semplice.
È quello spazio, grande o piccolo che sia, quel guado che sta in mezzo tra il diritto di averli e il dovere di non prenderli.
Si chiama dignità, solidarietà, meglio ancora: si chiama Comunità.
Farne parte e fare la propria parte.

Un esercito di scippatori in una miriade di scippi e il peggio è che questi squallidi profittatori in troppi son sicuramente convinti di non aver fatto altro che il proprio legittimo interesse.
Inutile spiegare a questi italiani che sono ladri.
Non capiscono il significato della parola.

L’INDECENZA LEGHISTA. Dietro i dati ci sono

FB_IMG_15634289993057960Devono essere tempi davvero tragici se un lettore, che non si firma, li trasforma in farsa per non rispondere a un ragionamento facile che avevo esposto nella mia lettera, questa

Dove evidenziavo balle e vergognosa dimenticanza dei politici leghisti nel loro tentativo goffo e farlocco di difendere l’indifendibile gestione lombarda della pandemia

Per provare a difenderli anche lui il lettore senza faccia e senza nome, porta dei dati come se fossero prove a discolpa e invece non si accorge che sono, pure quelli una delle prove che la Regione è stata negligente e non tutelante dei suoi abitanti e dei suoi malati.

Sorvolando sulla sua puerile volontà di ridurre, storie, vite, volti di malati e morti a un mero numero statistico come se lo 0,17% di malati in più o in meno fosse solo uno sbuffo di gessetti sulla lavagna e non appunto persone, cittadini, vite, gli faccio presente che il paragone su Lombardia e Emilia Romagna (che fa senza citare la seconda) dice che la differenza tra lo 0,715% di contagiati lombardi in rapporto agli abitanti e lo 0,543% dell’Emilia è ben il 30% .

Che 2 abitanti contagiati in più, ogni mille, in Lombardia non è purtroppo poca cosa.
Sempre che non consideri le persone come fossero la uova del pesce luna.

Se poi analizziamo la percentuale dei numeri dei morti, che ovviamente il lettore senza faccia e senza nome, si guarda bene dal citare possiamo vedere che in Lombardia sono ad oggi 13269 il 18% sui contagiati, in Emilia 3343, ossia il 13%.

Siccome dietro ai numeri ci sono vite, volti, nomi, storie, relazioni, sofferenze e non sbuffi di gessetti glielo ricordo.

Ma dovrebbe sapere proprio per questo che a prescindere dai numeri, che comunque gli danno torto, che l’indecenza della risposta leghista, dell’operato di questa classe politica regionale è che non ha fatto e non sta facendo i tamponi al personale sanitario, che non gli ha fornito agli adeguati dispositivi individuali di protezione, che se ne sono ammalati oltre 400, che le persone anziane si contagiano e muoiono nelle Rsa e la politica sta giocando allo scaricabarile e i politici leghisti dal segretario cittadino Parolari giù giù fino al senatore Faggi stanno per partito preso difendendo l’indifendibile.

Stanno con il loro potere e non con i loro cittadini
E questo è il dato peggiore.

OGGI, 75 ANNI FA, CI PROVANO ANCORA

25-aprile-resistenza-morto-liberta75 anni fa a Bonzanigo veniva fucilato Mussolini e i suoi gerarchi fascisti da Michele Moretti il partigiano Pietro Gatti.

75 anni fa allo Stadio di Lecco venivano fucilati 16 ufficiali e sottufficiali fascisti della Brigata Nera Leonessa

Oggi il Coronavirus, forse, eviterà a neofascisti, furbastri e meschini militanti di sfilare davanti a questi luoghi per commemorazioni di un regime nefasto e ladro.

In entrambi i luoghi finì l’allora presente della Dittatura.

Da lì troppi nostalgici e vigliacchi, ammantano di epica le gesta di quei gerarchi e militi

Ogni anno ci provano a raccontare che:
“Hanno dato la propria vita per un ideale” . Dimenticando di dire che l’ideale era quello nazifascista che da oltre 20 anni stava massacrando e umiliando popoli e cittadini.

Ci dicono anche che:
volevano un Paese vero”. Dimenticando di dire quale. Il loro Paese vero era quello nazista e fascista, dittatoriale e razzista. Quello delle Leggi razziali, delle violenze, dei campi di sterminio, delle torture, dei soprusi, della guerra, dei gas….
Un Paese così vero che negava democrazia, libertà, giustizia e solidarietà.

A Lecco i fascisti coi nazisti hanno, tra le altre nefandezze, mandato a morire in campi di concentramento e sterminio ragazzi, uomini e donne che il 7 marzo del 1944 hanno avuto forza e dignità di rivendicare pane e libertà.

Eppure ogni anno, oggi, nostalgici fascisti tendono ancora il braccio teso verso la vergogna.

Ci dicono anche che:
I morti sono tutti uguali” ma è da vivi che si giudicano le persone. E poi, per questo, si onoran da morti.

I partigiani lottavano per la libertà I fascisti stavano con i nazisti.
Ricordarlo a chi presenzia al ricordo di uomini indegni da vivi, sarà retorica – e pure inutile – ma è bene riperterlo. E ripeterselo!

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I BRACCIOLI DELLA POLTRONA (Pregiudizi e futuro)

paura-di-volarePer combattere i pregiudizi, forse la prima cosa da fare è che ciascuno ammetta i propri.

– Riconosco come pregiudizievole, per esempio, la mia invincibile antipatia per il tipo antropologico di politico finto ultrareligioso che bandisce crocefissi e vangeli e dice falsa testimonianza a ogni intervista politica.

– Riconosco come pregiudizievole, per esempio, la mia invincibile antipatia per il tipo antropologico di elettore che nemmeno davanti alla dura realtà smette di difender i propri eletti, oggi Fontana &

Si sa la malafede politica è un vestito così stretto che prima o poi si lacera, magari proprio all’altezza del cavallo, e ci fai anche una brutta figura. Ma è preferibile farla per i vaffanculo che per la colonna di camion militari pieni di bare.
C’è un limite a tutto

Comunque vada a finire, la sola idea che possa esistere, prima o poi, un dopo-Fontana, LegaCL, è quasi struggente, come in quel finire di quarantena durante la quale ti riappropri lentamente della normalità e sono proprio loro, le cose normali, a sembrarti un miracolo, un sogno.

E fai tutti i buoni propositi del caso: mai più lamentarsi se al Governo c’è di nuovo una Giunta perbene ma moderata:
– ci fu un tempo in cui Presidente era Fontana, che Assessore alla Sanità era Gallera, che consiglieri eran Piazza e Formenti.
Gente proterva e incapace a cui si è affidata vita e salute delle persone.

– Quelli dove uno si faceva l’ospedale da 21 milioni di euro per 6 pazienti e l’altro una Delibera per mettere malati Covid19 nelle RSA, dove un Presidente non chiudeva Alzano/Nembro e dove l’assessore dopo 2 mesi non faceva ancora i tamponi ai sanitari.

– Dove uno diceva che bisognava riaprire e lo stesso che non si poteva, dove si spendevano 18 miliardi di euro per la Sanità ma bisognava compare le mascherine con una raccolta fondi.

– Dove i tamponi in Ospedale non c’erano ma se pagavi al San Raffaele te lo facevano in un giorno.

E le cose non solo andavano male, ma avevano un quid di surrealtà, di rovinosa perdita di controllo e ci si svegliava quasi ogni mattina chiedendosi se era proprio vero e come diavolo era stato possibile.

Ecco, per quanto mi riguarda, chiedo che, prima o poi, si possa avere una classe politica dove si possa tornare ad aspettare i titoli di un qualunque TG senza aggrapparsi ai braccioli della poltrona

IL CANDIDATO E LA PAPPA PRONTA

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L’editoriale del candidato sindaco per il centro-sinistra Mauro Gattinoni  sul #GiornalediLecco ha la forza rara, o renziana, di essere evocativo e nello stesso tempo, tolta la cornice, un quadro farlocco.

Una narrazione per l’autopromozione. Cos’è la “narrazione”? “Abbiamo abolito la povertà ” è una narrazione. “Lecco non basta a Lecco” è una narrazione.

Una narrazione è il racconto di una cosa immaginaria venduta come vera. Oppure di un allarme comodo e facile che diventi in fretta luogo comune.
Poco importa che dopo 24 ore di ditini alzati e lezioncine, chiarendo i dati veri il grande scoop si rivela in realtà una bufala. Non importa, le notizie si smentiscono, le bufale si smontano, le “narrazioni” restano.

Vi capiterà di sentir dire in giro, magari appunto dal candidato sindaco, che Lecco è bella, ha potenzialità, che bisogna ripartire dalla Cultura e dalle Reti, la scuola per le imprese, le imprese per la scuola, il brand del Manzoni e le infrastrutture, l’alpinismo e il lago, il crocevia e il non perdere il treno e di tutto di più, una lusinga e un luogo comune.

Ecco tutto questo che (già) c’è, per narrazione elettorale ci è venduto come fossimo (sempre) al punto zero.
Questo lusingare la Città ma dire che serve lui che sa e capisce, perché finora non si è fatto nulla, né cultura né reti.
In sostanza: è bella la cornice, ma fa schifo il quadro. Ed è insopportabile perché questa narrazione è, appunto, falsa. Insieme a questo bisogno di atteggiarsi a candidato Premier e non a sindaco di una Città. Come se fosse sminuente.

Questo bisogno di far credere che tutto è fermo e che nulla si è fatto prima. Sul volontariato, sui più deboli e fragili, sulla Cultura, sulle relazioni Istituzionali, sulle infrastrutture, sul ruolo di Città capoluogo.

La retorica della narrazione “Lecco non basta a Lecco”, “da soli non andiamo da nessuna parte”. Come se fino a oggi siamo stati isola in mezzo all’oceano, ciechi e sordi al e con il mondo. Roba da matti.

La realtà invece è che Lecco non ha bisogno e non aspetta e non ha aspettato, per fortuna e capacità, che arrivasse un guru o un bauscia, ha fatto e fa, da sola e insieme agli altri e non ha mai trovato la pappa pronta, né chi gliela condiva per propri interessi.

Lecco credo davvero abbia bisogno più di uno che fa e riconosce quello che è stato fatto bene, da ognuno e da tutti, più che di un bravo bagaj ma spostatevi che “ora ghe pensi mi”.

UNA TRAGEDIA PIENA ZEPPA DI INDECENZA

FONTANAL’aspetto intollerabile è che questa tragedia è piena zeppa di indecenza.

Chi governa questa pandemia dagli scranni Istituzioni veste sempre la maschera del salvatore, numeri numeri e ancora numeri. +525 morti +681 morti +760 morti +766 morti. Per storditi e per narcotizzarti.

E nemmeno una parola, in testa, in coda o almeno in bocca, dopo 50 giorni, per assumersi le proprie responsabilità che sono li in fila come i camion militari che abbiamo dentro gli occhi. Responsabilità che ognuno di noi, cittadini in quarantena, contagiati e contagianti sappiamo ogni giorno di più.

Nemmeno una parola per le proprie responsabilità sulla leggerezza e le rassicurazioni dei primi giorni.
Per gli ospedali in Fiera annunciati con la fanfara per 600 posti in 6 giorni che sono 24 dopo un mese

Nemmeno una parola per le proprie responsabilità sui ritardi per le chiusure, per gli spot #Xnonsiferma, per le mancate zone rosse e relativo toccava a te no a te, intanto toccava sempre a noi cittadini, solo che era il virus.

Nemmeno una parola per le proprie responsabilità sulle mascherine che non ci sono, sugli ordini a aziende da tempo chiuse che, se non fosse tragico sarebbe comico. Sulle mascherine “stanno arrivando” al personale sanitario che così si infettava. 350 solo qui. E non regge più che è solo sfiga.

Nemmeno una parola per le proprie responsabilità, suno a tamponi a possibili positivi e alle infermiere perché altrimenti quarantena.  La tecnica è farle fuori poco alla volta. Sul campo come Alpini sul Don. Qui stessa dignità na senza ritirata.

Nemmeno una parola per le proprie responsabilità sui cecchini nelle RSA con le circolari regionali come pallottole che imponevano di far posto per i positivi. Una mina antiuomo sotto il letto.
Un respiro e salta tutto.

Ecco: Potete usare tutti i mezzi di propaganda, tutte le dirette e le scuse del mondo. Costruire realtà distorte quanto volete e quanto crediate.
Ma non avrete scampo, ognuno. Tutti. Su tutto.

a forza di essere vento