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DIETRO LA MASCHERINA RESTA LA VERITÀ

89582856-giovane-ragazza-attraente-con-i-capelli-neri-sorride-sugli-occhi-maschera-biancaÈ esilarante quello che, con la sua lettera, mi rinfaccia il lettore o lettrice Val. celandosi dietro a una sigla senza bisogno di nascondere la sua identità con una mascherina.
Val. mi invita a indignarmi per cose che non ho fatto io come se le avessi fatte io e come se le cose che non ho fatto io come se le avessi fatte io cancellassero la verità inoppugnabile delle cose che ho detto io sulla negligenza e chiacchiere della Regione Lombardia in merito al superospedale di Fiera di Milano.

Ossia che doveva avere 600 posti, poi 500, forse fra un po’ massimo 200 e adesso lo inaugurano, in pompa magna e addirittura senza rispettare le stesse ordinazione firmate da loro, con solo 24 posti di terapia intensiva pronti, forse, solo settimana prossima.

L’obiezione sulle mascherine poi che mi fa Val. ossia sull’errore fatto dalla Protezione civile, farebbe il paio con quello precedente della Regione su addirittura 4 milioni, ma non ha senso ricordarlo a Val. come se due errori si compensassero.
La mia lettera conteneva la verità e che Val.non può nascondere dietro nessuna mascherina.
È buona cosa ripeterla quindi: gli annunci regionali han fatto credere che si potevano salvare 500 persone, 500 vite e la negligenza amministrativa e l’incapacità della politica regionale è ferma a 24.
Ben vengano 24 ma 500 si sa….

REGOLE CASA E PRIMAVERA

FB_IMG_15852178628173733Ce lo stanno dicendo in tutte le lingue e modi.
E fa nulla se l’han detto in ritardo, a piccoli passi, minimizzando prima e dicendoci di #usciamodicasa a fare gli aperitivi disubbidienti o che cazzo.

Ora ce lo stan dicendo in tutte le lingue e modi
State a casa a rompervi il cazzo ma non rompere il cazzo. Punto.

Seguite 2norme igieniche 2 (distanza di 1 metro e lavarsi le mani spesso. Così? Ancora di più). Qui si muore che nemmeno in guerra. Qui non si riesce a curare quasi più nessuno, figuriamoci a salvarli. A curarvi e a salvarvi.  A curarti e a salvarti.

Servono, inizialmente, due settimane. 13 giorni. Uno è già passato metà. Stiamo a casa a romperci il cazzo ma non rompiamo il cazzo. Punto. Perché altrimenti non possono venirti a prendere nemmeno quando stai per morire soffocato.

Poi Conte, Fontana, Salvini, Confindustria, Formigoni, qualche direttore di giornale, più di un ristoratore locale, qualche evasore che fa beneficenza con i nostri soldi, ci sarà tempo, tutto il tempo per chiedergli conto e per mettere a somma.
Oggi andiamo avanti, rispettiamo quello che ci stanno dicendo in tutte le lingue e modi, e segniamo tutto.

La primavera o la facciamo arrivare noi, o non arriva.

BASTA LASCIARE ALTRI SACCHETTI DI RISCHIO NEL BOSCO DELLE NOSTRE RELAZIONI

Questo virus ci insegna che per combatterlo,​ financo per vincerlo o anche solo non farlo vincere, bisogna partire dalla dimensione sociale della resistenza. Dal prendersi cura gli uni degli altri.

Più che mai oggi, il comportamento individuale è sociale. Ossia ha impatto su​ tutti.​ ​
Uno​ lascia​ il sacchetto​ nel bosco dopo il picnic perché è faticoso portarlo a casa? Ecco, moltiplichiamo questa scelta di menefreghismo per mille -​ come potenziale impatto – e​ ci diventa subito chiaro, che lavarci le mani ogni mezz’ora, evitare di andare in piazza a fare gli aperitivi disubbidienti,​ non affollare nessun posto, evitare di sollecitare di uscire di casa, avere appunto un’attenzione aggiuntiva​ di riguardo per i soggetti più a rischio,​ oggi e per un po’ sono comportamenti di base civili e sociali.
Basta lasciare​ altri sacchetti​ di rischio nel bosco delle nostre relazioni.
Perché​ benché siamo circondati dall’invito di quelli che ti dicono di uscire di casa per andare a spendere i tuoi soldi, di quelli che l’economia crolla e ti​ dicono, nei fatti, di non dar retta di non affidarsi ai medici, agli esperti, financo alle Ordinanze e ai Decreti delle Istituzioni ma di socializzare​ nei bar, nei ristoranti,​ possibilmente i loro, l’unica vera speranza, mentre la scienza ci chiede e ha bisogno di tempo per la ricerca, e ha bisogno di tempo, per scoprire un rimedio, sono le​ misure di prevenzione e resistenza che appartengono alla disciplina della società quelle che ci tuteleranno. Quelle che tuteleranno soprattutto i più fragili.
La cura​ del prendersi cura gli uni degli altri è la vera forma di civiltà. Oggi più che mai.
Chiunque non sia totalmente indifferente al prossimo – specie i più fragili -​ questo deve fare, anche rinunciando inizialmente a qualche incasso, a qualche comodità, anche imprecando se lo fa sentire meglio.
In altre parole, agire​ con responsabilità e riducendo i contatti sociali permette di salvare vite ed economie ben più che fare gli eroi irresponsabili con comportamenti egoisti.
A partire da queste riflessioni​ e tenendo conto​ che gli anziani,​ soprattutto in questo momento, sono i soggetti con maggiori fragilità: i​ più esposti​ non al contagio ma alle conseguenze del contagio,mi sto domandando​ ​ se non sia​utile​ organizzare​ e potenziare tramite​ ad esempio le Associazioni tipo City Angels, Auser ect, coordinate da Comuni​ e​ Parrocchie,​le consegne per le esigenze di spesa e servizi degli anziani soli o in difficoltà ancora non già raggiunti dai servizi ordinari così da evitar loro​ di costringerli a uscire o a stare in posti più promiscui anche quando​ non se la dovessero sentire?

TINTORETTO E COMUNITA’

image_4L’incredibile successo dell’esposizione del Tintoretto a Palazzo Paure, oltre la positività dell’iniziativa:
– sinergia pubblico/privato – bravi studenti come guide – sostegno al nuovo Oratorio – Turismo in Città.
Fa emergere anche la criticità che tale successo, indirettamente contiene.
Ossia il modo ancora acerbo – e la caratteristica introiettata del nostro tempo – di approcciarsi alla Cultura e più in generale ai suoi stimoli, in evidente modalità consumistica, ovvero dentro il registro degli Eventi unici e non dell’ordinarietà del bello.L’evento, la rarità, il clamore, il parlarne che chiama pubblico che chiama pubblico (l’effetto Zalone o 50sfumature, dove tutti corrono perché tutti corrono) sta tracimando la bellezza (importante ma non eccezionale) del quadro.

L’unica cosa che conta e continuamente viene veicolata è il numero dei visitatori, l’eccezionalità delle cifre (2000-10.000.15.000!!), il continuo superarsi, il critico di grido che, pagato, ne viene a parlare. L’evento che risveglia una Città.

Ecco io credo che la bellezza del quadro non è comunque paragonabile all’importanza della Mostra dei Macchiaoli, per esempio, che nello stesso Palazzo delle Paure, per una parte in contemporanea, si è potuta e si sarebbe dovuta visitare ben oltre e più dell’evento del Tintoretto.Credo che l’importanza evidente in più dei Macchiaioli è proprio quella che non è solo un Evento (bello e splendidamente venduto) che ti dà l’opportunità (preziosa) di vedere un grande quadro, ma è il dono di conoscere e vedere una Mostra che contiene oltre a preziosi quadri, una Storia e che storia.

L’importanza dell’ordinarietà del bello e quella programmatica, che han già risvegliato la città, è un insieme di grandi quadri: il nuovo percorso espositivo di Villa Manzoni, l’Osservatorio ampliato della Montagna, la Mostra di soli pochi mesi fa di Berenice Abbott, il Museo di Palazzo Belgiojoso, il Festival della Città dei Promessi Sposi e della Letteratura, per stare a ciò che è prettamente arte, storia, Comunità.

Perché la cultura è uno strumento per crescere ed è anche uno strumento per riscoprirci e riconoscerci comunità, locale, italiana e internazionale.

E per fare questo è sempre meglio percorrere un percorso, un cammino, riconoscerlo, più che essere catapultati al traguardo.

Il valore di un viaggio è il viaggio stesso non solo la meta e, ancor meno, la capacità di farsi pubblicità.

VIA ROMA51 E LE PAROLE CHE NON VALGONO PIU’

da Resegoneonline.com 11/06/2019
da Resegoneonline.com 11/06/2019
La parola.
L’Impalpabile immaterialità su cui si costruisce la cattedrale concreta della convivenza, della società.

Le parole valgono.

 
Una volta bastava la parola per chiudere contratti, per impegnarsi, fino al prezzo della vita. Lo abbiamo visto in tempo di pace e di guerra.
La parola data.

 I giornali son costruiti sulla pietra angolare di questo valore, imprescindibile. Se non valessero le parole, son buoni solo per l’insalata.
La parola scritta.
La Politica, quella alta, ha fondato la sua azione sulla parola più nobile come guida, la Costituzione.
La parola scolpita.
Nel quotidiano della politica le parole invece si dimenticano, si spendono, vendono, tirano, stirano e accartocciano.
Ennesima riprova, oggi, la nuova asta, la quinta, per via Roma51.
Solo tre mesi fa, all’ultimo tentativo di messa in vendita, l’assessore al Patrimonio, Corrado Valsecchi, dichiarò, spendendo la sua parola:
“se andrà deserta anche questa vendita rinunceremo all’alienazione e si penserà a un riutilizzo pubblico”.
Oggi, invece, ufficializza che è aperta una nuova asta, la quinta, per vendere Via Roma51. (ndr: ricerca nel sito)
La parola rimangiata.
Una bulimia di parole evaporate: Multisala, Villa Ponchielli, Piazza Affari, Lariano, “non entrerò in Giunta”, Teatro Società, Via Roma51
E così ogni giorno perdiamo il potere delle parole, le loro qualità profonde, e ci lasciamo sommergere da una politica che manca di rispetto, che è promesse in serialità, che punta sulla dimenticanza e la resa di cittadini e giornali.
Parole in vetrina ma senza valore

UNO SFORZO OLIMPICO (è il quotidiano che non interessa)

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Se ci arriveremo vivi, fra più di 6 anni avremo le Olimpiadi invernali in Italia e fulcro la Lombardia

La locomotiva d’Italia, la provincia produttiva si metterà in mostra. Specchio di questo essere leader e capitale economica si è fatto sintesi con la qualità del Progetto di candidatura e come lo si è presentato ai membri del CIO.
Abbiamo talenti e capacità internazionali.​
E’ una conferma. Lo sapevamo.

Bisogna però ricordare, in questo tempo di festa e riconoscimenti, perché è anche la tara che dimostra che non è affatto detto che ci arriveremo vivi alle Olimpiadi, la rimarcata cialtronaggine di chi oggi salta sul carro dei vincitori e invece era contrario, a partire dai partiti, Ministri, Sindache e Istituzioni.

Abbiam letto del M5S esultante che si auto-attribuisce i meriti della vittoria, sappiamo invece che era il più contrario di tutti.
Tanto che Torino se ne era tirata fuori.
Tanto che Di Maio aveva giurato zero fondi pubblici. Invece solo quelli a livello nazionale, di soldi nostri, se ne spenderanno 500 milioni.
Salvini che ora fa il parroco dispensatore di carezze, quando la prima proposta era stata di PD e Governo, aveva sputato accuse
Oggi torna buono perché la neve copre la memoria corta e con essa la vergogna.

Se ci arriveremo vivi però è ancora da dimostrare.
Siam la locomotiva economica ma abbiam strade buone per calessi, abbiam impiegato 2anni a ricostruire un cavalcavia e non l’abbiam nemmeno ancora finito. Abbiam treni e linee che han il tempo di quando si usavan sci di legno e copertoni come bob.

Stiamo pure moderatamente fiduciosi senza far finta però di non sapere​ delle​ negatività economiche possibili in capo al pubblico già evidenziate sia come ragioni del ritiro di candidature estere, sia come resoconto delle passate Olimpiadi a Torino.

Perché ovviamente ne beneficerà il turismo, sebbene il nostro territorio ha più bisogno di destagionalizzare i flussi di arrivi che inventare come riempire l’inverno, ma bisogna vedere soprattutto le ricadute reali su infrastrutture, distribuzione finale di costi e possibili utili e, non di meno, i servizi anche posteriori ai 15giorni di ‘sto ambaradan.
Perché, a stringere, son poi 15 giorni.

Se ci arriviamo vivi è desolante costatare che sembra servano sempre Grandi eventi e fatti straordinari, persino per la locomotiva d’Italia, per sperare che si mettano a posto le strade, che si rendan decenti i treni, che si controllino cavalcavia e si investa qualche soldo in Progetti sul territorio.

Uno sforzo olimpico