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GIRANO, GIRANO, VERTIGINOSAMENTE 3/3

Qui la prima e qui la seconda puntata.

Vogliamo continuare a farci del male? Anche per mano del sindacato che dovrebbe comportarsi differente, per tutelare i suoi 2 milioni di iscritti ai fondi, su un totale di iscritti alle varie forme di previdenza complementare di 5,3 milioni (solo il 23% dei potenziali aderenti) soprattutto visto che siede nel CdA di quelli negoziali nella misura non secondaria del 50%?

Ecco basta osservare la velocità di rotazione del patrimonio dei fondi che al 31 dicembre era di 83 miliardi di euro di cui circa il 57% investito in titoli di debito (l’80% titoli di stato) e un 23% in azioni, quasi totalmente estere. Cioè ammesso che comprando azioni si arricchisca un’economia, i lavoratori italiani iscritti ai fondi hanno scelto (loro malgrado?) di sostenere quella di altri Paesi.

L’indice di rotazione del capitale è infatti pari al 122,2% per i fondi negoziali e del 105,7% per gli aperti, che la stessa Covip non può che considerare “elevato in rapporto alla natura di lungo periodo degli investimenti”. Continua la lettura di GIRANO, GIRANO, VERTIGINOSAMENTE 3/3

LA DISPARITA’ DELLE RAGIONI

Di questo sciopero del 6 settembre  mi lascia perplesso la disparità delle ragioni di chi scenderà in piazza con quelle di chi l’ha organizzato. Ci sono, con evidenza seppur sottaciute, doppie verità che non solo particolarismi.

I lavoratori che, nuovamente, privandosi di una parte di reddito, scendono legittimante in piazza per ribadire, anche con questo strumento, che non ce la fanno più a reggere queste politiche contro di loro, questa riduzione dei diritti, questo peggioramento delle proprie condizioni contro quelle di questo sindacato asfittico e retorico che in piazza urla contro l’autoritarismo e la riduzione dei diritti dei lavoratori e ai tavoli del potere il suo segretario firma accordi per il peggioramento dei diritti di chi dice voler rappresentare.

E’ questa la contraddizione, l’ipocrisia. La delusione. Il sindacato che non sostiene chi lo sostiene e, in parte, il cittadino, il lavoratore, che sostiene un sindacato che non lo sostiene. Continua la lettura di LA DISPARITA’ DELLE RAGIONI

PIU’ DI FUFFA CHE DI LOTTA

Ma risulta vero anche a voi che Rifondazione comunista, con dietro i suoi giovani a reggere fieri il nulla, aderisca allo sciopero del 6 settembre con le parole d’ordine “contro i privilegi della politica e della casta”?

Perbacco, sempre fuori tempo massimo questa sinistra più di fuffa che di lotta. Dopo che il cittadino è andato K.O. per colpa della finanza, della casta politica, delle opposizioni inesistenti, ed è quasi morto, Rifondazione arriva facendo finta di volergli fare da scudo, da sostegno.  Più per un poco d’applausi. Per proprio vantaggio.

E’ il solito vizio delle doppie verità: in piazza ci si accoda – a seconda di come tira il vento – urlando contro l’autoritarismo e la riduzione dei diritti dei lavoratori ma, ai tavoli del potere, dei banchi del Governo prima e del Parlamento poi, invece, giù botte e in tasca privilegi. Continua la lettura di PIU’ DI FUFFA CHE DI LOTTA

-25% vs. +25% FA ZERO? FONDI PENSIONE 2/3

Qui la prima puntata

Proviamo a fare un esercizio.

Hai messo da parte, stai mettendo da parte dei soldi per garantirti una pensione complementare perché quella pubblica – dicono – sarà sempre meno robusta. Lasciamo perdere che gli stessi che lo dicono sono coloro che hanno più interessi nei Fondi pensione che nel lottare per una pensione pubblica, per nuove leggi, per nuove modalità di spesa dello Stato.

Questi soldi che  stai mettendo da parte sono ora un controvalore di 1000.

Al posto di tutelare il tuo futuro e legarti al riconoscimento certo della valorizzazione del Tfr hai avuto la disgrazia di ascoltare la tua banca o il tuo sindacalista o il banchiere ambulante di Banca Etica e appunto, hai scelto i fondi pensione. Sfortuna, azzardo, scommessa andata male, gestione poco brillante, intemperie, ecc ecc. un anno il rendimento di questo montante è -25% (è capitato e può ricapitare) cioè da 1000 sei passato a 750. L’anno dopo (“le perdite subite nel 2008 sono state recuperate”) il tuo valore è “tornato”, è poi salito, del +25% sei andato veramente a pari? Hai recuperato le perdite subite? Hai veramente ancora 1000?

O per caso ora hai 937,5. Cioè meno di 1000?

Voi cambiate il valore astratto di 1000 con le decine e decine di migliaia di euro che può contenere il vostro fondo pensione e fate il calcolo….vi va così tanto di giocarvi la pensione alla roulette? Continua la lettura di -25% vs. +25% FA ZERO? FONDI PENSIONE 2/3

FONDI PENSIONE DA METTERE IN PENSIONE 1/3

E’ di solo alcuni giorni fa la presentazione della Relazione annuale della Covip, la Commissione di Vigilanza per i Fondi Pensione, che ha fatto partire lo spot a quest’ultimi sulla stampa nazionale e tra i sindacati senza troppo sforzo, con lanci d’agenzia entusiasti e con bugie alemno a metà, spacciate per intere verità.

Già la Covip sembra quell’associazione di arbitri che più che giudicare se le squadre rispettano le regole, tifa e fa promozione soprattutto perché aumentino le partite. Può, visti i tempi, essere logico ma non è serio.

Sulle agenzie di stampa riprese dai giornali che non possono certo prendersi l’onere di leggerla tutta la Relazione – e questo Covip e i gestori lo sanno bene –  lo spot inizia così: “A fine 2010 i rendimenti delle forme pensionistiche complementari sono risultati positivi e superiori alla rivalutazione del Tfr, attestatasi al 2,6%: le perdite subite nel 2008 sono state recuperate”.

1) Sostanzialmente è uguale o diverso?

Peccato che ci si è dimenticati due e più  aspetti non di poco conto.

Innanzitutto un piccolo avverbio contenuto nella Relazione e cioè: “sostanzialmente”. “Alla fine del 2010 i rendimenti delle forme pensionistiche complementari sono risultati positivi; le perdite subite nel 2008 sono state sostanzialmente recuperate.”

Secondo me cambia. Perché significa No, non sono state recuperate.

Se poi andiamo un poco più a fondo e spulciamo le carte della Relazione, che ok sono 257 pagine ma ci si può limitare a quella Introduttiva del Presidente si può leggere –  si legge – la madre di tutte le osservazioni. E di tutti i tranelli.

“Su questi ultimi ha inciso l’allocazione del patrimonio: i fondi con una maggiore esposizione in titoli di capitale hanno beneficiato del buon andamento dei mercati azionari; quelli con portafoglio costituito in prevalenza da investimenti in titoli di debito hanno ottenuto rendimenti insoddisfacenti a causa della flessione dei corsi dei titoli obbligazionari governativi.”

Cioè che significa?

Una cosa semplice che sfugge sempre troppo spesso al lavoratore, per non parlare del sindacalista che è diventato un piazzista povero degli yuppies degli anni ottanta, ma non al gestore dei fondi pensione. Che noi ripetiamo da anni, non bisogna guardare e farsi attrarre dal rendimento, tantomeno del breve periodo, ma dal rischio assunto per provare ad ottenerlo.

E il rischio, tanto più se compri azioni, magari delle stesse aziende che poi licenziano altri operai per massimizzare i profitti, è ben più alto, decisamente più alto del TFR che, non stiamo qui a  ripeterlo è una botta di ferro per tutelarsi pure dall’inflazione.

Andiamo a vedere infatti gli stessi rendimenti sbandierati dalla Relazione (pag. 49 tab.2.7): la media, un poco il trucco dei polli di Trilussa, è del 3% per i Fondi negoziali (quelli gestiti anche dai sindacati) e del 4,2% per quelli aperti (cioè quelli venduti direttamente dalle banche).

Contro il 2,6% del Tfr.

Se però mettiamo il naso nei singoli comparti, nelle singole linee allora si può essere più puntuali. Vediamo infatti che in quelli negoziali la linea garantita ha reso lo 0,2% (oltre il garantito che però non è certo il 3% e non viene specificato dalla Relazione) lo 0,7% per l’obbligazionaria pura, 3,6% per l’obbligazionaria mista e la bilanciata e il 6,2% per l’azionaria. Simili per i fondi aperti, ( 0,7; 1; 2,6;4,7;7,2% per i stessi comparti)

E allora siamo certi che convenga sbandierali?

Quanti rischi ci si è assunti per raggiungere quei risultati? Tenendo conto che non si può cambiare linea e entità di rischio così facilmente, con la frequenza necessaria per una gestione dinamica, trasparente, puntuale, ma te la devi tenere un anno? E se poi ti becchi un altro 2008? Lì l’azionario ha perso il 24,5% per i negoziali e il 27,6% per quelli aperti.  Che fai? (…fine prima parte)

LO SCIOPERO è ancora uno strumento valido?

Parlo di sciopero. Sulla base anche degli ultimi dai dati visti e letti sulla stampa locale, non sono difformi da altri territori.

Lo sciopero di venerdì generale del 6 maggio, per l’ennesima volta, in termini partecipativi, mi è sembrato un flop.  Mascherato o meno. E non parlo delle adesioni dei colletti bianchi. Proprio in generale. Non si può però domandare di più ad una massa di uomini e donne che aggredita dalle più dure necessità dell’esistenza sceglie di non parteciparvi.

Non si può domandare di più di quanto hanno già dato questi lavoratori che sono restati al lavoro senza scioperare. Tristemente, accoratamente, consapevoli della immediata impossibilità di resistere oltre o di reagire al padrone o al governo.

Da troppi anni le masse lottano, da troppi anni esse si esauriscono in azioni di dettaglio, sperperando i loro mezzi e le loro energie. Questi scioperi, di questi anni di crisi soprattutto, mi chiedo, non sono l’abusare troppo della resistenza e della virtù del sacrificio del “proletariato”?

Ciò che doveva avvenire è avvenuto implacabilmente. La classe operaia italiana, il ceto medio aggiungerei, non vede nel sindacato sponda o sostegno da dare e ricevere, e così è livellato sotto il rullo compressore della reazione capitalista e finanziaria. Continua la lettura di LO SCIOPERO è ancora uno strumento valido?