Martedì tutta la stampa italiana ha aperto con la notizia che il Ministro Tremonti elogia il posto fisso. Solo alcuni l’hanno spiegata in maniera chiara e contestualizza nel quadro politico pieno di contraddizioni e latitanze. Contraddizioni di destra e latitanze a sinistra. Mi sia permesso, però, rimarcare un mancato auspicio. Io come chiosa finale o meglio ancora come incipit, come il foglietto delle avvertenze dei medicinali, avrei scritto “Quando il ministro dell’Economia esprime queste convinzioni, dovrebbe farle seguire dai fatti. Accà nisciuno è “fisso”. Cosa che, invece, non ho letto. Perché va bene tutto ma, sino a ora, in questo ennesimo giro al Governo, Tremonti, ormai sulla breccia da anni, sta facendo, o permettendo il contrario. Basta fare un poco di mente locale, leggere il libro Bianco sul Lavoro e, nel caso, domandare al ministro Sacconi. Ma basterebbe anche solo guardarsi in giro. Accorgendosi, se ce ne fosse bisogno, che a chiacchiere non risolveremo molto. Non faremo la rivoluzione né risolveremo i problemi della crisi economica. Che ha un unico indicatore di soluzione: far si che i cittadini lavorino tutti e che quantomeno possano nel passaggio da un lavoro all’altro fruire di un reddito continuativo. Di questo Tremonti non parla, e, peggio, tantomeno fa. Toglie anzi risorse che dobbiamo, in primis noi, ancor più vigorosamente documentare.
Mi stupisce sempre più che il Ministro abbia ancora credito nell’opinione pubblica. Non è vero che Tremonti abbia una continuità di coerenza. Gli attacchi “a quei templi del capitalismo che sono le banche” ne sono una riprova. Questi presunti attacchi sono come la sortita sul posto di lavoro fisso, chiacchiere. Ho avuto, qui1, qui2, qui3, qui4, qui5, qui6, e qui7, già modo di provarlo. Ricordo solo l’ultima, e cioè il grido severo del Ministro davanti alla stampa della “cancellazione e divieto, sotto qualsiasi forma, delle Commissioni di Massimo Scoperto (Cms) applicate dalle banche ai clienti che vanno in rosso”. Bene applausi. Solo che all’atto di tramutarlo in Legge, il tuonatore, ha fatto marcia indietro. Ha imposto il solo cambio di nome. Ora il cliente, imprese e lavoratori in primis, rischiano pure di pagare di più. Invito alla verifica. Ma ne ha fatte anche di peggio.
Le Leggi per incentivare, legittimare, il precariato, l’instabilità, lo sfruttamento dei lavoratori, Tremonti e questo Governo, grazie al lassismo o connivenza del centrosinistra e della sinistra radicale sono ancora tutte li. Leggi dogmatiche, e se ci aggiungiamo “i coefficienti di trasformazione per il calcolo delle pensioni” o l’età pensionabile che si allungherà in automatico grazie anche al Decreto anticrisi (e già, sempre di Tremonti) eviterei di dar credito “preventivo” alle dichiarazioni del Ministro ma, con enfasi, segnalarne solo gli eventuali fatti conseguenti.
Ma poiché non credo in un ravvedimento di un (vecchio) politico, mi tengo il mio dubbio atroce: non si tratta per caso delle mosse di apertura per qualche partita di giro con l’opposizione su temi ben differenti del lavoro? Sono chiacchiere anche queste, certo, ma che brutto essere diffidente … e diffidare di un politico. Vero?
Sotto un primo profilo, in questa fase storica sono particolarmente interessato ai politici che, se schierati a destra, dichiarano elementi di difformità rispetto alla linea prevalente di quella parte e, se schierati a sinistra, dichiarano elementi di conformità. A destra è in questa fase piuttosto difficile sviluppare ragionamenti politici di tipo problematico o di tipo creativo. A sinistra il discorso è diverso e mi porta ad una preferenza opposta, proprio perchè esiste una tendenza eccessiva al ragionamento politico in eccezione. Forse questa è la ragione per cui leggo con vivo interesse le posizioni di GT che evolvono nel corso del tempo, lungo direzioni poco prevedibili e poco consone al calcolo politico banale. Le mie idee sono spesso diverse da quelle di GT, che in parte proprio non capisco, ma insomma mi rendo conto che nella sua prospettiva sarebbe ben comodo seguire il mainstream della sua parte politica. Ma GT non è certo un follower e quindi non ci riesce. In quest
o senso, rispetto molto il suo ragionamento, come, in generale, seguo con interesse tutte le riflessioni in eccezione dei personaggi che a destra si muovono con autonomia (i personaggi di questo tipo sono sempre meno, a dire il vero, per ragioni tecniche che non è il caso riassumere qui).
Sotto un secondo profilo, può benissimo essere che l’esigenza di GT sia di differenziarsi rispetto alla sua stessa parte politica che, un pò per colpa e un pò per contingenza, si trova ad affrontare una situazione di finanza pubblica sempre più terribile. GT, correttamente, non si vuol prendere la colpa, che tutta non è sua.
Sotto un terzo profilo, le affermazioni di GT sul posto fisso sono oggettivamente forti. Che l’eccesso di flessibilità sia, anche esso, sia pure ovviamente non da solo, alla radice di sofferenze personali, del fenomeno stesso dei “bamboccioni” che non escono di casa, di iniquità giuridiche e sociali, è affermazione condivisa da molti ma è anche una prospettiva sottaciuta da troppi. Tra gli “amici” di GT una posizione come quella che ha espresso non ha uno spazio di interlocuzione. Quindi la libertà di manovra di GT mi colpisce, e mi diverte
giulio tagliavini